✖ I Riti di Ottobre

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view post Posted on 6/10/2010, 18:53

~WARHEART ~

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✖ I Riti di Ottobre ✖




Feste dal Calendario Pagano
04 ottobre. Festa del Bosco.
16 ottobre. Festa di Astarte.
20 ottobre. Festa di Pan.
22 ottobre. Festa degli Elfi.
28 ottobre. Giorno del Tiglio. Isia Die
31 ottobre. Grande Sabba di Halloween.



Feste Pagane: Stregheria Italiana - Sabba
Calenda(Nome celta: Shamain,Halloween, ShadowFest, Martinmas, Old Hallowmas):[Ottobre 31] L'ultimo raccolto.La notte vince sul giorno, e la Dea muore per rinascere sotto forma di Dio.Gli ultimi frutti possono essere raccolti, ma si tratta della spoliazione che prelude l'arrivo della morte purificatrice e buia. Noi capiamo in questo giorno che nulla e' eterno e che la vita e' un ciclo di morte rinascita.E' il momento forse piu' magico e significativo dell'anno per noi. In effetti, questa festività' fu un bel grattacapo per i cristiani, in quanti si ostino' a resistere nonostante le repressioni.Per quanto si sia inventata una festa ad hoc (i cristiani NON hanno MAI avuto culti dei morti o degli spiriti nella loro cultura) quale la festa dei morti essa continua ad essere ricordata come la "Festa delle streghe".
Sono favorite le evocazioni e tutti i riti volti alla restituzione dei torti subiti.
E' il capodanno pagano. Fine dell'estate e inizio dell'inverno per i Celti, ovvero fine e inizio del nuovo anno... il passaggio forse piu' importante. Questa festa viene anche considerata la terza ed ultima festa del Raccolto.
In questo avvenimento, la Dea si addormenta e lo scettro passa al Dio, ormai vecchio e in declino, nella stagione invernale. Anche la natura sembra morire, ma si ridesterà' la stagione successiva, tornando alla vita insieme alla Dea.
Per alcune tradizioni, la Dea non si addormenta, ma discende nella terra, lontana dalla luce, assumendo l'aspetto oscuro che caratterizzerà' l'inverno. In altre tradizioni, questa celebrazione corrisponde alla "morte" del Dio, che rinascerà' poi al Solstizio d'Inverno, dal grembo della Dea.
La Calenda o Samhain e' un momento di riflessione interiore, di abbandono del vecchio e di preparazione al rinnovamento. Ci fermiamo, riflettiamo su cio' che abbiamo compiuto durante l'anno, e cosi' facendo guardiamo a quello che verrà'. Come la natura si spoglia, s'arresta e si addormenta, altrettanto faremo noi, utilizzando questo sonno rigeneratore per prepararci ad affrontare la nuova vita e il nuovo ciclo.
La notte di questa festa e' inoltre il momento dell'anno in cui le "divisioni" tra i piani di realtà' si assottigliano, e il contatto tra questi e' piu' intenso.
Anche per questo nel passato si riteneva che in questa notte, gli spiriti dei defunti tornassero a camminare sulla terra, e a fare visita ai vivi.
Anticamente infatti si mettevano fuori casa luci e lanterne ad indicare il cammino agli spiriti.

