~ Almanacco di Avalon ~
Giugno 2013
Luna di Giugno
Luna nuova 8 giugno 2013 17:59:01
Primo quarto 16 giugno 2013 19:25:25
Luna piena 23 giugno 2013 13:33:38
Ultimo quarto 30 giugno 2013 06:55:21
Luna di Giugno
Luna di Miele, anche detta Luna Rosa, Luna dei Cavalli, Luna del Sole, Luna di Litha, Luna FragolaLa luna di Giugno è una luna allegra, espansiva, aperta ai cambiamenti, come vuole il simbolismo del segno dei Gemelli, il più giovanile e spontaneo di tutto lo zodiaco.
Hermes-Mercurio, il fanciullo dio alato governatore del segno, ci invita a muoverci, a fare nuove conoscenze, a stare all’aperto il più possibile, a viaggiare e a dare più spazio a quella spensieratezza e spontanea giocosità che possono rendere la vita tanto più piacevole e leggera.
Il tutto in sintonia con la stagione e con i ritmi della natura, che in questa fase dell’anno è all’apice della sua fase espansiva: le ore di luce continuano a crescere, regalandoci giornate lunghissime in cui godere del dolce tepore della tarda primavera.
L’aria è corposa, calda e profuma di fiori, mentre le farfalle dalle ali variopinte volteggiano tra i petali…. e così anche i nostri pensieri si fanno leggeri, a tratti mutevoli e fantasiosi, e già volano ai luoghi delle nostre vacanze.
In campagna l'erba nei prati è già alta, i cereali sono vicini alla maturazione, mentre i giardini ancora in fiore danno già frutti pronti per essere raccolti.
E' una fase di cambiamento che precede il cambio di stagione, per questo gemelli è un segno mobile, riflesso di un tempo in cui tutto è in evoluzione, nella natura come dentro di noi.
Infatti il 21 giugno, solstizio d’estate, ci lasciamo alle spalle la primavera per accogliere una nuova, calda Estate.
Celebriamo Litha, festa di mezz'estate (per il calendario celtico che fa iniziare la stagione con Beltane), festa del Sole per tutte le tradizioni, che hanno da sempre attribuito a questo giorno una particolare valenza, anche magica.
Questo è il momento in cui la luce solare, all'apice delle sua fase crescente, dà luogo al giorno più lungo dell'anno, e la notte più breve.. prima di invertire la tendenza.
Un ruolo particolare giocano le erbe. Sin dai tempi antichi si usava infatti nella notte di san Giovanni raccogliere piante aromatiche da bruciare sui falò solstiziali.
E' credenza che moltissime piante raccolte in quest'epoca abbiano poteri quasi miracolosi, e le nove erbe solstiziali che si usava bruciare sui falò solstiziali sono: Ruta, Verbena, Vischio, Lavanda, Timo, Finocchio, Piantaggine, Artemisia e l’erba di San Giovanni per eccellenza, cioè l’Iperico.
Quest'erba del buonumore di color giallo-sole, cui si attribuisce il potere di antidepressivo naturale, ha sempre goduto di grandissima considerazione.
Si riteneva infatti che, se raccolta a mezzogiorno del solstizio d'estate, fosse capace di guarire molte malattie, mentre le sue radici raccolte a mezzanotte avevano una valenza protettiva. Hypericon dal greco significa infatti proteggere e per questa ragione è bene appenderne un ramo alla porta di ingresso.
Litha in quanto trionfo della luce è una festa solare, ma poichè coincide con il passaggio dell'astro dorato nel segno del Cancro, è anche una festa lunare.
Fuoco ed acqua si utilizzano per onorare il Dio e la Dea in questo magico momento in cui si passano lo scettro, poichè dal solstizio d'estate in avanti la luce inizia a decrescere mentre la notte diventa impercettibilmente già più lunga.
L'acqua solstiziale per eccellenza è la rugiada, o "guazza di San Giovanni", cui si attribuiscono doni miracolosi, come far ricrescere i capelli, ringiovanire la pelle o propiziare la fertilità. Non era raro che molte giovani donne si bagnassero nude nei prati con la magica rugiada la notte di San Giovanni.
E’ questo un buon tempo anche per le divinazioni e le magie domestiche, i piccoli e grandi riti protettivi legati all'elemento fuoco e all’energia del sole.
Corrispondenze della luna di giugno
Spiriti di Natura: silfidi, zeffiretti
Piante: scutellaria, olmaria, verbena, tanaceto, gramigna officinale, prezzemolo, muschio
Colori: arancione, verde dorato
Fiori: lavanda, orchidea, millefoglie
Profumi: mughetto, lavanda
Pietre: topazio, agata, alessandrite, fluorite
Alberi: quercia
Animali: scimmia, farfalla, rana, rospo, pavone
Divinità: Aine of Knockaine, Iside, Neith, Uomo della Foresta, Cerridwen, Bendis, Ishtar
Festività di giugno
Giugno era anticamente definito Duir, infatti il periodo di Duir (la quercia) va dal 10 giugno al 7 luglio.
09 Giugno festa di Vestail 09 Giugno di festeggia la Festa di Vesta, una figura mitologica che ha preso molta importanza, soprattutto a Roma dove il culto delle Vestli e del fuoco sacro è stato uno dei piu famosi.
Vesta è conosciuta anche con il nome di Hestia (per i greci).
Etimologia e storia:Vesta, figlia di Saturno e di Opi, sorella di Giove, è una figura della mitologia romana, che corrisponde alla divinità greca Estia, con la differenza che il suo culto a Roma assunse una maggiore rilevanza.
Per i Romani la dea Vesta veniva celebrata nella settimana che va dal 7 giugno al 15 giugno. Il primo giorno delle celebrazioni era dedicato all'apertura annuale del tempio per i riti sacrificali.
Era la dea del focolare domestico, venerata in ogni casa e il cui culto consisteva principalmente nel mantenere acceso il fuoco sacro: le sacerdotesse legate al suo ordine, quello delle famose vestali, avevano proprio il compito di custodire il fuoco sacro alla dea, acceso all’interno del tempio a lei dedicato, facendo sì che non si spegnesse mai.
In una delle sue raffigurazioni più tipiche la dea indossava una lunga stola e teneva in mano un bastone.
Il culto del fuoco viene fatto risalire ad un'antica concezione religiosa naturalista degli Indoeuropei, della quale sarebbero un'ulteriore attestazione il dio vedico Agnis[1] ed il culto del fuoco di Estia in Grecia.
Il fuoco sacro, custodito nel tempio di Vesta, venne spento nel 391 per ordine dell'imperatore Teodosio.
Il culto di Vesta e le Vestalia
Vesta è una dea romana di carattere assai arcaico.Corrisponde alla greca Hestia, prima figlia di Crono e di Rea, sorella di Zeus e di Era, vera incarnazione dell'idea di focolare. Anche Vesta presiede al fuoco del focolare domestico. Il suo culto dipende direttamente dal Pontifex Maximus, assistito dalle Vestali. Il suo tempio è rotondo, su modello delle prime capanne del Lazio. Il carattere di arcaicità di questa dea è confermato anche dal suo animale sacro, che è l'asino, animale mediterraneo in opposizione al cavallo, che appartiene al mondo indoeuropeo.
Questi giorni sono sacri alle Vestali, le più celebri sacerdotesse di Roma antica. In questo periodo cadono anche, l'undici giugno, le feste Matralia.
In questo periodo le messi sono mature e pronte per il raccolto: le Vestali offrono per questo alla dea Vesta un ringraziamento per la compiuta maturazione delle messi.
Dal 9 al 15 giugno il Penus Vestae, all'interno della casa delle sacerdotesse, rimane aperto e le matrone vi si recano a piedi nudi. Tuttavia esse non sono ammesse nel penetrale, dove si conservano le cose sacre e dove possono entrare solo i sacerdoti; possono accedere solo nella zona esterna, dove si trovano il mortaio, il forno e quanto occorre per fare la mola salsa, focaccia di tritello salato e farro abbrustolito, indispensabile per i sacrifici a Vesta e ad altre divinità. La focaccia rituale dev'essere confezionata secondo un rigido cerimoniale: il farro dev'essere quello raccolto appositamente dalle None alle Idi di Maggio a giorni alterni; le Vestali ne sgranano le spighe, lo pestano e lo macinano; ne fanno quindi una schiacciata, salandola con una salamoia detta Muries, che secondo Festo è fatta con sale pestato e sciolto in acqua, poi prosciugato in forno. La mola salsa si fa anche per i Lupercalia e alle Idi di settembre (Epulum Jovis).
