| ··Aliuvaisera·· |
| | Salve a tutti! Mi sono imbattuto in questa discussione per caso, spulciando questa sezione in attesa di essere abilitato (è infatti una delle uniche visualizzabili), spero essendo tanto vecchia di non violare il regolamento ripescandola. Trovandola interessante ed essendo peraltro proprio di qui (la rotonda è visibile dalla finestra della mia camera in questo momento..!) potrei apportare qualche ulteriore dettaglio.
Innanzitutto due parole su Almenno, l'antica Lemine il cui nome risalirebbe al latino "limes", ossia linea di confine, frontiera. Altri la ritengono di etimologia etrusca ("In cerca di nomi etruschi", S. Pieri), la cui presenza nella bergamasca è attestata già da autori latini. Tracce di insediamenti umani (dal paleolitico in giù) nella regione precedono di parecchio l'arrivo dei Galli (lo scriveva Catone, tra gli altri), che comunque qui sono bene attestati. Per dire, casa mia sorge sulla collina di Enia, tra le colline di Duno e quella di Castra; "Dunum" è un vocabolo celtico che significa "fortezza", presente nel nome di numerosissime città (vedi Lugdunum, Verodunum, etc.. o la stessa Camulodunum, che alcuni collegherebbero a Camelot^^). E infatti perdurano i resti di una fortificazione.Castra è invece è un toponimo di origine latina (castrum), che significa accampamento: sono presenti infatti i resti di un presidio romano che evidenzia l'importanza strategica di tutto il territorio, crocevia militare e commerciale in quanto fungeva da area di congiungimento tra l'Italia e l'Europa Centrale. La rotonda di Tomè sorge in prossimità della direttrice che partendo da Aquileia conduceva nelle provincie a nord delle Alpi collegando tra loro svariate città tra cui Verona, Brescia e Como. Pare che la convivenza tra romani e galli fosse del tutto pacifica, essendo i secondi appartenenti alla popolazione cenomane, da sempre alleata di Roma. Qui si vedono i resti del ponte romano (di dimensioni rispettabilissime, 184metri di lunghezza per un altezza di 24m e una larghezza di 6m).E veniamo ora alla rotonda. In effetti gli scavi effettuati alla fine del 1800 sia all'interno che all'esterno della chiesa evidenziarono tre diversi strati fondativi di cui il primo sicuramente di origine pagana; questo lo si desume, oltre che per l'età, dalla raffinatezza della fattura. Nulla a che vedere con la porcilaia cristiana, a cui corrisponde il secondo strato, imbastita alla bell'e meglio durante l'Alto Medioevo, che infatti crollò in breve su se stessa (e lol). L'ultima campagna di scavi, che credo risalga al 1988, non ha apportato alcun ulteriore elemento che ci aiuti a gettare luce sul tempio in questione. Non ho mai letto nulla riguardante la Triade a cui si accennava ma, come giustamente ha scritto Eforos, negli immediati pressi è stata rinvenuta un ara a Silvano. E' quindi presumibile che il tempio fosse dedicato a divinità agresti: tutta la zona circostante, denominata all'epoca "pagus Lemennis" (denominazione che ha conservato attraverso i secoli) era infatti era a carattere prevalentemente rurale; ancora oggi la fertile piana circostante si chiama Agro degli Almenno (essendosi nel frattempo Lemine diviso in due paesi diversi per ragioni squisitamente di bottega). L'edificio che hai visto tu, Liliwen, non era affatto un tempio pagano, benchè ne ricalchi la piante originaria. Gli unici elementi architettonici risalenti all'Antichità sono alcuni dei capitelli (che infatti sono uno diverso dall'altro), usati capovolti come basi per le colonne. Qui l'ara a Silvano, rinvenuta nella stretta valletta sotto la rotonda.Della chiesa possediamo notizie frammentarie, le prime di esse sono tutte riconducibili ad un archivio di possedimenti vescovili (il Rotulus Episcopatus) che non permettono una ricostruzione sistematica delle vicende. Tuttavia nel 1203 abbiamo l'attestazione di un "monasteriterio sancti thomei de lemene", ossia un monastero femminile in comunicazione con la rotonda (lo si arguisce da una porticina murata nel lato sud del presbiterio e da attacchi di muro ancora visibili). Peraltro risulta che nel 1371 una monaca di Tomè, tale Castela de Gattis, sia stata assolta da scomunica (e non fu nemmeno l'unica). Vi è un progressivo allontanamento se non una vera e propria sconsacrazione dell'edificio.. Questo trova ulteriore conferma da una diatriba legale del 1410 tra il vescovo di Bergamo che si era bellamente impadronito dei beni e delle terre del monastero, lasciando senza mezzi i poveri e gli infermi ospitati al suo interno (della serie, "..beati i poveri e gli afflitti..") e la badessa di Tomè, ultima monaca rimasta. Non sappiamo come si sia risolta la disputa anche se possiamo immaginarlo: nel 1550 il monastero risulta "dirutum", ossia in rovina, da lungo tempo "..iam longo tempore" insieme al tempio. Abbandonato fino al 1900, la sua stessa funzione di luogo di culto cristiano smise di esistere per non riprendere mai più. Il vecchio monastero è stato recentemente riqualificato ed è diventato sede dell’Antenna Europea del Romanico, un centro studi ove si tengono convegni e mostre (non di rado interessanti, per la cronaca). La chiesa resta tuttavia una mera attrazione turistica.
Perchè tutto questo? Perchè questo allontanamento? Io ho alcune teorie a riguardo, alcune abbastanza spinte, di carattere esoterico, ma credo di aver scritto abbastanza per ora. Spero di non avervi annoiato, fatemi sapere se siete interessati!
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