Questa festa è considerato il Capodanno, o meglio detto il"Tempo Nero": una giornata importantissima che non apparentava ne all' anno che finiva ne a quello che stava arrivando, in cui cadeva ogni barriera tra i vivi e morti e i due mondi potevano comunicare. Coloro che non si erano reincarnati potevano tornare in questo mondo a riveder luoghi e persone; si diceva che chiunque poteva scoperchiare il sepolcro per incontrare i propri cari defunti: l'unica condizione era rimanere nell'aldilà per un anno intero, fino al successivo Samhain. Rischiando cosi che il defunto decidesse di tenersi vicino la persona amata senza piu lasciarla tornare tra i vivi.
Samhain è anche chiamata festa delle ombre, delle anime morte, dell' Altro Mondo, era ed è un momento speciale per i riti divinatori.
Al tramonto si spegnavano tutte le luci e i fuochi, si accendeva un falò e da questo si accendevano poi le torce con cui si riaccendeva il focolare domestico, questo compito aspettava ai capi famiglia.
I sacerdoti celebravano per tre giorni, nei quali si entrava in stretto contatto con le divinità: nel primo si commemoravano gli eroi, nel secondo i defunti, e nel terzo si tenevano fiere, giochi, corse di cavalli, riunioni conviviali e si gioiva per la fine delle ostili;era usanza infatti sospender le guerre durante il freddo.
Samhain è l'unica ricorrenza che non ha un carattere prettamente agrario., l'animale consumato nei banchetti era il maiale, animale sacro e simbolo di prosperità e sovranità, l'idromele era una bevanda tipica insieme alla birra e donava immortalità.
In Irlanda era il giorno riservato alla consacrazione di un nuovo re(se moriva il precedente)la festa che seguiva durava anche una settimana, e santificata con il sacrificio di un toro bianco aigli dei.
Da solenne ricorrenza Samhain si trasformò in Halloween, commerciale e simile a un secondo Carnevale, ma la parola Halloween ha origine cattolica; il primo novembre, giorno dedicato ai santi, veniva festeggiato con falò perché la luce splendesse incutendo timore agli spiriti che vagavano nell' aria affinché stessero lontani.
Le persone si mascheravano per non essere riconosciute e portate via da streghe e spiriti. In inglese tale giorno era dello All Hallows' Day e come tradizione celtica voleva la festa cominciava al tramonto, quindi la vigilia di Ognissanti era detta i>All Hallows' Eve da cui Halloween.

Un classico simbolo di Halloween è la zucca, ha funzione di lanterna,per cacciare gli spiriti o guidarne il cammino, ma anche ancora,i suoi semi sono da sempre usti per la divinazione sotto gli influssi della Luna, la sua polpa entra nei rituali di prosperità.



Rituali di Halloween

Un consiglio è quello di non chieder mai troppo, benché sia una notte magica non può fare miracoli, cercate di restare con i piedi per terra affinché cose magari negate, per una circostanza fortunata potrebbero benissimo esservi regalate.


Rito della Luna

Se vi vine voglia di vedere la faccia della persona destinata a vivere la vita con voi, recatevi la sera di Samhain in un luogo dove la luna sia ben visibile, votategli le spalle e fate si che Ella si rifletta in uno specchio che terrete nella mano destra. Accendete una candela Verde e mettetela in modo che anch'essa si veda nello specchio, nella mano sinistra invece, tenete un ramo di lavanda essiccata. Sulla vostra spalla sinistra dovrebbe quindi apparire il volto, nello specchio, della persona che sposerete.


Sogni premonitori.

Se una donna vuole sognare il suo futuro marito, la sera del 31 ottobre deve mangiare un aringa salata affumicata: se le appariranno in sogno alcuni uomini con una brocca d'acqua sposerà quello la ci acqua le farà passare la sete.
Se un uomo vuole sognare la sua futura sposa, prima di addormentarsi deve mettere un pezzo di legno di sorbo in un bicchiere d'acqua sul comodino: se sognerà di cadere in un fiume, la donna che lo salverà sarà quella che egli sposerà.


La cena Muta

In questa festa è possibile anche eseguire la cena muta, un rituale che serve sia per comunicare con una persona cara ce non c'è piu,consiste in oltre in un rituale che richiede 13 giorni di preparazione, o un altro modo per rivelare a voi il vostro futuro compagno/a.
Il secondo rituale che è meno "pericoloso" rispetto alla cena muta negromantica, lo trovate QUI


L' incantesimo della croce di sorbo

Questo rito era in uso presso i Celti che lo seguivano, a Samhain, o al primo di novembre; nel medioevo veniva addirittura fatto a Dicembre per il Solstizio. Accendete una candela rossa, dopo aver fumigato la stanza con l'incenso. Legate insieme a forma di croce due ramoscelli di sorbo, usando filo di seta rosso, recitando queste parole e caricandoli mentalmente di Luce:

Per questa croce di Sorbo
io (nome) proibisco a tutte le persone
avverse e ostili
di entrare nella casa di (nome)
Io vi proibisco
di avvicinarvi al suo corpo e alla sua anima
Io vi proibisco
di far entrare nella sua mente paura e dolore.
Che questa croce vi fermi
finché non avete valicato ogni montagna
attraversato ogni lago e ogni fiume
contato ogni granello di sabbia su ogni spiaggia
contato tutte l stelle del cielo notturno.



Tenete sospesa la croce sull' incensiere per qualche istante, in modo tale che assorba bene il fumo, poi appendetela sopra l'ingresso della vostra casa, nella parte interna oppure al collo della persona da proteggere dicendo:

Croce di sorbo, croce di magia
Proteggi (nome, illumini la via
Voglio, comando, posso cosi sia.