In due calendari antichi, vicino alle date del 9 e del 15 giugno, si leggono le lettere Q. S. D. F., che Varrone e Festo spiegano così: "quando stercus delatus fas", alludendo al rito consistente nel trasportare fuori dal tempio di Vesta lo sterco che si è accumulato nel corso dell'anno. Lo sterco viene portato in un luogo apposito sul Campidoglio, forse nei pressi del tempio di Saturno,l visto che uno degli epiteti del dio è Stercolius. La cerimonia rappresenta un momento di purificazione del tempio, ma si riferisce anche evidentemente alla concimazione dei campi. Invece secondo Ovidio lo sterco viene gettato nel Tevere. In ogni caso la purificazione del tempio segna il compimento dell'opera produttiva della terra e la preparazione di una stagione nuova. Col tempo questo particolare rito sembra perdere d'importanza all'interno delle feste di Vesta.
Le Vestali, solo due all'inizio secondo Plutarco, sono sei all'epoca di Servio Tullio, e tante rimangono definitivamente. A capo del gruppo è la Vestale Massima. Il loro prestigiosissimo sacerdozio, cui possono accedere solo fanciulle di ottima famiglia, dura trent'anni, durante i quali esse hanno l'obbligo assoluto della castità. Tuttavia sono molti ed eccezionali i privilegi della vestale: essa è sottratta alla patria potestà (cosa impossibile per qualsiasi altra donna romana) e può, per esempio, fare testamento. La Vestale è sempre vestita di bianco, in testa porta una fascia (infula) e, quando sacrifica, copre la testa con un largo velo quadrato (suffibulum): la vestale così bardata è detta Armata virgo.
Primo dovere delle Vestali è la conservazione del fuoco sacro, durante tutto il corso dell'anno. La cerimonia dell'accensione è in marzo. Secondo Plutarco è ammesso un sistema per questo rito: accendere catturando i raggi del sole mediante un vaso pieno d'acqua; secondo Festo, invece, bisogna confricare un legno di albero fruttifero fino a produrne fuoco, che viene poi portato nel tempio in un vaglio di bronzo.
Rituali e Culto
Nell’antica Roma, Estia fu venerata come la dea Vesta.
Qui il suo fuoco sacro univa tutti i cittadini in un'unica famiglia. Veniva custodito dalle Vestali, che dovevano incarnare la verginità e l’anonimato della Dea. In un certo senso, ne erano la rappresentazione umana, sue immagini viventi, al di là di ogni raffigurazione scolpita o pittorica.
Le fanciulle scelte come vestali venivano portate al tempio in età molto giovane, per lo più quando non avevano ancora sei anni. Tutte vestite allo stesso modo, con i capelli rasati come neo iniziate, qualunque cosa le rendesse distinguibili e riconoscibili veniva eliminata. Vivevano isolate dagli altri, erano onorate e tenute a vivere come Estia: se venivano meno alla verginità le conseguenze erano atroci. I rapporti sessuali della vestale con un uomo profanavano la dea, e come punizione la vestale veniva sepolta viva in una piccola stanza sotterranea, priva di aria, con una lucerna, olio, cibo e un posto per dormire. La terra soprastante veniva poi livellata come se sotto non ci fosse niente. In tal modo la vita della vestale (personificazione della fiamma sacra di Estia) che cessava di impersonare la dea veniva spenta, gettandovi sopra la terra, come si fa per spegnere la brace ancora ardente nel focolare.
A differenza delle altre divinità, Estia (Vesta) non era nota per i miti e le rappresentazioni che la riguardavano: la sua importanza stava nei rituali simbolizzati dal fuoco.
Perché una casa diventasse un focolare, era necessaria la sua presenza. Quando una coppia si sposava, la madre della sposa accendeva una torcia sul proprio focolare domestico e la portava agli sposi, nella nuova casa, perché accendessero il loro primo focolare. Questo atto consacrava la nuova dimora.
Dopo la nascita di un figlio, aveva luogo un secondo rituale estiano. Quando il neonato aveva cinque giorni, veniva fatto girare intorno al focolare, come simbolo della sua ammissione nella famiglia.
Allo stesso modo, ogni città-stato greca, nell' edificio principale, aveva un focolare comune dove ardeva un fuoco sacro. E in Ogni nuova comunità che veniva fondata si portava il fuoco sacro dalla città di origine per accenderlo nella nuova.
Così, ogni volta che una coppia o una comunità si accingevano a fondare una nuova sede, Estia li seguiva come fuoco sacro, collegando la vecchia residenza con la nuova, forse come simbolo di continuità e di interdipendenza, di coscienza condivisa e d'identità comune.
Rituale nel fuoco del Crogiuolo
Il fuoco nel crogiolo sta a significare il fuoco di libertà che arde dentro al cuore degli uomini, di ogni singolo uomo che si è contrapposto all’orrore cristiano nel corso di tutti i secoli. C’è sempre stato qualcuno che ha tenuto accesa la fiamma anche nei momenti più bui dell’esistenza. Tutti gli Esseri Umani che si sono opposti all’orrore cristiano erano dei Prometeo che alimentavano la fiamma della conoscenza dentro loro stessi. Con questa fiamma accendevano la libertà nelle condizioni culturali che trovavano. Questo è il significato del piccolo fuoco.
Ogni popolo saccheggiato, ogni eretico incarcerato o bruciato; ogni strega incarcerata o bruciata; ogni filosofo o amante della vita incarcerato o bruciato era un Prometeo.
Qualche volta succedeva che le fiamme dei Prometeo diventavano fiamme di molti Prometeo e allora le piccole fiamme diventavano grandi fiamme.
Quando vennero spenti i fuochi di Vesta e di Perkunas le persone cessarono di guardare verso il cielo e guardarono nei sentimenti delle persone, là dove il fuoco si era nascosto.
Quando, con gli Inni, le persone ricordano, allora i fuochi si riaccendono e le persone possono guardare il tempo che viene loro incontro consapevoli del tempo che è passato.
E allora si può fare festa e dividere i fuochi per il passaggio
Esecuzione rituale nel fuoco del Crogiuolo
L’officiante accende il piccolo fuoco nel crogiolo dando il via al rito.
Gli astanti:
Sono collocati attorno al fuoco centrale.
I lettori degli Inni:
Sono collocati attorno al fuoco centrale dentro al cerchio degli astanti, vicino alla catasta di legna.
L’accensione del fuoco nel Crogiolo da il via agli Inni che vengono letti in sequenza.
Quando tutti hanno letto le persone in fila dietro al primo lettore degli Inni accendono un ramo e le torce nel fuoco piccolo, si predispongono attorno al fuoco grande e lo accendono contemporaneamente.
Il cerchio per chiamare le forze del mondo viene fatto fintanto che le fiamme si alzano nel fuoco centrale. La chiamata viene fatta con tamburi e suoni.
Quando le fiamme sono al massimo ci si allontana in quanto il rito collettivo è finito.
Inno alla dea Vesta
Vesta è come la Terra: al di sotto di entrambe v’è il fuoco perenne:
La Terra e il fuoco simboleggiano infatti la propria dimora.
Tu per Vesta non intendere altro che la viva fiamma
Vedi che dalla fiamma non è mai nato alcun corpo.
Ma è il fuoco ad animare il corpo,
Passione e volontà che dal corpo nascono;
Ma è il fuoco che riscalda
quel crogiolo di vita che la terra diviene
quando Giunone, sorella di Vesta, Natura imponente
su di essa si stende e ne fa la sua sede.
Vesta come la Terra: il mio corpo sia questa terra
Vesta è il fuoco: il mio cuore arda di questo fuoco.
