~ Almanacco di Avalon ~
Settembre 2013
Luna di settembre
Luna nuova 5 settembre 2013 13:36:12
Primo quarto 12 settembre 2013 19:09:52
Luna piena 19 settembre 2013 13:12:38
Ultimo quarto 27 settembre 2013 05:56:12
Luna laboriosa, Luna del raccolto
Dopo l'esuberanza dell'estate, la luna di settembre corrisponde a un tempo di raccolto, di bilanci, e di equilibrio.
Il tempo delle vacanze è ormai al termine e ci prepariamo a riprendere i ritmi lavorativi.
Al contrario la Dea Terra ha dato i suoi frutti più gustosi nella stagione estiva e lentamente si prepara per il meritato riposo.
Le giornate si accorciano visibilmente mentre la notte inizia ad allungarsi, e in questa fase di passaggio da una stagione ad un'altra la natura si mostra a noi nel suo lato più dolce: l’aria è tiepida e l’atmosfera gradevolissima.
Gli animali sono indaffarati nell'intento di raccogliere le provviste in previsione dei mesi freddi, alcune specie migratorie si preparano al grande viaggio, ed anche per gli umani è tempo di stipare il raccolto nei luoghi preposti.
La natura intera è in piena sintonia con l’energia del segno zodiacale della Vergine, che saggiamente insegna quanto sia importante conservare, pianificare ed utilizzare ogni materia evitando dannosi sprechi.
E’dunque un buon tempo per fare conserve di ogni tipo, per rilassarsi e riflettere sulla continuità della vita, garantita proprio dalla sua ciclicità.
Con il 22 Settembre arriva Mabon, giorno di equinozio che dà inizio all'autunno astronomico.
Un tempo di equilibrio perfetto tra le due polarità maschile e femminile, dove giorno e notte hanno la stessa durata.
Secondo i Grandi Misteri eleusini, Demetra rende sua figlia al mondo sotterraneo e mentre Persefone si prepara alla sua discesa nell’Ade, anche per noi si avvicina il tempo dello spirito.
Inizia il semestre buio dell’anno, che culminerà con il solstizio d’inverno, Yule.
Viviamo questa fase dell'anno senza inutili rimpianti, anzi con soddisfazione, pienezza, benessere e senso di opera compiuta, con promessa di continuità, come facevano gli antichi, che in questo periodo erano soliti fare riti per ringraziare la terra per il raccolto, pregando per avere una stagione invernale più mite possibile.
L’invito, anche per noi, è a connetterci con il senso di gratitudine nei confronti di Madre Terra, in questo momento in cui celebriamo il secondo grande raccolto, quello più abbondante e succoso: la vendemmia e la raccolta della frutta più carnosa.
Il tempo del raccolto è anche l'occasione per fare un bilancio, dove bilanciare significa anche portare equilibrio nella propria vita, tra l'energia maschile e femminile dentro di noi.
Onoriamo l’equilibrio che regna nella natura, la sua armonia e la sua bellezza, e prepariamoci così al passaggio nel segno della Bilancia, la cui energia avvolge la terra a partire dal 22 di settembre, giorno di Equinozio.
fonte:
www.ilcerchiodellaluna.it/central_Luna_Sett07.htm
Festività di settembre:Il 2 Settembre come per ogni altro giorno che stabilisce l'inizo di un mese Pagano / Celtico è dedicato ad una piata e al dio Arbolicolo a lei associato in questo caso si festeggia il Giorno della Vigna
Tale pianta mediterranea era nota anche ai Celti, che ne conoscevano
il succo, o vino, di cui veniva fatto uso soprattutto nelle cerimonie.
Non si trattava, quindi, di un utilizzo smodato, ma in tali cerimonie
esso veniva impiegato per alterare gli stati di coscienza.
La Vigna e il Vino
Dalle origini della civilizzazione questo particolare frutto, che nasce dalla pianta “Vitis vinifera” (la specie della vite europea), ha ricevuto dall’uomo la più grande venerazione, fino a dedicarle uno specifico protettore divino, Dionisio per i Greci e Bacco per i Romani.
La vite, pianta della famiglia delle vitaceae, è originaria del bacino del mediterraneo, in una vasta zona compresa fra Europa, Africa del nord e Asia. La sua utilizzazione in Europa viene fatta risalire nel 600 a.C., grazie al civilissimo popolo dei Fenici che, oltre all'aver provocato la prima meravigliosa scintilla della comunicazione, divulgando l'alfabeto, ha avuto il merito di introdurre anche la “vitis vinifera”.
La sua coltivazione fu diffusa nelle regioni settentrionali dell'Italia probabilmente a opera degli Etruschi, come testimoniano le raffigurazioni di viti nelle loro tombe. Furono poi i Romani a trasferire la coltura della vite a tutte le popolazioni conquistate e fin dove il clima lo permetteva.
La vite, simbolo di forza, di capacità di adattamento e di trasformazione ha sicuramente rappresentato in pieno anche lo spirito del Cristianesimo, diventando così celebre emblema di quella religione. La Bibbia stessa testimonia che fu Noè, coltivatore della terra, a salvare la vite ed a impiantarla dopo il diluvio.