28 Ottobre al 3 Novembre ISIA DIE


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O Iside, la Grande, Madre di Dio, Signora di Philae,
Moglie di Dio, Adoratrice di Dio, e Mano di Dio,
Madre di Dio e Grande Sposa Reale,
Adornamento e Signora degli Ornamenti del palazzo.
Signora e desiderio dei Campi Verdi,
Fanciulla che riempie il palazzo con la sua bellezza,
Fragranza del palazzo, padrona della gioia,
Che completa il suo corso nel Luogo Divino.
Nube di pioggia che rende verdi i campi quando discende,
Fanciulla, dolce d'amore, Signora dell'Alto e del Basso Egitto,
Che dispensa ordini nella divina Enneade,
In accordo a tali comandi si governa.
Principessa, grande nella lode, signora di fascino,
il cui viso apprezza il gocciolio della mirra fresca.

Dal III Inno a Iside, Tempio di Philae


ISIDE
di Burt Seligmann

Iside è il gran potere generativo femminile,
l'essenza delle cose.


PLATONE, secondo Plutarco



Un elemento dell’antica cosmogonia destinato a sopravvivere alla magia egiziana fu il culto della grande dea Iside, colei che evoca ogni cosa gentile, la tenerezza della madre, la devozione della moglie, la fecondità e la grazia della donna.
Ella vivifica tutto ciò che è nato e tutto ciò che cresce, rigonfia colle sue lacrime le acque del Nilo, che, straripando, fertilizzano la contrada. La sua anima dimora nella stella Sirio, che per migliaia di anni, spuntando nel cielo mattutino durante il solstizio d'estate, segnalò agli Egiziani il ritorno della benefica inondazione del Nilo. Così si ripeteva eternamente l’atto creativo: risuscitato dal pianto di Iside, il marito Osiride, il Nilo sacro, risorgeva a nuova vita e fecondava la verdeggiante terra d’Egitto.

Iside dai tanti nomi riuniva in sé le qualità di molte divinità locali.
Il fedele ricercava la sua protezione e lo straniero riconosceva in lei i tratti della dea madre della propria terra: Minerva, Afrodite, Cerere, Ecate...

Ma Iside sovrastava su tutte. Il suo carattere materno rendeva per contrasto più ripugnante l'oscena e crudele condotta di Astarte, di Anaitis, di Cibele, le formidabili divinità orientali che esigevano l’olocausto delle fanciulle e la mutilazione dei giovani. Di fronte a quelle che si compiacevano del sacrificio umano, della guerra, della sterilità, Iside amava e proteggeva la vita.

Il suo culto si propagò attraverso l'Europa e l’Asia occidentale, ed ebbe aderenza col nascente Cristianesimo. Molti attributi della Santa Vergine risalgono ad Iside: l’Immacolata; Mater Domina - l’appellativo che s'è trasmesso nella denominazione Madonna.
«Realmente» dice J. G. Frazer nel descrivere il culto di Iside «il suo rituale maestoso, i suoi preti rasi e tonsurati, i suoi mattutini e i suoi vespri, il tintinnio della sua musica, il battesimo e l’aspersione d'acqua consacrata, le processioni solenni, le ingioiellate immagini della Madre di Dio, presentavano altrettanti punti di contatto colle fastose cerimonie del Cattolicesimo».

Ogni elemento attinente alla figura e all’abbigliamento della dea aveva il suo riposto significato. Il piedistallo della sua statua nella città di Sais recava incise queste enigmatiche parole : «Io sono tutto quello che fu, che è, che sarà... E nessuno dei mortali riuscì mai a scoprire quel che s’asconde sotto il mio velo».