Che io possa essere il mio focolare, la mia casa, il mio rifugio
Riaccendendo giorno dopo giorno
E mantenendola viva e scoppiettante
La Vesta che nel mio cuore risiede.
Il fuoco di Vesta ardeva a Roma eternamente
Adesso bruci nel mio cuore ininterrottamente,
là dove nessun Teodosio assassino
arrivi mai a spegnerlo
finché la mia volontà ne sarà la legna
e come Vesta si conservi per i sentieri della vita.
Il 10 Giugno si celebra la Festa della Quercia, albero sacro soprattutto per i celti che gli hanno dedicato un periodo dell'anno, presentel nel Calendario Celtico degli Alberi.
Nel calendario arboreo Ogham la quercia è chiamata duir, contraddistingue il periodo che va dal 10 giugno al 7 luglio, il dio che lo governa è il
Dagda, l’animale druidico lo
scricciolo, gli aggettivi chiave di chi è nato sotto questo segno: entusiasta, ottimista, determinato, regale.
Il ramo di quercia era per i romani simbolo di virtù, forza, coraggio, dignità e perseveranza. Esso è sempre stato il simbolo della forza, della virilità e del valore in campo militare, come il ramo d'ulivo è simbolo della pace.
La Quercia, DuirLa quercia è un albero solare associato alla festa di Lughnasadh, la festa della luce, la festa regale che corrisponde al nostro primo Agosto. Ad essa è attribuito il simbolo della forza , della protezione e dell’energia cosmica.
Il suo legno è il combustibile scelto per i fuochi sacri.
La quercia è il segno visibile agli uomini della presenza degli spiriti della vita e della crescita.
La longevità e l’imponenza della quercia, insieme ai suoi tanti doni offerti all’uomo e agli animali, non poteva che ispirare agli Antichi grande rispetto, tanto da considerarla la presenza del divino in terra. Per i Celti era l’albero degli alberi, poiché le sue alte fronde toccavano il cielo e le sue radici penetravano nella profondità del terreno. Alcuni studiosi affermano che la quercia era, per questo popolo, un albero cosmico, come lo era Yggdrasill, il frassino dei popoli del Nord Europa . Tuttavia molte Genti indoeuropee associarono la quercia al dio creatore, il Padre celeste che risiede in terra.
I Celti ritenevano che il mondo fosse sostenuto e alimentato da una quercia, ma credevano anche che un giorno sarebbe finito se il suo tronco, che sorreggeva il cielo, si fosse spezzato.
Stradone è certo che il culto di questi alberi fosse molto antico presso i Celti e riteneva che lo avessero portato con loro durante la lunga migrazione. Ci riferisce infatti che, nel III secolo a.C., alcune tribù che si stabilirono in Asia Minore ( i Galati ), costituirono una confederazione governata da un “senato” e da “un’assemblea popolare” che si riuniva in un santuario comune detto Dunemeton, cioè boschetto sacro di querce. Questa testimonianza ci dice anche che per le decisioni importanti si sceglievano luoghi sacri, dove il “padre celeste” consigliava i sacerdoti e i re, guidava le scelte e quello che era approvato era una promessa davanti agli dei e agli uomini. Per la stessa ragione, ai piedi di una quercia, i druidi amministravano la giustizia, i riti religiosi e divinatori. Questi ultimi, in particolare, erano considerati ancor più sacri, se l’officiante aveva mangiato alcune ghiande prima del rito perché attraverso il frutto dell’albero, provenivano le emanazioni divine utili per interrogare il futuro e comprenderlo attraverso i segni.
Il culto della quercia comunque era diffuso in gran parte d’Europa e si protrasse fino all’avvento del Medio Evo. Ne abbiamo documentazione attraverso gli autori antichi come Plauto che in un brano dell’Aulularia, parla di querce sacre in Gallia e Claudiano ( IV sec. d.C. ) che riferisce di un bosco sacro nella Selva Ercinia, nel quale era reso un antico culto ad una quercia molto vecchia. Anche i Romani furono sensibili alla maestosità de questi alberi ai quali attribuivano un valore quasi eroico per la loro grande resistenza e “impavidità” difronte alle tempeste. Con le foglie infatti preparavano corone commemorative o celebrative per coloro che si erano distinti in senso civico o avevano dimostrato particolare coraggio in battaglia.
Nel calendario Arbolicolo dei CeltiIl culto degli alberi è stato una parte importante della cultura dei Celti e, nonostante non esistano testi ufficiali che documentino questo aspetto, molti testi riportano o accennano questo calendario. Esso è il prodotto di studi di uno scrittore Robert Graves (1895 – 1986 ), il quale negli ani ’50 ha condotto le prime indagini circa antiche tradizioni. Egli è pervenuto alla conclusione che i Celti avessero un calendario di 13 mesi, basato sulle fasi lunari e che ogni mese avesse 28 giorni; i mesi erano associati a 13 alberi, le cui lettere iniziali del nome coincidevano con quelli delle piante. Gli alberi erano abbinati a quel tal periodo secondo le funzioni vitali che si manifestano in una correlazione stretta fra stagione e vegetazione. Graves riteneva anche, che la lettera iniziale dell’albero, fosse un ogam, una segno magico dell’alfabeto di cui esistono vari frammenti epigrafici datati fra in IV e il VII secolo d.C. ritrovati in Irlanda, Scozia, Galles e Inghilterra.
Tuttavia quest’ultima considerazione sembra non avere corrispondenza con il calendario di Coligny, datato II secolo d.C. e ritrovato in Francia.
La Quercia in naturaPochi boschi sono ricchi di vita come un querceto ad alto fusto. L’aperta cupola delle querce consente che molta luce raggiunga il suolo della foresta: le sue foglie marciscono in fretta dopo la caduta concimando il terreno e consentendo la crescita di altri alberi o arbusti, specie frassini, noccioli, cornioli, e una grande varietà di piante erbacee. La quercia non è mai sola, il suo tronco ricco di pieghe e le sue radici a forma di archi offrono generosamente rifugio agli animaletti suoi amici anche nei mesi invernali, mentre le ghiande offrono ad essi cibo. Ospita anche insetti, fra cui le cicale, che i Greci chiamavano dryokóitai, “quelle che dormono nelle querce”.
Il suo legno è molto pregiato e viene usato nelle costruzioni e per la concia, è ottimo da ardere perché essendo compatto brucia molto lentamente, mantenendo la fiamma; viene usato tradizionalmente a Yule, per celebrare la rinascita del Sole sulla Terra, quando si fa ardere un grosso ceppo di quercia.
Nelle lingue celtiche il termine che designava la quercia significava porta e probabilmente anche il verbo milanese dervir, aprire, ha origini celtiche e deriva dal gallico dervo, così come i nomi dei paesi di Dervio in provincia di Como e Dergano, Derganino, in provincia di Milano.
La quercia è dunque una Porta per la Conoscenza, un passaggio tra i mondi; con travi di quercia si costruivano le soglie e i montanti delle porte, e si credeva che in questo modo il suo spirito continuasse a svolgere il ruolo di Guardiano della Porta, inoltre nel calendario celtico degli alberi il mese della quercia era quello in cui cadeva il solstizio d'estate, la Porta, appunto, per la seconda metà dell'anno e per le fate, in cui cade il giorno di San Giovanni.
Dal gallico dervo, “quercia”, sono attestati in epoca romana alcuni derivati utilizzati come nomi propri: fatis dervonibus, “fate delle querce”, a cui è dedicata un’iscrizione di Brescia e Matronis Dervonnis in un’iscrizione di Milano, apparentemente riferita alle medesime fate. Esistevano anche i nomi propri di donna Dervonia e Derva.
La farnia o quercus robur potrebbe raggiungere i duemila anni di vita, con un diametro di 10 metri, se non la si abbattesse per sfruttarne il legno durissimo usato, un tempo, per la costruzione delle navi. Per questo motivo i Romani chiamavano robur sia la quercia sia il vigore fisico e quello morale: da cui l’aggettivo robustus.