Il Vino e la sua Sacralità
Bacco sintetizza l'alchimia dell'anima sensoriale: il calice di vino sospeso allude a un processo di distillazione delle sensazioni corporee, di attesa e riflessione. L'uva, simbolo delle emozioni, cinge la testa, mentre un drappo nero avverte l'osservatore che la Nigredo degli istinti, delle pulsioni e della libido può avvenire attraverso le potenze di Venere e cioè senza rinunciare al piacere delle sensazioni, al godimento delle emozioni e alla trasformazione dei sentimenti corporei in creatività e coscienza.
Il vino è considerato sacro, non solo nella fede Cristiana, ma anche in molte altre religioni. Nella religione antica degli Zoroastriani, Jami Jamsshyd, la coppa del vino da cui "Jamsshyd bevve profondamente", è un fatto storico. Fra gli Indù , Shiva considerò il vino sacro. E nell'Islam, nonostante il vino sia proibito sulla terra, tuttavia nel Cielo è permesso. Haussi Kaussar, la sacra fontana del Cielo, di cui viene detto così tanto nell'Islam, è una fontana di vino.
Il vino come simbolo
Il vino è simbolico per l'evoluzione dell'anima. Il vino viene dall'annullamento dell'uva; l'immortalità viene dall'annullamento del sé. La coppa di veleno che è conosciuta in tanti culti mistici suggerisce l'idea del vino - non un vino dolce, ma un vino amaro. Quando il sé cambia in qualcosa di diverso da ciò che era prima, è come se l'anima fosse nata di nuovo. Questo è visto nell'uva che cambia in vino. L'uva, tramite il cambiarsi in vino, vive; come uva sarebbe sparita col tempo. Soltanto cambiando in vino, l'uva perde la sua individualità e tuttavia non la sua vita. L'uva che è proprio la stessa vive come vino; e più vive a lungo, meglio il vino diviene. Quindi, per un Sufi, il vero sacramento è il cambiare la propria personalità somigliante all'uva, che ha un tempo limitato per vivere, in vino; che nulla del proprio sé possa essere perso, ma, al contrario, possa essere amplificato, persino perfezionato. Questa è l'essenza di tutta la Filosofia ed il segreto del misticismo. Nei secoli bui dell’Alto Medioevo, furono proprio i monaci ad occuparsi e a tramandare la coltivazione della vite che altrimenti sarebbe andata perduta. La vigna e il vino sono i due più forti segni simbolici per un cristiano. La vite è simbolo di abbondanza e di vita.
La vite, nelle religioni dell’antica Cananea era ritenuta un albero sacro se non addirittura divino, e il suo prodotto, il vino, era la bevanda degli dei. Israele considera la vite (insieme all’olivo) come un albero messianico (Zaccaria, 3, 10). E’ possibile che le antiche tradizioni abbiano identificato l’albero di vita del Paradiso addirittura con una vite. La vite appare nei Salmi e in numerosi libri della Bibbia ( Isaia, Numeri, Re, Apocalisse..) come un bene particolarmente prezioso, simbolo di prosperità e amore di Dio che unisce cielo e terra. Partendo da questa credenza, Israele si identifica come vigna, come proprietà di Dio: egli se ne rallegra, ne attende i frutti e la cura costantemente, cosi come l’uomo prende cura della propria vigna. Fin dall’origine il simbolismo della vite è dunque decisamente positivo. Il simbolismo si trasferisce poi sulla persona di colui che incarna e riassume il vero popolo di Israele: il Messia è come una vigna, Gesù proclama di essere il vero ceppo di vite e che gli uomini non possono essere la vigna di Dio se non dimorano in lui, altrimenti sono tralci buoni solo per essere gettati nel fuoco (Giovanni, 15, 1). In Matteo, 21, 28-46, la vigna, nella parabola dei vignaioli omicidi, designa il Regno di Dio che, affidato dapprima ai Giudei, passerà ad altri.
Il simbolismo della vigna si estende a ogni anima umana. Dio è il vignaiolo
che domanda a suo figlio di visitare la sua vendemmia (Marco, 12, 6). E,
sostituendosi a Israele, il Cristo sarà a sua volta paragonato alla vigna, essendo il suo sangue il vino della Nuova Alleanza. Anche la vigna recintata e custodita è un simbolo del popolo eletto; più tardi fu accostata allegoricamente anche alla Santa Chiesa. La vite è un importante simbolo cristiano, specialmente in quanto produttrice di vino, che è l’immagine della conoscenza. Non a caso Noè, che guida l’inizio di un nuovo ciclo, è indicato come primo ad aver piantato la vite. L’arte funeraria cristiana propone sulle tombe, e in particolare nelle catacombe a Roma, i motivi della vigna che allude alla pienezza dei beni paradisiaci, della vite che designa il refrigerio celeste che attende il beato e del vino che appare come simbolo dell’immortalità
Il Vino in tutte le culture
Gli Etruschi, oltre ai Greci, intorno al 1000 a.C. diedero maggiore impulso alla diffusione della viticoltura e proposero la diffusione della vite in piccole piante potate (alberello basso); alcune fonti sostengono che la vite coltivata secondo questa tradizione si chiamasse lambrusca.
La viticoltura naturalmente si diffuse durante l’Impero Romano, raggiungendo la Francia, la Spagna e persino, l’Europa settentrionale. E gli scrittori latini non fanno altro che confermare l’importanza del vino, con i loro numerosissimi versi.
Anche gli egiziani coltivavano la vite, a Tebe l'affresco trovato all'interno di una tomba ne riproduce in dettaglio tutta la procedura di vinificazione. L'uva rossa, quasi sempre, veniva conservata in anfore dal collo stretto, con due manici , d'argilla con inciso l'anno della vendemmia.
