Questa riflessione nasce da un confronto costruttivo avvenuto all’interno di un gruppo di Facebook, e per l’occasione ringrazio vivamente Skayler di avermi dato l’opportunità di scrivere al riguardo.
Devo inoltre annotarvi che io personalmente non seguo la Wicca, ma la tradizione di Paganesimo legata al mio territorio, pertanto qui vi parlerò dalla mia formazione storica con la passione grande dell’onorare gli Antichi Dei sempre Beati . (il testo è mio vi prego di non copia-incollarlo)
Vorrei partire da una differenziazione importante che un neopagano in quanto “nuovo pagano” ovvero “dei nostri giorni” dovrebbe conoscere , ovvero la differenza fra il concetto religioso e storico-mitologico di Divinità, Numen, Deità e dualismo archetipico.
Solitamente la Wicca è la corrente spirituale maggiormente diffusa e molti neofiti si lamentano della mancanza di libri adeguati che possano spiegare loro alcuni concetti, anche teologici se vogliamo, riguardo l’entità degli Dei, pertanto si ritrovano con un buco nero informativo che tentano di riempire come meglio possono e con buona volontà. Il problema sorge dal momento in cui questo buco viene riempito con accozzaglia di informazioni non sempre corrette ed il più delle volte errate. Non voglio ergermi nella cattedra dell’insegnamento “pagano” (sebbene ci siano diversi personaggi di dubbia reputazione che continuano a farlo) ma voglio unicamente dare qualche buon consiglio valido alle persone che avranno la pazienza di leggere le mie parole. Ritornando alla Wicca, essa in generale concepisce le divinità in modo dualistico, ovvero racchiude tutte le divinità di tutte le culture mondiali in due unici archetipi di “maschile” e “femminile” , la complementarietà fra i due principi cosmici rappresentati dal Dio e dalla Dea in modo generico e senza una caratterizzazione specifica. Questa concezione è stata illustrata dal padre della Wicca moderna, Gerald Gardner e dalla correnti seguenti come l’Alexandriana, mentre un’altra concezione è ben espressa dal concetto di Dryghten, come definito da Patricia Crowther, ovvero il Monismo che vede i due principi cosmici del Dio e della Dea come le due forze di un unico principio universale. Pertanto il Dio e la Dea sono forze cosmiche ed armoniche che permettono la costruzione e l’equilibrio del Mondo, ovvero « Tutti gli dèi sono un Dio; tutte le dee sono una Dea. » Il Dualismo monistico invece si applica alla dualità polare del Dio-Deae la sua concezione, ovvero che nelle grandi categorie Dio-Dea si ritrovano all’interno tutti i nomi di tutte le divinità di tutte le mitologie mondiali e pertanto le varie divinità sono dunque forze archetipali, attraverso cui si manifestano il Dio e la Dea. Questo può creare qualche problema sincretistico, in quanto sarebbe ridicolo associare ad una divinità greca il suo “corrispettivo” per affinità di attributi, di altre culture. Non mi cimenterò nell’analisi critica della teologia Wicca perché non mi compete, ne tantomeno penderò in esame le varie correnti Wicca e le loro differenze. Gli Dei Antichi erano unici, sui generis. Erano concepiti a livello immanente nel mondo e nella Natura delle cose, degli uomini, della Vita stessa. La concezione del divino era solitamente panteistica, ovvero tendeva ad identificare la Divinità come quell’ ente che permea e costituisce la natura del cosmo, degli uomini, del mondo al quale si associa l’enoteismo ovvero la capacità del Divino di manifestarsi nel mondo fisico nei vari suoi aspetti, le divinità sebbene gli dèi non venissero concepiti come una pluralità di principi, ma piuttosto come pluralità di esseri divini, mai assoluti. Gli Dei sono allegorie dell’Essere e dell’Esistenza, e sono particolari, non generali o generici, ovvero ogni territorio, ogni società, ogni cultura aveva sviluppato una Cultus alle Forze della Natura che erano proprie di quei territori. Un esempio esplicativo valido è il concetto di Numen nel mondo latino.
Il Numen esprime la Potenza Divina , ovvero la Forza Vivificatrice e portentosa che è alla base di ogni manifestazione naturale ed anche della natura umana. Non era associata ad un dio o dea precisi, ma era legata ai fenomeni naturali nei quali si vedeva la Potenza in se. Il Numen era nei laghi, nelle grotte oscure, nei Luci Sacri (Boschi), nel mare tormentoso ma anche fonte di vita , nei lampi, dei tuoni, nella neve gelida e nel sole cocente. Il Numen era, ed è, lo Spirito che anima il Mondo vivente, la natura, che anima il territorio, ovvero QUEL territorio specifico.