Nella creazione di Blodeuwedd “Viso di fiori” nei Mabinogion ad opera dei due dei-druidi Math e Gwydion, venne usato il fiore di quercia per dar vigore a Lleu nel fare l'amore e per dar loro molti bambini.
Vedo la quercia come l'albero "che genera", l’albero dell'unione del principio femminile con quello maschile.
Del resto la stessa pianta porta sia i fiori maschili che quelli femminili. I fiori maschili sono riuniti in amenti di colore giallo, quelli femminili sono di colore verde.
La Ghianda il Frutto.Il suo frutto, la ghianda, è considerato seme della scienza divina e per questo tenuto in grande considerazione dai druidi, rappresenta la potenzialità del divenire. Poiché è l'albero del solstizio estivo, il suo legno viene bruciato come ceppo natalizio insieme a carbone dell'anno precedente, in sosituzione della fiamma solare. Da una quercia zampilla la fonte dell'eterna giovinezza: questo perché la quercia restituisce più energia di quanta ne riceva dall'universo, riequilibrando così con le sue vibrazioni qualsiasi mancanza di energia.
La ghianda è anche vista come l'organo riproduttivo del dio Zeus, che affondando nel grembo della madre terra, fa nascere un nuovo albero.
Per questo motivo nell'antichità si pensava che la ghianda avesse poteri fecondatrivi, anzi afrosidiaci.
Divinazione con le Ghiande di Quercia Questa tecnica divinatoria è in uso nei paesi britannici, una delle tante eredità lasciate dalla tradizione druidica e ancora praticata dai moderni druidi e dalle streghe. Tutto quel che vi occorre sono un calderone colmo d’ acqua e una manciata di ghiande. Mettete 1 ghianda per ogni domanda nel calderone e lasciatevele per una notte. Se l’ indomani sono affondate indicano che la risposta è affermativa. Mentre se restano a galleggiare è indice di un responso negativo.
La Luna di Duir è il punto intermedio dell'anno lunare, e ci conduce al punto più alto dell'anno solare. Come una grossa crisi a metà della vita, o il cedimento a metà di un film o un libro mal scritto, i punti intermedi ci inducono a riflettere sul cammino che abbiamo percorso e sulla direzione che intendiamo prendere.
Utilizzate il potere della Luna di Duir per rinnovare l'impegno verso le vostre divinità e il vostro percorso spirituale. Per questo rito, vi servono tre ghiande e sei candele. Alla luce della Luna, caricate le tre ghiande che rappresentano il vostro corpo, mente e spirito. Accendete le candele, che rappresentano le sei lune rimanenti dell'anno lunare. Invocate le vostre Dee e rinnovate la vostra consacrazione a esse e l'impegno a servirle. Chiedete la forza necessaria per continuare il cammino a cui esse presiedono, o per ritornare sulla strada giusta se avete commesso degli errori. Seppellite le ghiande per simboleggiare che state "piantando" il vostro rinnovato impegno.È uno degli alberi più maestosi della nostra flora. Il legno della farnia, pesante e durevole, è fra i più pregiati e viene utilizzato per ogni sorta di lavoro. Può vivere oltre 2.000 anni e raggiungere enormi dimensioni. La Major Oak, che vive nella famosa foresta di Sherwood ha una circonferenza di quasi 20 metri e supera i 40 metri di altezza. La corteccia delle querce era usata dai popoli celti come fonte di tannino, sostanza usata per la concia delle pelli. Dopo averle ammorbidite in una fossa di calce ed aver rimosso peli e residui di carne, le pelli venivano immerse in bagni di tannino ossia di corteccia di querce schiacciate ed acqua. Il cuoio che ne risultava veniva poi sciacquato e lasciato asciugare.
La corteccia di quercia veniva utilizzata anche in medicina come astringente e tonico ed anche come antiveleno in caso di morsi di serpi.
Parola chiave: potere
Resistente e protettiva, la quercia è la regina delle piante celtiche dove dimorano gli dei del cielo. Per questo le navi, le porte e gli scudi dovevano essere fatti di quercia. Anche la ghianda, considerata seme della scienza divina, aveva funzioni magiche come cibo rituale per i Druidi.
Personalità dei nati sotto il segno della QuerciaTranquillo e determinato, il temperamento del nato sotto il segno della quercia non si scompone mai. Sarebbe un ottimo leader se soltanto attenuasse la sua rigidità. Teme il cambiamento, rendendo invece al meglio in condizioni stabili. Ama avventure erotiche brucianti, ben distinte dai legami familiari ritenuti sacri ed intoccabili.
Giorno di San Vito - 14 GiugnoSegnalatore del tempo. San Vito era probabilmente una versione cristiana del Dio Vidar, figlio di Odino
Se il Giorno di San Vito piovoso sarà
Trenta giorni di fila pioverà.
15 Giugno festa di BaldurIl 15 Giugno di festeggia il dio Norreno Baldr (Baldur) dio di luce, e si ricorda la sua triste leggenda, secondo la quela Loki lo uccise con un ramo di Vischio.
Baldur Re della Quercia?In Scandinavia il falò del Solstizio era il "fuoco di Baldur". Baldur, figlio di Odino, era il giovane dio che veniva ucciso nel fiore degli anni e probabilmente nell'antichità si sacrificavano uomini per rappresentarne la morte. Forse Baldur era uno spirito della vegetazione, lo spirito della quercia celebrato da alcuni miti nordici e celtici. Infatti, le leggende narrano di una lotta eterna tra due opposte divinità, il Re della Quercia e il Re dell'Agrifoglio, dove il primo rappresenta il Dio dell'anno crescente (cioè della metà dell'anno in cui la luce solare prevale sulle tenebre notturne) e il secondo raffigura il Dio dell'anno calante (la metà dell'anno in cui la notte prevale sul giorno).
Se in inverno era il Re dell'Agrifoglio a soccombere, a Litha-Casmaran era il Re della Quercia a dover cedere di fronte all'avversario. E questo spiega perche i fuochi solstiziali erano alimentati con legno di quercia... la quercia fiorisce intorno a Casmaran e segna il passaggio tra anno crescente e anno calante.
La morte estiva del Re della Quercia aveva varie forme: bruciato vivo, accecato con un ramo di vischio o crocifisso su una croce a T.
Non a caso la Festa di Baldur cade il giorno dopo della Festa della Quercia nel Calendario Pagano delle Festività.
La Leggenda di Baldur (Baldr)Balder, dio della luce, era tormentato dagli incubi. Pur sapendo di essere amato da tutti per la sua bontà e la sua bellezza, ogni notte sognava che qualcuno stesse per ucciderlo.
Il padre Odino, dio della guerra, era preoccupato. Così, in groppa al suo cavallo dalle otto zampe, si reco’ a Niflheim, la terra dei morti, dove c'era la tomba di Volva, la veggente che conosceva i segreti del futuro. Odino, con le sue arti magiche, la costrinse a uscire dalla tomba e la interrogò. «Presto per Balder si mescerà birra e idromele» rispose Volva, volendo significare che il dio sarebbe morto. Odino domandò come sarebbe avvenuto e Volva disse: «Sarà Hoder, il dio cieco, a ucciderlo».
Ritornato tra gli dei, Odino informò la moglie Frigg (1) del destino che attendeva il figlio. Frigg partì subito per un lungo viaggio, attraversando tutti i paesi del mondo. A ogni cosa che incontrava faceva giurare di non fare mai del male a Balder.
Giurarono tutti: l'aria e l'acqua, la terra e il fuoco, le piante, gli animali e le pietre. Solo la pianticella del vischio non giurò. Frigg, infatti, l'aveva ritenuta troppo debole e innocua per costituire un pericolo.