In Italia la produzione del vino si diffuse cosi tanto che fu chiamata ENOTRIA --terra del vino-- e già nel 2000 a.c. vi erano produzioni in Sicilia. A Sibari fu costruito un vero enodotto in argilla che convogliava il vino nella zona portuale dove veniva raccolto in anfore. In Veneto le SITULE- bicchieri di terracotta --sono stati ritrovati tra i vasi vinari.
03 Settembre / 06 gennaio Festa di IsideIl 3 Settembre si festeggia la festa di Iside, che cade anche il 6 Gennaio.
Questa festa dedicata ad una delle piu influenti Divinità Egizie ricopre una parte importante nella cultura pagana odierna.
Iside la Dea Celeste
Iside, è la dea della maternità e della fertilità nella mitologia egizia.
Divinità in origine celeste, associata alla regalità faceva parte dell'Enneade (associata alla regalità. si intende un gruppo di nove dei che stanno alla base della cosmogonia egizia. Il mito della creazione legato all'enneade narra che: in principio vi era il Nun, il caos incontrollato, elemento liquido e turbolento, il non creato. Dal Nun emerse una collinetta dalla quale nasce Atum (visto come Atum-Ra). Quest'ultimo sputando o masturbandosi diede vita a Shu (l'aria) e Tefnut (l'umido), i quali a loro volta generarono Geb (la terra) e Nut (il cielo). Il mito racconta che questi ultimi se ne stavano sempre uniti e impedivano alla vita di germogliare, così Atum ordinò al loro padre, Shu, di dividerli. Con le mani Shu spinse Nut verso l'alto facendole formare la volta celeste e con i piedi calpestò Geb tenendolo sdraiato. In questo modo l'aria separò il cielo dalla terra. Geb e Nut, a loro volta, generarono quattro figli: Osiride, Iside, Nefti e Seth).
Gli appellativi coi quali Iside viene evocata racchiudono un archetipo che non è solo quello della madre terra ma, più ampiamente, di Signora dell’universo, colei che ha il potere di governare i ritmi cosmici, il corso dei fenomeni celesti, l’alternarsi delle stagioni, che ha potere persino sul Fato e sull’influsso degli astri, sulle tempeste della Fortuna.
I simboli di Iside sono lo scettro – simbolo di autorità spirituale – e, nell’altra mano, la croce ansata, simbolo della Vita.
Il Mito di Iside
Figlia di Nut e Geb, sorella di Nefti, Seth ed Osiride, di cui fu anche sposa e dal quale ebbe Horus. Secondo il mito, raccontato da Plutarco nel suo Iside ed Osiride, con l'aiuto della sorella Nefti assemblò le parti del corpo di Osiride, riportandolo alla vita. Per questo era considerata una divinità associata alla magia ed all'oltretomba.
Iside è spesso simboleggiata da una vacca, ed è raffigurata con le corna bovine, tra le quali è racchiuso il sole. Solitamente viene raffigurata con una donna vestita, con in testa il simbolo del trono, che tiene in mano un loto, simbolo della fertilità. Il suo simbolo è il tiet, chiamato anche nodo isiaco. (Il Tiet, o nodo di Iside era un amuleto egizio, che era ritenuto assicurare protezione in vita e nel corso del viaggio verso l'aldilà nel periodo del Nuovo Regno. La sua forma era simile all'ankh, ma con le braccia rivolte verso il basso. Poiché l'amuleto era associato al sangue poteva essere realizzato in pietra rossa, come in altri casi era in oro. Il simbolo veniva usato spesso nella decorazione di tombe e nei corredi funerari. Il "nodo di Iside" è spesso raffigurato come attributo della dea nelle sue statue di epoca greco-romana. Si usavano gli angoli superiori, formando un cappio che doveva trovarsi esattamente tra i seni ed ai lati del nodo pendeva ciò che restava degli angoli usati).
isideA
Il mito pone dunque una relazione di fratellanza fra Iside, Osiride e Seth-Tifone, il dio malvagio e disgregatore, che agisce “per invidia e ignoranza”.
Tifone ordisce una congiura ai danni di Osiride, chiudendolo, con un inganno, in un sarcofago sul quale viene fatto colare del piombo fuso (possibile simbolo dell’oscuramento del principio spirituale dell’uomo e della sua pietrificazione materialistica) e viene poi abbandonato nel fiume, in direzione del mare (il simbolo dello smarrimento nelle acque è comune a molti popoli antichi, come la cesta contenente Romolo e Remo abbandonata nelle acque del fiume).
Iside, resasi conto dell’accaduto, si veste a lutto e cerca a lungo il corpo di Osiride ed il sarcofago in cui è racchiuso. Dopo varie vicissitudini ed un lungo peregrinare (simboli della difficoltà della ricerca spirituale per l’uomo), dopo aver navigato attraverso le “paludi su una zattera di papiro, la dea ritrova il corpo di Osiride smembrato da Tifone, lo ricompone e lo rianima.
I Misteri
I Misteri prevedevano un momento cultuale pubblico che si articolava in due feste che celebravano alcuni episodi del mito. La prima, il Navigium Isidis, inaugurava la navigazione in primavera; la seconda, l’Inventio di Osiride, riattualizzava il suo ritrovamento e la sua ricomposizione e si svolgeva dal 29 ottobre al 1° novembre.