A questo punto molti si chiedono se sia possibile avere una divinità “patrona”. Ma
cosa vuol dire avere una Divinità Patrona? Per gli antichi popoli , soprattutto dell’area mediterranea,
le divinità patrone erano specifiche di alcuni aspetti della vita quotidiana ovvero di arti e mestieri, della politica, di un evento naturale o una caratteristica umana. L’uomo antico non aveva una divinità unica che vegliasse unicamente su di lui, questo è un concetto monoteistico, ma aveva più entità, più Numen ai quali poteva rivolgersi attraverso rituali ben specifici e sacrifici che fossero graditi. Un esempio sono i Lares ed i Penates (gli spiriti protettori della casa, gli spiriti degli Antenati), il Genius Loci (ovvero il Numen che presiedeva la protezione di quello specifico territorio o zona) per citare solo alcune entità del culto romano, oppure l’Agathòsdaimon, il “Buon serpente” che propiziava la casa greca. Altri “Numen” possono essere identificati con il kami shintoist, il maban degli australiani aborigeni, il mana dei Polinesiani, il silap inua degli Inuit, il maban degli aborigeni, il seid nella mitologia della cultura nordica…
I Sacerdoti e le Sacerdotesse invece votavano la loro intera esistenza al Culto di tutti gli Dei ed in special modo di un’unica divinità, della quale dovevano quotidianamente occuparsi eseguendo la ritualistica e l’offertoria specifica, ed era un Voto alla Divinità che legava in modo indissolubile, pertanto non tutti i pagani antichi erano sacerdoti, ma solamente alcuni, mentre tutti i pagani antichi potevano rivolgersi direttamente alle Divinità, in quanto esse erano manifeste nella Vita quotidiana e nella Terra dove essi vivevano.Quando ci si chiede se si ha o meno una divinità patrona, si dovrebbe riflettere sul significato di questo termine in un culto pagano politeista (Wiccan o meno).
Gli antichi associarono ad ogni singolo aspetto della natura e della loro vita ad una Divinità specifica preposta a regolarlo, esistevano dunque numerosi Dei e numerose Dee,
tuttavia se si ritiene opportuno avere una divinità patrona alla quale consacrarsi si deve aver ben chiaro in mente che un Voto non è un gioco. Molte persone chiedono come fare per trovare la divinità patrona, e l’unico consiglio che posso dare, in modo esterno e senza condizionamento ideologico personale, è di
studiare molto ed ampliare le proprie conoscenze in modo continuo ed evitando la macchina del pregiudizio ma soprattutto della moda e dell’autoconvincimento che possono trarre in inganno le persone anche in modo grave. E’ mia personale opinione maturata in anni di studio, ricerca e pratica religiosa,
che spesso siano le Divinità, o meglio le Deità (in quanto principi divini) a manifestarsi nei nostri riguardi, a manifestare il loro desiderio di essere onorate , e per farlo, è necessario FARLO IN MODO CORRETTO, ovvero eseguire quelle pratiche e quei sistemi di ritualistica che siano adatti a quella precisa divinità. È necessario fare le giuste offerte gradite, non inventarsele di sana pianta, perché ciò che molte persone purtroppo non hanno ancora capito è che gli Dei sono Potenze antiche quanto il mondo, codificate da quando l’uomo ha avuto coscienza di se e del Mondo, pertanto basarsi solamente sull’istinto o sul “faccio da me” può essere corretto se viene associato ad una conoscenza (anche frammentaria per mancanza di fonti storiche) della ritualistica corretta, ma è profondamente controproducente se il “fai da te” viene applicato in modo pedissequo e continuo per volontaria pigrizia nel RICERCARE e nello studiare. Il percorso spirituale pagano, wiccan, tradizionalista, neopagano che sia è molto difficile e soprattutto lungo. Non si è mai “arrivati” poiché ogni giorno è una nuova scoperta e nuova consapevolezza di noi stessi e del Mondo. Infine, per citare Dragon Rouge
“La differenza sostanziale con il monoteismo è che nonostante si scelga di rendere il Culto interamente o principalmente ad UNA Divinità Patrono, ciò non implica disconoscere e denigrare o demonizzare le Divinità Patrono venerate da altri.”Con questo concludo, e spero di essere stata d’aiuto a qualcuno, in caso contrario rimedio subito elencandovi qualche libro interessante sul paganesimo greco-romano in quanto ricade negli studi della mia specializzazione anche a livello universitario.
Vi ringrazio
Elena
Paganesimo Romano
G. Dumezil, La religione romana arcaica, Rizzoli
R. Bloch, La religione romana, in Le religioni del mondo classico, Laterza
J. Champeaux, La religione dei romani, Il Mulino
R. Del Ponte, La religione dei romani, Rusconi
R. Del Ponte, Dei e miti italici. Archetipi e forme della sacralità romano-italica, ECIG
Paganesimo Greco
Mircea Eliade Storia delle credenze e delle idee religiose
Robert Graves, I Miti greci
Le Garzantine
Ugo Bianchi. Religione greca ed ellenistica in Storia delle religioni (a cura di Giuseppe Castellani) vol.III. Ileana Chirassi-Colombo. La religione in Grecia. Laterza
Walter Burkert. La religione greca. Milano, Jaca Book
Mircea Eliade. Zeus e la religione greca in Storia delle credenze e delle idee religiose, vol. 1., Rizzoli
Paolo Scarpi. La religione greca in Storia delle religioni. 1. Le religioni antiche (a cura di Giovanni Filoramo). Laterza
(tutti i diritti sono riservati e protetti da Copyright ©)