In questo modo Balder divenne invulnerabile e ciò fu per gli déi un'occasione di divertimento. Gli tiravano sassi e frecce, lo trafiggevano con le lance, lo colpivano con le spade... Ma nulla poteva ferire il giovane Balder. Solo Loki, dio della distruzione, non partecipava. Egli amava gli scherzi crudeli e quel gioco innocuo non lo divertiva affatto. Così, mutate le sue sembianze in quelle di una vecchia, si recò da Frigg e con l'inganno venne a sapere dalla dea che il vischio non aveva giurato. Allora andò nel bosco e ne prese un ramo che cresceva sul fusto di un melo. Con esso costruì un bastoncino dalla punta affilata, quindi si recò all'assemblea degli dei. Come al solito gli dei erano impegnati nel gioco di colpire Balder. Loki si avvicinò al cieco Holder e gli porse il bastoncino di vischio. «Prova a colpire Balder con questo» gli disse. Hoder replicò: «Come posso colpirlo se neppure lo vedo?» Ma Loki lo rassicurò: «Non temere, guiderò io la tua mano». Hoder lanciò il bastoncino e colpi Balder.
Il vischio penetrò nelle sue carni e lo uccise.
Tratto da
"Miti e leggende di tutti i tempi" editore HAPPY BOOKSNarra la leggenda che Balder, morendo, cadde su un cespuglio di agrifoglio, spruzzandolo di sangue, mentre le lacrime di Frigg si trasformarono in perle che rimasero per sempre ad ornare la pianta del vischio.
(1) Frija, Freya, chiamata anche Frigg nella mitologia scandinava.
È la moglie di Wotan - Odino. Protettrice dell’amore, dell’unione sessuale e della fertilità.
Il suo nome sopravvive in inglese nel termine Friday (Frigg’s-day).
Interpretazione del mito di BaldrIl mito di Baldr è stato variamente interpretato. C'è chi lo ha visto come un mito legato al ciclo annuale del tempo, che si tratti dell'accorciarsi delle giornate o del ritorno della fertilità. In tal senso la morte di Baldr troverebbe analoghi in area mediterranea e mesopotamica, nelle figure di Attis, Tammuz, Adone, Osiride, Orfeo. È da notare tuttavia che Baldr in quanto tale non presenta i tratti precisi di un dio della fertilità e, inoltre, non è previsto per lui un ritorno stagionale dal regno dei morti se non successivamente al Ragnarök, cioè alla fine di questo mondo. Delle analogie piuttosto precise sono state invece trovate nel dio finlandese Lemminkäinen, ucciso da un mandriano cieco armato di una semplice canna, arma all'apparenza inoffensiva come il vischio di Höðr.
C'è chi ha visto la morte di Baldr come un tipico sacrificio odinico. Non era insolito che Odino facesse uccidere tramite sacrificio rituale i guerrieri che desiderava avere con sé, o sottrarre al mondo in vista di suoi scopi futuri. Baldr sarebbe quindi simile a una figura come Víkarr, mentre Höðr non sarebbe altro se non una manifestazione di Odino stesso (il quale è cieco da un occhio o, in alcuni casi, da entrambi).
Il figlio di Odino, Baldr, dio della luce, condivide con figura cristiana l'essere un dio morto e risorto, e ci sono alcune somiglianze tra i miti della loro resurrezione:
Mentre per il dio norreno interviene Hermóðr per riportarlo fra i vivi, il quale scende nell'Hel e prega l'omonima dea di lasciare libero il fratello, dopo il rifiuto di questa di aprirgli il cancello Helgrind, lo scavalca con un balzo, in modo che possa uscirne ancora vivo[1], in maniera simile, anche Gesù, nei tre giorni durante i quali il suo corpo era nel Sepolcro, andò nell'Inferno a liberare le anime dei giusti, che erano confinate lì poiché seguivano la vecchia alleanza, le porte del regno dove dimora Lucifero sono chiuse, e lui le sfonda e le calpesta, oltrepassandole[2].
Il giovane Hermóðr non riesce nel suo intento e Baldr ritornerà dopo il Ragnarök per ricreare la stirpe divina. Similmente anche Gesù tornerà dopo la fine del mondo per governare su un mondo rinnovato.
Per quanto riguarda queste somiglianze non è ovviamente possibile verificare se siano semplici coincidenze o se effettivamente la figura di Baldr sia stata avvicinata (e di quanto) all'immaginario cristiano in un'epoca, quella attorno al X secolo, in cui, in area scandinava, convivevano fianco a fianco l'antico politeismo e il nuovo monoteismo.
20 Giugno- festività di AtenaIl 20 Giugno e il 4 Agosto si celebra una festa dedicata ad una delle piu importanti dee greche, Atena.
La Dea, identificata con la romana Minerva, è figlia di Zeus e di Meti. Zeus divorò la povera Meti quando questa era incinta di Atena, consigliato da Urano e Gaia i quali gli rivelarono che se Meti avesse messo al mondo una figlia, da questa sarebbe poi nato un figlio che gli avrebbe tolto il comando del cielo. Zeus si accollò il compito di portare lui stesso a termine la gestazione. Quando giunse l'ora del parto, si fece aiutare da Efesto, che effettuò quello che si potrebbe chiamare un taglio cesareo del tutto particolare: infatti, con un colpo di ascia ben assestato, fece uscire Atena dalla testa di Zeus. La dea, che era già adulta e ben armata, appena nata lanciò un urlo di guerra che risuonò su tutta la terra. Atena è considerata la dea della guerra ma, a differenza di Ares, violento e sanguinario, essa pretende dai suoi protetti (tra cui Ulisse, Ercole, Achille e Giasone) non la bruta forza fisica ma azioni, frutto di riflessioni e di ragionamenti tattici. Non a caso è considerata nel mondo greco anche la dea della ragione. Il nome della madre, Meti, infatti, è traducibile con la parola "senno". Il fatto che sia proprio Atena ad affrontare e a battere Ares, sottolinea che, spesso, la riflessione e la ragione hanno il sopravvento sulla forza bruta.
Atena è anche la protettrice dei tessitori e delle ricamatrici, ma il suo ruolo di dea guerriera è quello prevalente. E’ rappresentata con l’elmo in testa, armata di lancia e scudo e vestita con l'egida (una specie di corazza di pelle di capra). Sul suo scudo la dea mise la testa di Medusa, la gorgona che aveva il potere di tramutare in pietra chiunque osasse guardarla negli occhi e che fu uccisa da Perseo.
Gli epiteti di Atena erano innumerevoli, ma il più diffuso era quello di Pallade (colei che lancia l'asta). Con questo epiteto, la dea assumeva caratteristiche simili a quelle di Demetra, essendo considerata anche protettrice dei campi e dell'agricoltura. Ad Atene il suo culto fu secondo solo a quello di Zeus, e a lei fu dedicato il Partenone.
Ad Atena è attribuita l'invenzione dell'olio di oliva ed anche l'introduzione dell'ulivo in Grecia. Il suo animale preferito è la civetta. Non a caso, ciò che caratterizza la civetta, rispetto agli altri animali, è proprio l'occhio grande e splendente; ed è, infatti, negli occhi azzurri della civetta che si riflette una delle caratteristiche di Atena considerata la dea della chiarezza e chiamata “dea dagli occhi glauchi” cioè “dea dagli occhi azzurri”. Nella lingua greca, le parole civetta e azzurro hanno un suono simile (glaux = civetta, glaucos = azzurro).
Atena rimase vergine e, tuttavia, le viene attribuito un figlio, che avrebbe avuto da Efesto nel seguente modo: era andata a procurarsi delle armi da Efesto, esperto fabbro che utilizzava i vulcani come officine. Questi, abbandonato da Afrodite dopo aver scoperto la tresca con Ares, s’innamorò di Atena; la dea, però, non ne voleva sapere del brutto Efesto che, deciso ormai a possederla, nonostante fosse zoppo, incominciò ad inseguirla, la raggiunse e la prese tra le braccia. Ma era tanto il suo desiderio che, soffrendo, forse, di eiaculazione precoce, bagnò con il suo seme una gamba della dea. Atena, un pochettino disgustata, si asciugò con della lana che poi lanciò per terra inzuppata dal seme di Efesto. Dalla terra, fecondata in modo così poco romantico, nacque Erittonio che la dea considerò proprio figlio, lo rinchiuse in un cofano, sotto la custodia di un serpente, e lo affidò ad Aglauro, la figlia del re d'Atene.