Al terzo giorno di digiuni, lamentazioni funebri e pantomime (che rappresentavano la ricerca di Osiride ucciso e smembrato da Seth-Tifone ed i riti funebri praticati da Iside) seguivano la gioia dei fedeli all’annuncio che il corpo del dio era stato ritrovato, ricomposto e rianimato; era la reiterazione rituale di una vicenda mitica di morte e rinascita.
Culto di Iside
La venerazione per la dea, simbolo di sposa e madre e protettrice dei naviganti, si diffuse nel mondo ellenistico, fino a Roma. Da qui il suo culto, diventato misterico per i legami della dea con il mondo ultraterreno e nonostante all'inizio fosse ostacolato, dilagò in tutto l'impero romano. Nella religione romana Iside venne assimilata con molte divinità femminili locali, quali Cibele, Demetra e Cerere, e molti templi furono innalzati in suo onore in Europa, Africa ed Asia. Durante il suo sviluppo nell' Impero il culto di Iside si contraddistinse per processioni e feste in onore della dea molto festose e ricche. Le sacerdotesse della dea vestivano solitamente in bianco e si adornavano di fiori; a Roma, dedicavano talvolta la loro castità alla dea Iside. Apuleio nelle sue Metamorfosi ci racconta della festa di Iside. Si riferisce a quella festa che in Roma si disse “Isidis navigium” (5 Marzo del calendario romano).
Era una festa marinara, consisteva essenzialmente nel consacrare alla dea, la nave che poi si slanciava nel mare, onde la processione dal tempio recava sulla spiaggia, dove aveva luogo la sacra cerimonia. La processione dal tempio scendeva sulla marina, gli addetti, vestiti di una tunica di lino bianco tiravano con funi la sacra barca. Alla festa partecipavano in gran parte le donne.
Il culto di Iside in Sicilia viene anche identificato con la celebrata Proserpina, al punto che Apuleio afferma che i siculi chiamavano Iside Prosperina.
Il Velo di Iside
Il velo colorato di Iside è simile al velo di Maya di cui parla la filosofia indiana.
Esso rappresenta le molteplici forme della natura nelle quali è rivestito lo spirito.
L’idea è che lo Spirito Creativo si rivestì in forme materiali di grande diversità e che l’intero universo che noi conosciamo fu fatto in questo modo, è cioè la manifestazione, sotto forma materiale, dello spirito del Creatore.
Plutarco disse : Iside è il principio femminile della natura e quello che è in grado di ricevere tutto ciò che è creato; a causa di ciò è stata chiamata “Nutrice “ e “Omni-ricevente” da Platone…
Perciò la veste o velo di Iside è la forma continuamente mutevole della natura, la cui bellezza e tragedia vela ai nostri occhi lo spirito. Questo perpetuo gioco reciproco nel mondo manifesto, che comprende gli oggetti esterni, gli alberi, le colline, e il mare, come pure gli altri esseri umani ed anche noi stessi, i nostri corpi, le nostre reazioni emotive, l’intero dramma del mondo, ci sembra possedere una tale realtà assoluta che non pensiamo a metterla in dubbio. Tuttavia in alcuni momenti di particolare intuizione, indotti forse dal dolore o dalla sofferenza o da una grande gioia, possiamo improvvisamente renderci conto che ciò che costituisce l’ovvia forma del mondo, non è quella vera, quella reale.
E’ detto che l’essere vivente viene afferrato nella rete o velo di Iside, e ciò significa che alla nascita dello spirito, la scintilla divina che è in ognuno, fu incorporata o afferrata nella carne.
Attributi Magici
Iside.1.dr
Iside, La luna, è anche Madre Natura, che è sia buona che cattiva. Tollera tutte le cose, proprio come nel mito non permette a Hor di distruggere fino in fondo il Tifone-Set, in quanto crescita e decadenza sono le componenti inevitabili della natura.
Iside viene mostrata mentre decreta che non potrebbe esserci armonia perpetua, se il bene fosse sempre nell’ascendente. Essa, al contrario, delibera che vi sia sempre un conflitto fra le potenze della crescita e quelle della distruzione.
Iside aveva due aspetti: Natura e Luna. Essa era la madre, la creatrice, la nutrice di tutto, ed era anche la distruttrice.
Il suo nome, Iside, significa antico ed era chiamata anche Maat, che significa Conoscenza o Sapienza.
Iside è Maat, la Sapienza Antica. Ovvero la sapienza delle cose come esse sono e come sono state sempre, la capacità innata, intrinseca di seguire la natura delle cose sia nella loro natura presente sia nel loro inevitabile sviluppo nel rapporto reciproco. E’ la sapienza dell’istinto.
Iside era vergine e madre, spesso rappresentata col bimbo in braccio.
Iside, nel periodo del lutto, era vestita di nero, oppure era essa stessa nera. Come la vergine nera dei santuari europei, che le è così strettamente collegata, essa era una Dea della guarigione.
Di Iside era detto: “dove tu guardi pietosa, l’uomo morto ritorna in vita, il malato è guarito”.
Le statue nere di Iside possiedono anche un altro significato. Plutarco dice che “tra le statue quelle con le corna sono rappresentazioni della sua luna crescente, mentre quelle vestite di nero i modi occulti e nascosti in cui essa segue il Sole – Osiride – e brama di unirsi con lui. In conseguenza a ciò essi invocano la luna per le questioni amorose e Eudosso dice che Iside regna sull’amore.”