Apuleio (II secolo dell’era cristiana) ritrae minutamente la dea, e dalla sua vivida descrizione il gesuita Atanasio Kircher (1601-1680) fece trarre un'incisione in legno (in basso, nella pagina), nella quale Iside è coronata d'una treccia di capelli, simbolo dell’influenza lunare sulle erbe e i foraggi. Spighe di frumento le adornano il capo, perché la dea scoprì il grano e insegnò a coltivarlo. I suoi capelli son tesi attorno a una sfera che rappresenta il mondo e poggia su di una ghirlanda di fiori esprimenti il suo influsso sul regno delle piante. Nella ricca acconciatura del capo due serpenti raffigurano il potere generativo della luna e il suo cammino sinuoso. I fluenti capelli l’appalesano per nutrice del cosmo. Nella mano sinistra porta un secchiello, simbolo dell’inondazione del Nilo; nella destra regge il sistro, il tinnulo strumento del suo culto, che secondo Kircher la dichiara genio del Nilo e guardiana contro ogni male. Il vestito riluce di tutti i colori lunari, e qual regina del firmamento si copre di un manto stellato, dalla balza decorata di fiori, allegoria del suolo ferace e ricordo del fatto che Iside scoprì le salutari virtù dei succhi vegetali. Sul grembo reca una mezza luna, i cui raggi magici fertilizzano il terreno, e poggia col piede destro sulla terraferma e col sinistro sull’acqua, poiché presiede ad ambedue gli elementi. Ella è la Stella Maris, la patrona di tutti quelli che viaggiano sull’oceano, e la nave, simbolo femminile, è a lei consacrata.
I fedeli contemplavano con desiosa curiosità questi suggestivi attributi che stimolavano le immaginazioni, e la figura della dea occupava le menti tanto dell’uomo semplice quanto del filosofo. Chi bramava una sapienza più alta ben presto si disinteressava dell’interpretazione materialistica degli stoici (per i quali il mito simboleggiava il Nilo straripante, o l’eclissi lunare o altri eventi astronomici), e dal mondo bruto si ritraeva alla sfera delle idee, vagheggiando di trovare una chiave trascendentale alla leggenda della madre del mondo.

Plutarco, sensibile all'ideologia esoterica platonica ed orientale, ragiona in termini misteriosi della santa trinità di Osiride, Iside e del loro figlio Horus. Questi gli sembrano personificare l’Intelligenza, la Materia e il Cosmo, ed insieme formano il triangolo perfettissimo, le cui proporzioni esprimono un segreto divino: la base, pari a quattro, è Iside, l’elemento femminile che concepisce; l’altezza, equivalente a tre, è Osiride, il principio maschile che crea; l’ipotenusa, cinque, è Horus, la prole.
Ogni triangolo tracciato secondo questi rapporti è un diagramma sacro dotato di potere magico; e anche i tre numeri che lo costituiscono manifestano forze soprannaturali. Tanto gli egiziani quanto i filosofi pitagorici s’erano appassionati alla dottrina dei numeri e ogni qual volta in tempi posteriori numeri e figure geometriche appaiono nei cerchi magici o sui talismani, discendono dall’antica numerologia.


«I numeri alludono a qualche mistero che Pitagora ha appreso nei templi egiziani, e si riferiscono a cerimonie che vi si effettuano o a simboli che vi si esibiscono». Così s'esprime Plutarco, ma non sa o non vuole rivelare il segreto, sebbene ripetutamente affermi che in ciò s'adombra un profondo significato: tutto nella religione egiziana - sono le sue parole – dev’essere inteso allegoricamente.

Iside è pervenuta all’occidente cristiano non solo nel culto della Madonna, ma anche nell’occulta dottrina dei maghi. Questi, seguendo le idee di Plutarco, scoprirono nella dea-madre dell’antichità l’emblematica rappresentazione dell’Anima del Mondo, che alimenta l’intero creato secondo l’ordine divino. Bandita dal cielo cristiano, Iside continua a seminare nel mondo delle stelle e sulla terra l’essenza vitale. «Ella è la parte femminile della natura, ossia l’attività creativa».

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Un’incisione del XVII secolo raffigura l’Anima del Mondo che ancora conserva alcuni simboli dell’antica Iside: i capelli fluenti, la mezzaluna sul grembo, un piede sulla terra e l’altro nell’acqua.
Ella è incatenata a Dio secondo il detto di Plutarco: «Iside partecipa sempre del Supremo»; e l’uomo è incatenato a lei, poiché deve la vita al seme che le fluisce dal seno.

Altro tempo trascorse, ma non cancellò la sua immagine. Alla fine del XVII secolo, fu ricordata da uomini che si sarebbero creduti impervi a ogni sentimento magico, i condottieri della rivoluzione francese. Nella solenne cerimonia compiuta in onore dell’Essere Supremo, Robespierre, in un vago ricordo della misteriosa iscrizione di Sais, sollevò il velo che copriva una gigantesca statua di donna, Iside, il cui potere generativo era ora interpretato come la Ragione, la Nutrice del progresso.