Le feste in Onore della dea erano molte. Particolarmente interessanti erano le Panatenèe che si svolgevano ad Atene ogni anno, sostituite, ogni quattro anni, dalle grandi Panatenèe. Si narra che queste feste fossero state istituite da Erittonio, il figlio di Atena. Durante i festeggiamenti si svolgevano varie attività sportive. Un esercizio del tutto particolare consisteva nello scendere e risalire velocemente su un carro in corsa indossando un’armatura. Alla fine della festa si svolgeva una cerimonia notturna in cui, con una solenne processione verso l'Acropoli, veniva offerta ad Atena una veste femminile molto preziosa. Un'altra festa, celebrata ad Atene era chiamata Arreforie, dedicata ad Atena Pallade. Durante il suo svolgimento, la sacerdotessa di Atena consegnava degli oggetti sacri e misteriosi a delle ragazzine di nobili famiglie chiamate “Arrefore” (“portatrici di oggetti dei quali non si può parlare”), che avevano il compito di portarli, a notte fonda, nel sotterraneo di Afrodite degli orti.
Forse gli oggetti sacri erano dei simboli di fecondità a forma di genitali. Ciò si potrebbe dedurre dal fatto che una delle cerimonie che si svolgevano durante le Tesmoforie dedicate a Demetra e Persefone e a cui partecipavano solo donne maritate, consisteva proprio nel portare in corteo alle dee degli oggetti di pasta a forma di genitali, come auspicio per la fertilità dei campi.
Sempre ad Atene si celebravano le Plintèrie, feste di purificazione in cui veniva lavato in mare il simulacro della dea.
PanateneeLe Panatenee erano la festa religiosa più importante dell'antica Atene, in onore della divinità protettrice della città, Atena (con l'appellativo di Poliàs, Poliade). Si tenevano il giorno della nascita della dea (il 28 del mese di Ecatombeone, corrispondente alla fine di luglio) e vi partecipavano tutti i cittadini liberi, comprese le donne.
Secondo la tradizione erano state istituite da Erittonio mitico re di Atene, o da Teseo, per celebrare il sinecismo dell'Attica sotto Atene.
Nel 556 a.C. Pisistrato riorganizzò la festa ed istituì ogni quattro anni, nel terzo anno dell'Olimpiade, le "Grandi Panatenee", di durata maggiore, che compresero anche i giochi panatenaici, con competizioni artistiche e sportive.
La processione panatenaica, che avveniva solo in onore delle Grandi Panatenee, portava il dono di un peplo tessuto dalle ateniesi nobili (Ergastìne) e ricamato con episodi della Gigantomachia.
La processione si radunava prima dell'alba nei pressi della porta del Dipylon, attraversava l'agorà e giungeva all'Acropoli, dove potevano entrare solo i cittadini ateniesi. La processione passava quindi davanti al Partenone e si fermava al grande altare di Atena.
Il rito comprendeva sacrifici, tra cui un'ecatombe.
La processione è raffigurata nel fregio disposto sui muri esterni della cella del Partenone, scolpito da Fidia e dai suoi aiuti. Vi sono rappresentati alla partenza gli ipparchi e il keryx o araldo, gruppi di cavalieri che si stanno preparando o sono colti in corsa per la gara che si svolgeva durante la processione. A questi seguono le quadrighe, tra le quali si svolgeva pure una gara, nell'ultimo tratto della quale un oplita con armatura doveva scendere e correre a fianco del carro in accordo con l'andatura dei cavalli. Segue quindi la processione vera e propria (pompé) con gli animali per i sacrifici, portatori di offerte, suonatori e le canefore che portavano il peplo e vasi per libagioni.
Inno ad AtenaComincerò a cantare Pallade Atena, la gloriosa dea
dagli occhi splendenti, ingegnosa, dal cuore inflessibile,
vergine casta, intrepida signora dell'acropoli,
Tritogenia; il saggio Zeus la generò da solo,
dal suo capo venerabile, rivestita già delle armi di guerra
dorate e lucenti. Tutti gli immortali si stupirono
a questa vista: essa balzò fuori rapidamente
dal capo immortale, agitando un giavellotto acuto
davanti a Zeus Egioco. Il vasto Olimpo sussultò
cupamente sotto l'urto della dea dagli occhi splendenti,
la terra emise un grido terribile, il mare si sconvolse,
gonfiandosi con flutti spumanti. Poi d'improvviso le onde
si fermarono, il luminoso figlio di Iperione arrestò
lungamente i veloci cavalli, fino a quando la vergine
Pallade Atena ebbe tolto dalle spalle immortali
le armi divine: né gioì il saggio Zeus.
Così ti saluto, figlia di Zeus Egioco:
io canterò te e anche un'altra canzone: la canzone della mia vita!
Nell'Uscita dell'Anima verso la Luce del Giorno viene ribadito il principio, in forma Egiziana, dell'Inno Omerico ad Atena. Solo che qui si tratta di un individuo che pretende di essere riconosciuto come DIO e continuare nella propria sequenza dei mutamenti e rivendica, davanti all'infinito, quanto egli ha manifestato, quanto egli ha rappresentato, quanto egli ha meritato nel corso della sua esistenza. Si tratta della qualità del giavellotto di Atena. Il giavellotto con cui Atena minaccia Zeus altro non è che la somma di tutti gli sforzi strategici che gli Esseri, figli di Hera, hanno fatto nella loro esistenza. Ed è con quel patrimonio di Potere che un Essere Umano ha costruito nel corso della sua esistenza il giavellotto con cui minacciare gli DEI. O la determinazione con cui si presenta l'Essere Umano il cui corpo fisico muore e il corpo luminoso pretende di essere accolto nel nuovo mondo: non sono forse un insieme di principi che dovremmo SEMPRE tenere presente come Pagani Politeisti?
21 – 23 Giugno, Litha, Solstizio d’estate, Grande Sabba della Terra, Festa della Natura, Giorno dell’Erica, Festa di Giano.Intorno al 21 giugno il sole celebra il suo trionfo, in quello che è il giorno più lungo dell'anno, ma che allo stesso tempo, rappresenta l'inizio del suo declino.
Infatti, dopo il Solstizio d'Estate, le giornate iniziano lentamente ma inesorabilmente ad accorciarsi fino al solstizio d'inverno, in quella che è la fase "calante" dell'anno.
Solstizio deriva dal latino solstat, "il sole si ferma", e, infatti, pare quasi che il sole indugi un po' in questa posizione prima di riprendere il suo cammino discendente. Il sole raggiunge la sua massima declinazione positiva rispetto all'equatore celeste, per poi riprendere il cammino inverso: inizia l'estate astronomica.
E' tempo in cui possiamo ricevere il massimo della potenza solare: la mistica forza che unisce cielo e terra è ora più forte.
Questa verità era conosciuta dagli antichi popoli che pare fossero a conoscenza del fatto che le "ley lines", le misteriose linee energetiche che solcano la superficie terrestre aumentano la loro carica energetica tramite la potenza solare. Anche monumenti come menhir, dolmen e cerchi di pietre erano forse focalizzatori artificiali del sistema energetico terrestre.
I cristalli possono essere potentemente caricati al solstizio e siccome il granito dei megaliti di Stonehenge contiene una grande quantità di quarzo, questo cerchio si attiva al Solstizio, generando un forte campo energetico. Non a caso la cerimonia del Solstizio d'Estate è la festa più elaborata e più famosa compiuta dai moderni ordini druidici, che la celebrano ogni anno appunto a Stonehenge (nel 1999 sono ripresi i rituali dopo una sospensione di dieci anni decretata nel 1988 dalle autorità britanniche per motivi di ordine pubblico).
Il Neo-Druidismo chiama il Solstizio d'Estate Alban Heruin, "Luce della riva". Infatti, la festa è al centro dell'anno, al suo volgere, così come la spiaggia è il luogo d'incontro di mare e di terra dove i due confini si uniscono. Nelle tradizioni antiche la "terra" era la zona astronomica al di sopra dell'equatore celeste e l' "acqua" quella inferiore. Il sole trovandosi nel loro punto d'incontro è come sulla riva del mare.