Inni a Iside
Perché io sono la prima e l’ ultima
Io sono la venerata e la disprezzata,
Io sono la prostituta e la santa,
Io sono la sposa e la vergine,
Io sono la madre e la figlia,
Io sono le braccia di mia madre,
Io sono la sterile, eppure sono numerosi i miei figli,
Io sono la donna sposata e la nubile,
Io sono Colei che dà alla luce e Colei che non ha mai partorito,
Io sono la consolazione dei dolori del parto.
Io sono la sposa e lo sposo,
E fu il mio uomo che nutrì la mia fertilità,
Io sono la Madre di mio padre,
Io sono la sorella di mio marito,
Ed egli è il mio figliolo respinto.
Rispettatemi sempre,
Poiché io sono la Scandalosa e la Magnifica.
III- IV secolo avanti Cristo,
rinvenuto a Nag Hammadi, Egitto
Abydos-cappella-Iside
"Tu, santa e sempiterna salvatrice del genere umano, sempre prodiga
delle Tue grazie ai mortali, Tu che dai il Tuo dolce affetto di madre
a chi si trova nell'afflizione: non c'è giorno, non c'è notte, non c'è
momento sia pur breve che passino senza la tua protezione!
E sempre Tu aiuti gli uomini per mare e per terra, e allontani le
tempeste della vita e porgi loro il soccorso della Tua destra, con la
quale sciogli gli inestricabili nodi del destino, e mitighi le
tempeste della Fortuna e raddrizzi il corso funesto degli astri.
Gli Dei del cielo ti onorano, gli Dei degli inferi ti temono:tu fai
girare la terra, illumini il sole, reggi il mondo, tieni il Tartaro
sotto i tuoi piedi.
Per Te si regolano gli astri, le stagioni si rinnovano, gioiscono i
numi, obbediscono gli elementi.
Al Tuo cenno spirano i venti, si gonfiano le nubi, germogliano i semi,
crescono i germogli.
Della Tua Maestà tremano gli uccelli che volano nell'aria, le fiere
che vagano sui mondi, i serpenti nascosti nella terra, i mostri che
nuotano nel mare.
Ma il mio ingegno è troppo debole per cantare tue lodi, e troppo
poveri i miei beni per offrirti degni sacrifici.
E non ho abbastanza voce per dire quello che sento della Tua Maestà, e
non basterebbero neppure mille bocche e mille lingue, né un eterno
instancabile fluire di parole.
Farò quello che solo può fare un uomo pio, ma povero: custodirò per
sempre nel profondo del mio cuore il tuo volto divino, il Tuo
santissimo nume!
(Apuleio, Metamorfosi, XI, 25)
Rito di Iside
Rito di Iside : la trasformazione di Osiride
Come accade da tempo immemore, l’intensa vicenda di Osiride dona forza e speranza alle donne afflitte dalla perdita dell’amato compagno. Essa ci svela in che modo possiamo far scaturire la speranza dall’abbandono – come è avvenuto attraverso la mistica resurrezione di Osiride operata da Iside.
Nell’antico Egitto, il mito di Iside e Osiride veniva proposto ogni anno nell’ambito di un sontuoso rito in segno di lutto. Questa cerimonia costituiva uno dei più importanti riti religiosi, che permetteva a chi ne prendeva parte di sperimentare le dolorose emozioni della dea mentre ricercava spasmodicamente il marito-fratello, che poi avrebbe pianto con strazio immane. Gli astanti percepivano altresì la gioia in seguito alla rinascita di Osiride nelle sembianze del figlio Horus.
Quando non si è manifestato appieno il riconoscimento del dolore, esso fluisce in tutti gli altri aspetti della vita, tingendola di nero. La sofferenza di Iside durante la disperata ricerca di Osiride da un capo all’altro del Nilo è indicativa del cupo viaggio che dobbiamo intraprendere per affrontare il dolore e trasformarlo.
Onde favorire la trasformazione della pena che vi affligge, plasmate un piccolo cuore – il vostro cuore infranto – utilizzando un foglio di allumnio. Mentre scolpite questo talismano, pensate a Iside e alla sua vicenda, ma pensate anche alla vostra vicenda. Fate confluire nella vostra energia tutto il dolore del vostro cuore infranto, con la saggezza che ne deriva.
Riempite quindi una ciotolina a fondo piatto con dell’acqua salata come le lacrime. Al centro della ciotolina, ponete una candela larga e massiccia. Accendete la candela. Dopo che si sarà sciolta una minuscola quantità di cera, intingetela nel vostro talismano a forma di cuore. Immaginate che la cera stia ricomponendo i frammenti del vostro cuore, come ha fatto con il corpo di Osiride. Nel fare ciò, dite:
Lacrime in acqua salata, cera in metallo
Iside, fai cessare le mie lacrime, trasforma il mio dolore.
Guarisci il mio cuore perché possa amare ancora.
A questo punto spegnete la candela.
Ripetete il rito della candela con il vostro talismano per quattordici notti, aggiungendo man mano l’acqua salata che occorre. Trascorso questo periodo, prendete il cuore coperto di cera e seppellitelo vicino ad un albero affinché Iside lo possa trovare e guarire, come ha fatto con Osiride. Infine versatevi sopra la rimanente acqua salata.
