Antiche superstizioni e rituali scaramantici

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view post Posted on 17/6/2015, 23:18

~WARHEART ~

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Qual è il confine fra superstizioni e scaramanzia? Entrambi, credo, sono meccanismi di difesa e di rassicurazione attraverso i quali individui e gruppi sociali ipotizzano giustificazioni dei loro fallimenti e delle loro incertezze.

Il rapporto con i metalli nobili (e gli oggetti preziosi in genere) è sempre stato una costante delle superstizioni. In Brasile, i nostri emigranti, quando nasceva un bambino, all'atto del primo bagnetto, introducevano nell'acqua una moneta d'oro (non di rado prestata per l'occasione) quale auspicio di prosperità per il neonato (usanza diffusa ed adottata anche dagli autoctoni proprio sull'esempio italiano).

Come pure si riconoscevano significati e poteri magici ad alcuni gioielli: il già richiamato corallo rosso rappresentava il sangue e l'energia vitale; il diamante la verità e la purezza; il turchese propiziava i viaggi; il corno era attivo contro la stregoneria ed aiutava in caso di epilessia; lo smeraldo aiutava a vincere la timidezza mentre il rubino era segno di felicità.



Le balie friulane erano solite portare tre perle lattiginose sotto il corsetto, appuntate vicino al capezzolo, per propiziare la lattazione abbondante da cui dipendeva la salute dei pargoli loro affidati, nonché il loro stesso mestiere.

Oltre 100 anni fa, l'orecchino, come monile, era diffusissimo tra gli uomini che emigravano: se a forma di stella, come usavano i marinai, proteggeva contro i naufragi.

Il ferro di cavallo (tocco ferro usiamo dire comunemente, per scaramanzia un po’ tutti), altro portafortuna molto diffuso. L'origine di questa credenza si deve al fatto che, nell'antichità, viaggiavano a cavallo quasi esclusivamente persone nobili o benestanti, che erano soliti ferrare i propri animali con oro o argento, al fine di ostentare la propria opulenza, lasciando che i ferri si perdessero per strada, facendo la fortuna di chi li ritrovava (infatti, il potere del ferro di cavallo è attivo solo se viene trovato per strada oppure regalato)

Da documenti che riguardano il folklore della Sardegna, risultano le proprietà eccezionali del ferro di cavallo che, almeno fino al 1912, veniva anche appeso al collo delle puerpere (quando, addirittura, non introdotto nell'utero in prossimità del parto!).



Molto diffuso, all'epoca, era anche l'uso di monili o ciondoli dalla cui forma e foggia si credeva derivasse un potere apotropaico. La ruota, ad esempio, era un amuleto contro la malasorte; il pentacolo, simbolo magico per eccellenza, teneva lontani i demoni; un ciondolo a forma di farfalla era sinonimo di bellezza; lo scarabeo, di evidente derivazione egizia, era un potente amuleto contro le malattie del sangue; un ciondolo a forma di chiave poteva aiutare in caso di convulsioni o svenimenti (evento molto comune nei secoli passati, particolarmente tra le donne, in virtù dei serrati corsetti che toglievano loro il respiro); il sonaglio teneva lontani il malocchio e l'invidia.

Il corno (meglio se di corallo rosso), era, ma è molto usato anche oggi, l'oggetto portafortuna per eccellenza (meglio se ricevuto in dono). Il corno racchiude in sé il principio fisico del potere dispersivo delle punte, indispensabile per tenere lontana la iella. Non di rado, poi, gli italiani, erano soliti apporre, come portafortuna, grandi corna di bue o di vacca, spesso tinte di rosso, all'esterno delle case, negli angoli dei tetti o nelle mura (usanza particolarmente diffusa tra gli italiani emigrati in Argentina, al punto che, quando rientravano in Italia, erano soliti portare con sé grandi corna di bovini argentini, impreziosite e montate su basi di marmo).



Molto comune l'usanza di portare al collo lo scapolare contenente un pezzetto della placenta, gelosamente conservata, dalla mamma, fin dal giorno del parto: serviva, nella credenza popolare, a scongiurare la morte improvvisa. Non di rado lo avevano al collo anche barbuti fanti dell'esercito italiano nelle trincee della Prima Guerra Mondiale: purtroppo, a troppi di loro, l'amorevole, materna premura di cui sopra non servì a molto!



Non occorre un particolare intuito per comprendere come, considerata la rarità ed il costo, specie nei tempi antichi, di olio e sale, spargerli accidentalmente costituisse anzitutto uno sperpero ancorché essere foriero di cattivi presagi.



Il gatto: tra gli animali domestici, questo piccolo felino rappresenta un unicum. La sua agilità, la sua capacità di apparire/sparire, i suoi occhi spesso immobili e fissi ma anche capaci di orientarsi al buio, la sua maestria nel dare la caccia ai topi (animali considerati immondi) ne hanno fatto, nel corso della storia dell'umanità, una bestia carica di significati. Per noi italiani, la visita improvvisa di un gatto nero è foriera di cattive notizie, se ci attraversa la strada è un brutto presagio (lo stesso vale in Germania). Negli Stati Uniti, viceversa, è di buon auspicio essereseguiti da un micio nero e lo stesso valore positivo ha un gatto nero che sceglie una casa per dimorarvi. Anche Edgar Allan Poe dedicò un suo celeberrimo racconto al gatto nero.



Il numero 13 per gli italiani è, solitamente un numero fortunato (nella cabala viene associato a Sant'Antonio da Padova, il Santo dei Miracoli; "fare tredici al Totocalcio", e così via), a differenza del 17. L'unica eccezione sarebbe quella di essere, in 13, a tavola, in ricordo dell'Ultima Cena di nostro Signore Gesù Cristo. Invece, non è così per gli americani e per altre culture nordeuropee: in particolare, è il "venerdì 13" a scatenare una vera e propria fobia trasversale. Churchill, Roosevelt e Napoleone si rifiutavano di fare qualunque cosa in quella fatidica data, men che meno mettersi in viaggio; Stephen King, lo scrittore di bestsellers horror, fa i gradini a due a due per evitare di pestare il tredicesimo. Sarebbe, forse il caso di dire: "Paese che vai, superstizione che trovi!"


Resterebbe da chiarire perché la rottura di uno specchio, in varie parti d'Italia, è comunemente considerata una disgrazia, i cui effetti (al pari di quelli dipendenti dall'uccisione di un gatto) hanno effetti settennali. Non è improbabile che l'origine di tale diffusa credenza sia nella relazione istituita fra specchio ed immagine della persona, con la conseguenza che infrangere l'immagine riflessa assume, in qualche modo, lo stesso significato che sopprimere la persona o agire maleficamente su di essa, al pari di quanto avviene per altre credenze quali operazioni magiche o fatture.









www.montelarco.it/Montelarco/messaggero/superstizioni.htm
 
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