Mazzetti di erbe collocati sotto il cuscino favoriscono i sogni divinatori: le erbe giocano un ruolo di primo piano nelle tradizioni solstiziali e di San Giovanni. Si raccolgono piante aromatiche da bruciare sui falò solstiziali, piante che danno poco fumo e hanno un buon aroma, come timo, ruta, maggiorana. È comune credenza che moltissime piante raccolte in quest'epoca abbiano poteri quasi miracolosi.
Il vischio è una pianta solstiziale molto importante nella tradizione celtica: secondo lo scrittore romano Plinio pare che gli antichi Druidi raccogliessero questa pianta con un falcetto d'oro, strumento che univa la forma lunare al metallo solare. I rami di vischio al Solstizio d'Estate assumono un aspetto dorato, il famoso Ramo d'Oro dei miti.
Il sambuco tagliato la vigilia del Solstizio, sanguina nelle leggende britanniche.
Il seme di felce permetteva di trovare tesori nascosti, mentre il leggendario fiore di felce (che non esiste, al pari del seme, in quanto la felce è una pianta pteridofita, cioè che si riproduce tramite spore) rendeva invisibili i suoi fortunati raccoglitori.
In tutti i paesi europei si raccolgono erbe ritenendole impregnate di miracolose virtù: la verbena porta prosperità, mentre l'artemisia sacra ad Artemide sorella di Apollo, protegge dal malocchio.
Si riteneva in particolare che l'energia solare si raccogliesse in fiori come la calendula o l'iperico, la miracolosa "erba di San Giovanni".
Proprio tutte queste virtù magiche che terapeutiche attribuite alle piante, spiegano l'abbondare di leggende riguardanti coloro che più di ogni altra persona conoscevano le erbe magiche: le streghe.
L'usanza antica di certe donne di recarsi nude a raccogliere erbe ricorda antichi riti in cui le donne andavano nude nei campi per propiziare il raccolto, spesso danzando. Forse dietro le storie dei raduni di incantatrici e di fattucchiere nella notte di mezza estate, si cela anche il ricordo dei riti solstiziali celtico-germanici intorno ad un albero (il noce di Benevento!) o delle feste licenziose in onore della dea Fortuna nell'antica Roma che si tenevano appunto il 24 giugno: ricchi e poveri, liberi e schiavi, accorreva ai templi, banchettava e danzava.
Fortuna è la Dea della casualità assoluta, del caos benefico e rigeneratore. La somiglianza di queste feste con i Saturnali del Solstizio d'Inverno fanno del Solstizio Estivo una sorta di capodanno o di carnevale, un periodo "caotico" in cui il cosmo si rinnova e si ricrea, con conseguente rimescolamento dei ruoli sociali e capovolgimento delle norme morali. In questo benefico caos assumono rilievo i due elementi primordiali del fuoco e dell'acqua, contrapposti ma pur sempre complementari, dove il primo simboleggia i poteri della divinità maschile e la seconda quelli della divinità femminile (o, se si preferisce il Sole e la Luna).
L'acqua del Solstizio è direttamente collegata alla luna e al segno del Cancro: significativamente il glifo di questo segno zodiacale è composto da due segni spiraliformi che si oppongono in un simbolo simile allo Yin-Yang orientale, forse indicanti le due metà dell'anno che ora si incontrano.
Nelle celebrazioni solstiziali l'acqua è rappresentata dalla rugiada o "guazza di San Giovanni", cui sono attribuiti poteri miracolosi: fare ricrescere i capelli, ringiovanire la pelle o addirittura propiziare la fertilità. Non era raro che molte giovani donne si bagnassero nude nei prati con la magica rugiada la notte di San Giovanni.
Il fuoco viene simboleggiato dai falò accesi un po' ovunque in Europa nella notte solstiziale. Sono simboli solari e accenderli significa rafforzare l'energia dell'astro che d'ora in avanti va declinando. Un'altra interpretazione esalta il loro valore purificatorio, con cui vengono scacciati gli spiriti maligni e le malattie. Non bisogna dimenticare infatti che in questo periodo caotico, di "passaggio", così come gli esseri umani hanno libero accesso a regni e poteri soprannaturali, così anche le entità malefiche possono vagare indisturbate per il nostro mondo.
Nel folklore nord-europeo la vigilia di San Giovanni è una delle tre "notti degli spiriti" insieme alle vigilie di Calendimaggio e di Hallowee'en/Samhain. Ad ogni modo tutte le tradizioni popolari europee vedono l'accensione di fuochi sulle colline, processioni notturne con fiaccole e ruote infuocate gettate lungo i pendii.
Si danza intorno ai falò e si salta sulle fiamme quando queste si abbassano.
In Scandinavia il falò del Solstizio era il "fuoco di Baldur". Baldur, figlio di Odino, era il giovane dio che veniva ucciso nel fiore degli anni e probabilmente nell'antichità si sacrificavano uomini per rappresentarne la morte. Forse Baldur era uno spirito della vegetazione, lo spirito della quercia celebrato da alcuni miti nordici e celtici. Infatti, le leggende narrano di una lotta eterna tra due opposte divinità, il Re della Quercia e il Re dell'Agrifoglio, dove il primo rappresenta il Dio dell'anno crescente (cioè della metà dell'anno in cui la luce solare prevale sulle tenebre notturne) e il secondo raffigura il Dio dell'anno calante (la metà dell'anno in cui la notte prevale sul giorno).
Se in inverno era il Re dell'Agrifoglio a soccombere, a Litha-Casmaran era il Re della Quercia a dover cedere di fronte all'avversario. E questo spiega perche i fuochi solstiziali erano alimentati con legno di quercia... la quercia fiorisce intorno a Casmaran e segna il passaggio tra anno crescente e anno calante.
La morte estiva del Re della Quercia aveva varie forme: bruciato vivo, accecato con un ramo di vischio o crocifisso su una croce a T.
L'idea di due divinità o di due re che combattono eternamente tra loro appare in molte culture. Ma se nelle mitologie più antiche il signore abbattuto risorgeva ogni anno, in modo che la luce e l'oscurità regnassero in equilibrio tra loro, in tutti questi miti più tardi, probabilmente per influenza dei culti solari legati alla regalità, la vittoria dei personaggi "luminosi" è sempre definitiva e la morte di quelli “oscuri” senza appello.
Nelle leggende riguardanti il duello eterno dei due re appare spesso una figura femminile che rappresenta la Dea, la quale non combatte, non si schiera e non soccombe ma costituisce un perno immobile tra le due figure, simbolo della Morte in Vita.
Infatti, anche se ora la terra è esuberante nella sua fertilità, è pur sempre uno zenith transitorio in cui la Natura presiede alla morte del Re della Quercia e all'insediamento del suo oscuro ma necessario gemello.
Litha (dal nome della dea sassone del grano affine a Demetra e a Cerere ) rappresenta anche il ciclo agricolo incentrato sui cereali. Nelle Isole Britanniche questo ciclo venne narrato nella storia di John Barleycorn (lo spirito dell'orzo) che vive dalla semina fino al momento della sua morte ad opera della falce, ma che poi rinasce dal suo stesso seme, in un ciclo senza fine ma con momenti ben definiti, caratterizzati da celebrazioni rituali. In questo ciclo il Dio muore e discende agli inferi dove la Dea della Terra lo soccorre e lo fa rinascere.
Litha non è una festa di carattere esclusivamente maschile: nella celebrazione del Solstizio d'Estate è uso onorare sia il Dio che la Dea.
Pare che in questo periodo i culti relativi alla Dea Diana, divinità strettamente legata alla luna, entrassero in grande fermento. Ad essa ed alle altre dee lunari era associata infatti la famosa rugiada che si raccoglieva all'alba del Solstizio d'Estate, liquido dalle grandi proprietà magiche.
Celebrare Casmaran - Litha
Possiamo raccogliere le erbe del solstizio e conservarle come portafortuna. La pianta sacra del solstizio d'estate è l'iperico. L'iperico raccolto a mezzogiorno del solstizio era capace di guarire molte malattie, mentre le radici raccolte a mezzanotte cacciavano via gli spiriti maligni. L'iperico era appeso sulle porte per proteggere le abitazioni dagli spiriti malvagi, e il suo nome greco hyperikon significa appunto "proteggere" o "sconfiggere un'apparizione".