Fonte: Antro della magia
21-23 settembre Mabon
Mabon è la seconda delle feste del raccolto, anche chiamato Equinozio d'Autunno. E' un tempo di equilibrio, la notte e il giorno sono ugualmente suddivisi, ma la luce sta iniziando a diminuire a favore dell'oscurità.
L'equinozio d'autunno, il 21 Settembre, è il momento della discesa della Dea nel mondo del sotterraneo. Con il suo allontanamento, vediamo il declino della natura e l'arrivo dell'inverno. Tra l'altro è un mito classico, antico, visto nella storia sumera di Inanna e in quella greca e romana con Demetra e Persefone.
In Settembre, dobbiamo anche dare il nostro saluto al Dio del Raccolto. Egli è L'Uomo Verde, visto come il ciclo della natura nel regno dei boschi. Egli è il raccolto ed i suoi semi sono piantati nella terra in maniera tale che la vita possa continuare ed essere sempre più abbondante.
Il simbolismo di questo Sabbat è legato ai Misteri, all'Equilibrio, al momento in cui la notte e il giorno sono uguali. Alcuni simboli di Mabon sono l'uva, il vino, le ghirlande, le pigne, il granturco, le foglie secche, le ruote del sole, il melograno.
Mabon è il momento per celebrare le divinità antiche e gli spiriti del mondo. Ciò che bisogna fare per mabon è ringraziare, infatti alcune delle attività pagane da prendere in considerazione sono quelle di fare il vino e celebrare i defunti. E soprattutto è il momento giusto per fermarsi e rilassarsi, essere felici. Anche se non coltiviamo la terra e non ci guadagniamo da vivere come i nostri antenati, ciò non vuol dire che non mettiamo impegno in ciò che facciamo.
Mabon ("Grande Figlio") è un Dio gallese. Era un grande cacciatore con agile cavallo e uno splendido cane da caccia. Probabilmente è la mitologizzazione di un grande condottiero del tempo. Fu rapito dalla madre, Modron (Grande Madre), quando aveva solo tre giorni, ma fu salvato da Re Artù (altre leggende raccontano che fu salvato da un gufo, un'aquila ed un salmone). Però durante questo tempo, Mabon ha vissuto, prigioniero felice, nel mondo magico di Modron -- il suo grembo. Solo in questa maniera può rinascere. La luce di Mabon è stata portata nel mondo, raccogliendo la forza e la saggezza, in maniera da trasformarsi in un nuovo seme. In questo senso, Mabon è la controparte maschile di Persefone, il principio maschile fertilizzante. Modron corrisponde a Demetra.
Dall'equinozio autunnale, la forza del sole inizia a diminuire, fino al solstizio invernale, quando il sole inizia a crescere d'intensità e i giorni diventano nuovamente più lunghi delle notti.
I wiccan celebrano la Dea anziana mentre passa da Madre a Crona e il suo consorte, il Dio, che si prepara alla morte e quindi alla rinascita. L'enfasi va sul messaggio di rinascita che può essere ritrovato nei semi del raccolto.
I simboli che celebrano la stagione includono vari tipi di meloni e zucche. Gli steli possono essere legati assieme per simbolizzare il Dio del raccolto e quindi essere messi in un cerchio di zucchette. Una scopa può essere costruita per simbolizzare la polarità di maschile e femminile.
Il Dio del raccolto è spesso simbolizzato da un uomo di paglia o fieno, il cui corpo sacrificale è bruciato e le cui ceneri sono riversate sulla terra. La Dea del raccolto, è fatta dall'ultimo fascio del raccolto, vestita con un abito bianco decorato con nastrini colorati che simbolizzano la primavera, e quindi appesa ad un palo (un simbolo fallico della fertilità).
Se possibile celebrate Mabon in compagnia, organizzate una grande cena. Lasciate che ognuno porti un piatto cucinato e fate una cena della fortuna. Prima di mangiare, fate passare un piccolo calderone vicino al tavolo. Quando ognuno lo terrà in mano dovrà dire qualche parola di ringraziamento per l'anno andato e di benedizione per l'anno che verrà (il calderone è simbolico del grembo della madre.)
Corrispondenze
Luna
Luna di Granturco, Luna dei semi, Luna dei venti.
Simboli
Un cesto di foglie cadute, Pigne, La ruota dell'anno, Vino, Lupi, Zucche e Cornucopie
Divinità
Le Dee del raccolto, Persefone, Thor, Mabon, L'uomo silvestre
Colori
Marrone, Arancione, Oro, Bordeux
Cibi tradizionali
Frutta autunnale, Granturno, Vini, Sidro, Radici (carote, patate, cipolle)
Erbe
Cedro, nocciolo, edera, granturco,pioppo, ghiande, cipresso, pigne, achillea, calendula, salvia, camomilla, foglie di mandorlo, frutto della passione, incenso, girasole, grano, mele secche.
Alberi
Meli, noccioli
Lama dei tarocchi
L'eremita, arcano maggiore nove
Incenso
Mirra, salvia, pino. Potete anche mischiare calendula, frutto della passione e la felce con la mirra o l'incenso per un incenso di mabon.
Cristalli
Ametista, Topazio, Corniole, Zaffiri, Ambra, Cristallo di Rocca, Peridoto, Avventurina.
Intento di Mabon:
Mabon è considerato tempo dei misteri. E' il momento di onorare le divinità anziane e lo Spirito. E' considerato un periodo di equilibrio; è quando possiamo fermarci, rilassarci e apprezzare i frutti dei nostri personali raccolti.