Tratto da “Lo specchio della Magia” di Burt K.Seligmann, Edizioni Casini, 1965



INNO DI ISIDE

Perché io sono la prima e l’ultima
Io sono la venerata e la disprezzata,
Io sono la prostituta e la santa,
Io sono la sposa e la vergine,
Io sono la madre e la figlia,
Io sono le braccia di mia madre,
Io sono la sterile, eppure sono numerosi i miei figli,
Io sono la donna sposata e la nubile,
Io sono Colei che dà alla luce e Colei che non ha mai partorito,
Io sono la consolazione dei dolori del parto.
Io sono la sposa e lo sposo,
E fu il mio uomo che nutrì la mia fertilità,
Io sono la Madre di mio padre,
Io sono la sorella di mio marito,
Ed egli è il mio figliolo respinto.
Rispettatemi sempre,
Poiché io sono la Scandalosa e la Magnifica.


Rinvenuto a Nag Hammadi, Egitto; risalente al III-IV secolo a.C.


INNO A ISIDE



Tu, invero, santa e sempre pronta
a venire in soccorso di tutti gli uomini,
sempre generosa nei confronti dei mortali,
ai miseri in disgrazia accordi l’amore dolce della madre.

Neanche un giorno o una notte e neanche un solo momento,
per quanto breve possa essere,
passa privo della tua benedizione,
senza che tu protegga gli uomini in terra e mare
e offra la tua destra che offre soccorso,
allontanate le tempeste dell’esistenza,
grazie alla quale sciogli anche i lacci
inestricabilmente aggrovigliati di ogni destino,
calmi le tempeste della fortuna e arresti i crudeli corsi degli Astri.

Gli Dei superstiti ti venerano,
gli inferi ti onorano,
tu fai ruotare la sfera del cielo,
illumini il sole,
governi il mondo e calchi il Tartaro.

Grazie a te le stelle diventano propizie,
grazie a te tornano le stagioni,
gli Dei si rallegrano e gli elementi sono tuoi schiavi.
Ad un tuo cenno soffiano i venti, le nubi danno nutrimento,
i semi germogliano, i germogli crescono.

Gli uccelli che attraversano il cielo,
le fiere che si aggirano suoi monti,
i serpenti che si nascondono sul terreno,
i mostri che nuotano nel mare temono la tua maestà.

Ma le mie capacità sono troppo deboli
per far riecheggiare le tue lodi,
né sono così ricco da poterti offrire dei sacrifici,
né ho una così grande fecondia da poter dire
quelle cose che provo per la tua maestà,
né sarebbero sufficienti mille bocche ed altrettante lingue,
né una concatenazione senza fine di un sermone instancabile.
Pertanto cercherò di fare soltanto quello che invero può fare
uno che è devoto ma per il resto è povero:
contemplerò le tue sembianze divine e il tuo santissimo nume
riposti nei più segreti recessi del mio cuore custodendoli in eterno”.


Apuleio, Metamorphoses, XI, 25



Fonti: I Giardini Incantati Devon Scott
www.ilcalderonemagico.it
Feste Pagane


Edited by ~» Skayler «~ - 8/10/2010, 00:25
 
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SelmaLaStrega
view post Posted on 7/10/2010, 19:50




Vedo che hai preso spunto dal mio blog, grazie per aver citato la fonte!!

Bellissimo post specie la cena muta :)
 
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view post Posted on 7/10/2010, 23:25

~WARHEART ~

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in realtà sai che mi sono sbagliata ahahaha!
era i Giardini incantati di Devon Scott... confondo sempre XD
Mo aggiusto che vergogna
 
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SelmaLaStrega
view post Posted on 8/10/2010, 23:44




ahah vai tranquilla!Posto io un pò di curiosità su Ottobre (spero di non andare O.T)

Il nome Ottobre deriva dal latino Octobris che indicava l'ottavo mese del calendario arcaico romano.

