Sul web qualcosa si sta cominciando a trovare e, anche per quanto riguarda il cartaceo, qualcos'altro si muove. Pur tuttavia, lo studio teorico, oltre a contemplare la lettura, ho visto che deve fondarsi anche sulla capacità di mettere assieme i tanti pezzetti sparsi d’informazione e, dunque, sullo scambio di materiale.
Vi posto, allora, un micro riassunto che ho fatto proprio qualche giorno fa, basandomi sul blog di
Marta Ruescas Pueyo.
Come già scritto da Dorilys, la “siepe” è una frontiera, al di là della quale è presente un
Mondo Altro (chiamato Midgard, Terra di Mezzo, Terra delle Fate, Elfhame e in moltissimo altri modi) all’interno del quale è possibile comunicare con gli antenati, gli animali e gli spiriti del territorio. Una strega della siepe (o del varco, come la si voglia chiamare) è, pertanto, colei che è capace di muoversi sul limite di questa frontiera, in grado di oltrepassarla e di far ritorno, incolume, al mondo di tutti i giorni.
Da come si può facilmente notare, molti sono i legami con lo
sciamanesimo ma – qui è la sua vera e propria identità – con uno sciamanesimo, un
animismo ed un
folklore tipicamente europei ed antichissimi. Ma quanto antichi? La stregoneria nasce assieme all’essere umano e, probabilmente, non conosceremo mai la sua origine vera e propria. Il paganesimo tutt’oggi praticato in Occidente, ha “preso in prestito” numerosi concetti da altre culture, soprattutto asiatiche. La cosiddetta Stregoneria Tradizionale, invece, appare – per quel che è possibile – “autentica”, perché depositaria di pratiche antichissime e proprie delle popolazioni europee.
Questo tipo di stregoneria fa parte di una tradizione ancestrale (per questo assume anche il nome di Traditional Witchcraft), tramandata oralmente e, dunque, con nessun testo scritto da fungere da “Bibbia”. È per questo motivo che ciò che distingue una strega del varco da una wiccan è principalmente la
pratica costante e, soprattutto, la
spontaneità, capace di innescare ricerca e sperimentazione personali. L’apprendimento avviene attraverso questa costante ed è infinito;
le cerimonie quasi si annullano e gli
strumenti che vengono utilizzati sono
semplici,
naturali e, il più delle volte,
autoprodotti.
In questo modo, non si presenta come sapere “accademico”, ma popolare e tradizionale perché tramanda le conoscenze di generazioni che vissero a stretto contatto con la terra, gli elementi, gli animali, le malattie e dove erano presenti persone che, come parte integrante della società, venivano consultate per risolvere questioni pratiche che minavano l’armonia del gruppo sociale.
Il
lato oscuro delle cose non viene
rifiutato, ma conosciuto ed accettato perché parte essenziale della “bilancia della vita”, se è giusto dire così. L’acqua non è solo nutrimento, ma anche distruzione; l’essere umano non è solo luce ma anche tenebra.
Una strega che sente di aver oltrepassato la frontiera, che cerca di rimettersi in contatto con questo antichissimo sapere per riportarlo alla luce e renderlo parte integrante della sua identità … questa è una strega del varco.