E' un periodo per porre fine ai vecchi progetti mentre ci prepariamo al periodo dell'anno di riposo, rilassamento e riflessione. Il lavoro magico dovrebbe essere di protezione, prosperità, sicurezza e fiducia in se stessi.
www.stregadellemele.it/main4.asp?pag=mabonLAVORI NELL'ORTO - SETTEMBRE
Luna Calante – da 1 al 14 e da 20 a 30ORTO.
Trapiantare le varietà tardive di porro per le raccolte primaverili. Seminare in pieno campo prezzemolo, radicchio da taglio, ravanello, spinacio e valerianella. Imbianchire scarola, finocchio e radicchio trevigiano precoce.
ALBERI DA FRUTTO.
Preparare il terreno per gli impianti di novembre e dicembre, evitando eccessivi ristagni idrici e correnti fredde. Raccogliere uva e frutti destinati alla conservazione.
GIARDINO.
Raccogliere semi di specie da fiore e conservarli in luogo asciutto. Togliere le infestanti, somministrate concime ricco di fosforo e potassio per prolungarne la fioritura.
CANTINA.
E’ il momento della vendemmia, che va eseguita facendo molta attenzione a mantenere integri gli acini e i grappoli.
Luna Crescente – da 15 a 19ORTO.
Effettuare gli ultimi trapianti di finocchio utilizzando le piantine seminate a fine luglio-inizio agosto.
ALBERI DA FRUTTO.
Raccogliere le mele prima della piena maturazione e tutti gli altri frutti.
La raccolta va effettuata con i frutti asciutti evitando le prime ore mattutine.
GIARDINO.
Dividere i cespi di alisso e aubrezia per ottenere più individui; effettuare tale operazione almeno ogni 5 anni per rinnovare periodicamente le piante. Mettere a dimora i ciclamini napoletani che fioriranno fino a novembre. Effettuare la semina o trapianto dei tappeti erbosi. Preparare le talee di rosa.
ALMANACCO PER LA SALUTE E LA BELLEZZA - SETTEMBRE
Questo mese è ottimo per depurare l’organismo dopo l’estate (anche se spesso il clima è ancora tipicamente caldo e soleggiato) e per prepararlo all’inverno.
Durante tutto il mese, consumate molto orzo, sia caldo nei minestroni, che freddo in insalata, alimento ricco di fibre, oltre a depurare, rinfresca l’organismo.
Se in vacanza avete fatto lunghe passeggiate, concedetevi come sollievo per i vostri piedi, un pediluvio a base di sale ed un massaggio con cenere fredda di legno di ulivo.
La spesa di Settembre – Frutta e Verdura
Pere.Sono ottime sia se consumate come spuntino a metà mattina o pomeriggio sia se offerte come dolce dopo una pasto, ma non solo, anche come antipasto (ad esempio accompagnate al formaggio) o come parte integrante di una portata (per esempio in insalata). Le pere sono disponibili in molte specie differenti e in diversi periodo dell’anno. Dalla polpa succosa e spesso morbida o croccante, questo frutto è molto ricco di zuccheri, potassio, fibre, Vitamina C e B.
Uva.Dal sapore zuccherino, bianca o rossa, l’Uva è finalmente pronta per essere gustata. Dalle tante proprietà antiossidanti, questo dolcissimo frutto sottoforma di chicchi, sembra venirci in aiuto contro lo stress del rientro dalle vacanze , grazie al suo elevato contenuto di vitamine amiche del sonno come la vitamina B6, che aiuta a rilassare i nervi e combattere l'insonnia alla A e alla C, che migliorano la circolazione assicurando uno stato di benessere generale.
Fagioli.Dalle molteplici varietà il Fagiolo, pianta della famiglia delle leguminose originaria dell'America centrale, fu importato in Europa, a seguito della scoperta dell'America. Ottimi per zuppe o minestre, i fagioli hanno un buon contenuto proteico, sono ricchi di fibre, e proprio per questo aiutano a mantenere ad un buon livello il peso corporeo, oltre ad essere una buona fonte di minerali, soprattutto calcio, fosforo, potassio, magnesio, ferro, zinco, rame, e di vitamine del gruppo B. Per una dieta alimentare sana e diversificata, sarebbe meglio metterli a tavola almeno una volta alla settimana.
Carote.Fonte per eccellenza di Vitamina A, necessaria per la salute in genere ma nello specifico per la pelle, la vista e la crescita, le Carote sono disponibili in tutti i periodi dell’anno ma quelle di campo si raccolto per lo più alla fine della stagione estiva. Dal basso apporto calorico, sono perfette come spuntino per saziare la fame, oltretutto facilmente digeribili. Ideali per un soffice soffritto, le carote sono l’ingrediente perfetto per tante ricette dal primo al dessert. Però mangiate crude come antipasto con un filo d’olio, questo ortaggio potrà mantenere tutte le sue principali proprietà nutritive.
UNA RICETTA AL MESE.. SETTEMBRE, L'UVA
L’uva, grazie proprio alle sostanze di cui è ricca, come polifenoli, vitamine, minerali e zuccheri, è in grado di ammorbidire la pelle, favorendo la rigenerazione cellulare e la produzione di collagene ed elastina.
Quella che vi propongo è una maschera antirughe che aiuta anche a contrastare il colorito spento e le piccole imperfezioni.