Altri nomi:

Calendario Arcaico Romano: Octobris era l'ottavo mese del calendario e contava 30 giorni;
Calendario della Repubblica Romana: Octobris era l'ottavo mese del calendario e contava 31 giorni;
Calendario Giuliano: Octobris era il decimo mese del calendario e contava 30 giorni;
Calendario Augusteo: Octobris era il decimo mese del calendario e contava 31 giorni.
Questo mese era consacrato a Marte, il dio della guerra e della lotta e rappresentava lo scontro dell'estate con l'inverno giunto a prendere il possesso del proprio tempo (mentre il mese di Marzo gli era dedicato nella sua veste di dio del risveglio).
A Roma ogni 5 anni, in Campo Marzio, uno spiazzo sulla riva sinistra del Tevere, si celebrava la cerimonia di purificazione dell'esercito. Il 15 ottobre si svolgeva "La festa del cavallo di ottobre", con il sacrificio di un cavallo appunto;

per gli ebrei Tishrì (il nome deriva dall'accadico Tashritu o dall'aramaico Sharè entrambi con il significato di "principio") è il primo mese dell'anno cronologico (è il settimo mese dell'anno religioso o delle ricorrenze festive), ha 30 giorni e va da Settembre a Ottobre (il nome babilonese era Tashritu), mentre Cheshvàn è il secondo mese del calendario (era il nono dell'antico calendario biblico), è formato da 29 o 30 giorni e va da Ottobre a Novembre, il suo nome deriva probabilmente dall'assiro "araa shammu", che significa ottavo mese. Il nome babilonese era Arahamnu.
Il primo giorno del mese di Tishrì non cade mai di domenica, mercoledì o venerdì; in questo mese cadono le ricorrenze di Rosh Ha-Shanà (Capodanno), I dieci giorni penitenziali, Yom Kippur (il giorno dell'Espiazione), Sukkoth (Festa dei Tabernacoli), Oshanà rabbà, Sheminì Azzeret, Simchàth Torà.
Cheshvàn viene anche chiamato Marcheshvàn, nome di cui si dà una doppia interpretazione: "Cheshvan l'amaro", con riferimento al fatto che in questo mese non ci sono momenti di festa, oppure, facendo derivare la parola "mar" dall'aramaico "goccia", con il significato di "Cheshvàn il Piovoso", date le abbondanti piogge che cadono in questo mese;

per i musulmani Sha'ban, ottavo mese, dura 29 giorni e va da Settembre a Ottobre, mentre Ramadan è il nono mese del calendario, conta 30 giorni e va da Ottobre a Novembre.
Per la durata del mese di Ramadan il popolo si astiene dagli eccessi, non commette atti di guerra e pratica il digiuno durante le ore diurne;


per i persiani Mehr, settimo mese del calendario, aveva 30 giorni e andava da Settembre a Ottobre, mentre Aban, ottavo mese, aveva 30 giorni e andava da Ottobre a Novembre;

per i celti Cantlos (tempo delle canzoni), dodicesimo e ultimo mese del calendario celtico, andava da Settembre a Ottobre e contava 29 giorni; con Samonios (tempo della semina) aveva inizio il nuovo anno, contava 30 giorni e andava da Ottobre a Novembre;

anche i pellerossa d'America adattarono il computo dei mesi al sistema importato dai pionieri, ma i loro mesi erano legati alla vita della luna e, naturalmente, ogni popolo aveva nomi propri per i mesi dell'anno:
secondo la testimonianza di Alce Nero, del popolo Lakota, era: Luna del cambio di stagione;
per gli indiani Chippewa e Ojibwa era: Luna della Caduta delle Foglie.

Durante la Rivoluzione Francese il mese che andava dal 22 Settembre al 21 Ottobre fu chiamato Vendémiaire (Vendemmiaio) ed era considerato il primo mese dell'anno, quindi il giorno 22 Settembre si festeggiava il Capodanno Rivoluzionario, mentre il periodo che andava da 22 Ottobre al 20 Novembre prese il nome di Brumaire (Brumaio).


Nel Medioevo il mese di Ottobre era rappresentato come un cacciatore o un seminatore.

In campagna, ora, il colore è quello caldo e malinconico delle foglie gialle e rosse, tipiche dell'autunno, ormai ben pochi sono i frutti che la terra ci regala prima del suo meritato riposo sotto le coltri dell'inverno: si raccolgono mele e pere invernali, le castagne sono finalmente mature facendo esplodere i ricci, i suoni sono quelli del vento che soffia tra gli alberi che si preparano al lungo letargo e delle greggi che si preparano alla transumanza verso la valle.



Da "I GiardinidellaLuna.splinder.com"


 
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Mischua
view post Posted on 31/12/2012, 16:44




Davvero utili, averlo letto x Samhain sarebbe stato meglio :/
 
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4 replies since 6/10/2010, 18:53   493 views
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