Ecco come prepararla:
1. Schiacciate un grappolo di uva bianca fino ad ottenerne il succo.
2. Utilizzate un batuffolo di cotone per applicare il succo d’uva sul contorno occhi, sulla fronte e sulla fronte e lasciate agire per 5 minuti.
3. Ripetete 2-3 volte a settimana per avere buoni risultati.
Le Rune di Settembre sono Raido, Kenaz e Gebo.
Raidho nel ciclo solare corrisponde al periodo dal 29 agosto al 12 settembre
Kenaz nel ciclo solare corrisponde al periodo dal 13 al 27 settembre
Gebo nel ciclo solare corrisponde al periodo che va dal 28 settembre al 12 ottobre
RAIDO
La Runa Raido indica, nel suo significato, “ruota”, “viaggio”. Può indicare sia il viaggio stesso, sia il messo con il quale compiamo questo viaggio.
La ruota, il carro, è strettamente legato al sole e al concetto di inizio. Raido può quindi indicare l’inizio del cammino iniziatico.
Legato al sole, vi è anche il concetto di ordine; ordine interiore ed esteriore.
Essendo Runa del viaggio, raido è anche una runa che collega esseri diversi fra di loro. E’ una runa del movimento, della danza, della musica.
Raido principalmente è quindi il viaggio che ognuno di noi deve compiere per iniziare il proprio percorso nello studio delle rune, ma non solo, anche nella vita intera. Nel poema anglosassone, viene specificato in maniera molto chiara che non si otterrà nulla se ce ne stiamo tranquilli senza muoverci, senza iniziare, senza partire. Solo attraverso il viaggio potremo scoprire le verità, scoprire noi stessi e raggiungere i nostri obiettivi.
KENAZ
Kenaz è la runa del fuoco, della torcia, della luce viva. Il significato del suo nome è però in contraddizione: in tutte le lingue, esso ha sia significato di luce, che di malattia; questo forse perché, come sappiamo, ogni runa ha un significato, ma anche il suo opposto, in quanto le rune non sono ne buone ne cattive, ma sono neutrali.
Il fuoco, ad esempio, strettamente legato a questa runa, è sia simbolo di sicurezza, calore, vita, ma anche di distruzione.
Kenaz indica purificazione, rinascita. Dopo aver capito che è necessario cominciare un viaggio introspettivo e un viaggio reale per il nostro futuro (di uomini nella vita e uomini delle rune), ci prepariamo ad un nuovo inizio, una purificazione di noi stessi che ci permetterà quindi di cominciare questo nuovo percorso nel pieno della consapevolezza e della completezza corpo-mente.
GEBO
La Runa Gebo ha significato di dono, ma anche di unione.
Il dono che ci viene spiegato e insegnato da Gebo, è un dono inteso come devozione, offerta, un sacrificio in onore di qualcosa di più grande.
Basti pensare al sacrificio di Odino, che per la conoscenza runica sacrificò se stesso a se stesso sull’albero Yggdrasil e non solo, sacrificò anche il suo occhio per il pozzo della conoscenza.
Per noi uomini, il dono può essere l’offerta fatta con il cuore, sentita, l’omaggio spontaneo.
Gebo però non è solo dono unilaterale, è lo scambio, il dono in offerta e la ricompensa in cambio.
Indica un’unione molto forte, che può essere di amore, amicizia o devozione con una divinità.
Molti studiosi di rune, trascurano questa specifica Runa senza sapere invece che ha un significato estremamente importante poiché il dono, l’offerta a qualcosa o qualcuno di superiore, è estremamente importante nella vita di ognuno di noi.
CALENDARIO TOTEMICO DEI PELLEROSSA
Orso – 23 agosto ; 22 settembreL’Orso è simbolo di equilibrio e di serenità, è un segno dotato di grande senso pratico, che lo rende in grado di capire come è meglio muoversi.
Le persone nate sotto il segno dell'Orso sono portate per i lavori che richiedono grande costanza e molto impegno, sono inoltre molto intuitivi, sia per quanto riguarda le situazioni, sia per quanto riguarda le persone che incontrano.
Spesso le persone Orso riescono ad analizzare, anche attraverso piccole cose, come i gesti, lo stile di vita e il percorso spirituale/pratico che una persona seguirà durante la sua esistenza
Nei rapporti con le persone amano le situazioni semplici, senza eccessivi coinvolgimenti: evitano quindi i rapporti eccessivamente conflittuali, le persone troppo problematiche o le situazioni che tendono ad essere poco limpide. Il loro cuore è però dolce, come il miele di cui gli orsi amano nutrirsi.
I nati Orso sono o potranno diventare persone forti e silenziose, coraggiose, agili e introspettive ma veloci, anche mentalmente. Le donne, ma non solo loro, hanno un forte istinto materno e sono molto protettive. Sono però talora individui scontrosi e, se in collera, feroci.
Corvo – 23 settembre ; 22 ottobreLe persone nate sotto il segno del corvo, sono di natura ottimistica, allegra e positiva. Sono inoltre caratterizzare da un dualismo caratteriale che vede da un lato un temperamento estremamente sensibile, delicato schivo ed ermetico, mentre dall’altro molto esuberante, aperto, istintivo e spontaneo.
Nel rapporto con le altre persone (sia che si tratti di amicizia o amore), sono solitamente esuberanti nelle fasi iniziali, ma quando il rapporto si fa più sicuro e stabile, tendono a viverlo con più calma e ponderatezza.
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