Com'è nella tradizione bruciare nove ceppi nei fuochi di Beltane, è anche costume tirare 9 tipi di erbe nel fuoco di Litha. E sono: Iperico, Ruta, Verbena, Vischio, Lavanda, Timo, Finocchio, Piantaggine e Artemisia.
In tutta Europa si traevano (e forse ancora si traggono) presagi ad opera delle ragazze nubili per sapere se si sarebbero sposate ed eventualmente acquisire indizi sull'identità del futuro sposo. Ad esempio col piombo liquefatto nelle padelle s'individuava, tramite le forme assunte dal metallo, il mestiere del futuro sposo. Altri metodi utilizzavano la chiara d'uovo versata nell'acqua o le fave sbucciate.
In Galles per trovare la propria anima gemella si camminava intorno ad una chiesa nove volte e si metteva alla fine di ogni giro un coltello nella serratura del portone, dicendo: "Qui c'è il coltello, dove è il fodero?" Il simbolismo è evidente...
Usanze logiche se si pensa che la Natura, al massimo del suo rigoglio, favorisce tutto ciò che riguarda l'amore e la fertilità.
E' il giorno delle divinazioni e delle magie domestiche, dei piccoli e grandi riti protettivi legati all'elemento fuoco.
Per celebrare Casmaran possiamo fare cose molto semplici. Ad esempio alzarci all'alba e osservare il sole che spunta, meditando sulle sue qualità e sul suo destino: la massima forza coincide con l'inizio del suo declino.
Possiamo bagnarci con la rugiada solstiziale oppure accendere un piccolo falò nel nostro giardino la vigilia del solstizio e organizzare un piccolo festino con i nostri amici.
Ma possiamo anche celebrare ritualmente questo momento con una veglia che cominci a mezzanotte, in fondo è la notte più breve dell'anno!
All'aperto si può tenere acceso un piccolo fuoco oppure si possono accendere candele rosse o dorate, meditare sui significati di questa festa, ascoltare o suonare musica, leggere poesie, magari in compagnia dei nostri amici.
Al momento dell'alba possiamo salutare il sole dicendo:
"Salute a te Sole nel giorno del tuo trionfo!"
Sentiamo l'energia solare che pervade il mondo.
Possiamo fare offerte di vino e di dolci.
La Dea che, nel suo aspetto di Fanciulla, ha incontrato il giovane Dio a Beltane, adesso è Madre, incinta, come la Terra gravida del prossimo raccolto. Lei è la Terra fertile, Lui è l'energia e il calore che la nutrono; da loro nascerà la Nuova Vita.
Il 21 di giugno è conosciuto come Solstizio d’Estate. Solstizio deriva dal latino solstat, "il sole si ferma", e, infatti, pare quasi che il sole indugi in questa posizione prima di riprendere il suo cammino discendente.
Il Solstizio è la massima apoteosi della Luce sulla terra, l’attimo carico di energie che provengono da secoli di tradizione, è un passaggio che ci porta dal predominio Lunare a quello Solare che sarà celebrato con la festa del Raccolto.
Nell'antica Grecia i due solstizi erano chiamati "porte": "Porta degli Uomini" il Solstizio d’Estate e "Porta degli Dei" il Solstizio invernale. Attraversando queste porte il Sole dava inizio alle due metà, ascendente e discendente, del percorso annuale.
Con la fase ascendente si entrava nel mondo materiale della creazione, mentre attraverso la seconda fase, discendente, si entrava nel regno divino e soprannaturale.
I solstizi sono, quindi,un confine tra il mondo spazio-tempo degli umani e l'atemporalità degli Dei. Nella tradizione romana, il Custode delle porte solstiziali era il dio Giano Bifronte (mentre oggi troviamo al suo posto i due San Giovanni).
Giano era festeggiato ai due Solstizi rappresentato con due volti, uno barbuto e l'altro giovanile o femminile a seconda delle interpretazioni. Giano rappresenta l'iniziatore, colui che ruotando sulla sua terza faccia invisibile, cioè l'asse del mondo, conduce alle due Porte Solstiziali, quindi suo è il compito di accompagnare il passaggio da uno stato all'altro.
Il Solstizio d’Estate o Porta degli Uomini è un tempo di passaggio, che si colloca come confine che separa la crescita dal declino… Midsummer, mezza-estate, lo chiamano nei paesi anglosassoni, e Shakespeare nel suo "Sogno di una notte di Mezza Estate" ne ha raffigurato l'aspetto magico, dove sogno e realtà si fondono.
Questa atmosfera di tempo fuori dal tempo, di sospensione e attesa, rende il Solstizio un momento propizio per i presagi e le pratiche divinatorie.
La magia d'amore e guarigione è specialmente adatta a questo momento dell'anno.
La notte di Litha (dal nome della dea sassone del grano affine a Demetra e a Cerere) è quando i Druidi raccolgono e uniscono le loro piante magiche e le seccano per utilizzarle in inverno. Da noi corrisponde alla magica notte di San Giovanni, in cui tradizionalmente si raccolgono l’erba di San Giovanni (Iperico), il Vischio, il Sambuco, la Verbena e l’Artemisia e si accendono i falò per celebrare e rinforzare i raggi del sole estivo.
Anche se i giorni più caldi devono ancora venire, l'estate è ormai con noi. Si ha voglia di trascorrere quanto più tempo possibile al sole e all'aria aperta.
Litha è il momento concreto della prosperità e del raccolto di ciò che è stato seminato nella nostra vita. Che si tratti di benessere materiale o di raccolto spirituale è la festa dell’abbondanza.
E' un momento adatto per concludere e portare a compimento quello che stiamo realizzando. Ed è anche tempo di gioia e di divertimento. Come celebriamo la crescita delle messi, così festeggiamo la nostra crescita interiore.
Si gioisce nel pieno flusso dell'abbondanza, nell'apogeo di luce e calore.
Litha è il momento di ricelebrare la fiammata della vita e del Sole infuocato anche attraverso la danza.
La danza è uno dei più antichi modi di celebrare e di fare rituali nel mondo: un rito sacro. Solitamente, chi danza si connette con gli spiriti per ottenere chiaroveggenza e conoscenza, comunicare e ricevere informazioni, onorare gli antichi, curare e guidare il viaggio mistico della sua anima nella danza della vita.
24 Giugno- festa di Foris
La festa del 24 giugno, era solennizzata con fuochi, falò ed altri riti un tempo collegati agli antichi culti solari giacché la festa cade nel solstizio d’estate, tempo di mietitura e con chiaro riferimento alla simbologia del fuoco e alle sue funzioni purificatrici e propiziatrici.
Virgilio nelle "Bucoliche" rievoca, in tale giorno gli Ambarvalia, antichi sacrifici resi a Cerere, la dea delle messi, durante l’antica festa romana per purificare le messi e allontanare i cattivi influssi; gli Ambarvalia consistevano nel sacrificare un maiale, una pecora e un toro dopo averli condotti, in processione, tre volte, intorno alla città.
Come nella notte di Natale anche nella notte che precede il 24 giugno, che si passa vegliando, si crede che avvengano meraviglie e prodigi tanto è vero che la notte che precede il giorno di San Giovanni è detta "la notte delle streghe": il 23 giugno, periodo in cui la luna è in fase crescente, nell’antichità si credeva che le streghe, a cavallo delle loro scope, sorvolassero la Basilica di San Giovanni per radunarsi in un grande sabba annuale.
Tra le streghe, la leggenda vuole che ci siano anche Erodiade e sua figlia Salomè condannate a vagare per il mondo su una scopa per espiare la colpa di aver fatto decapitare San Giovanni.
Chi crede alla leggenda adotta accorgimenti tali da non far entrare nelle case le cattive maliarde mettendo davanti all’uscio di casa del rosmarino, ginepro, alloro e ulivo benedetto, oppure dell’aglio come antidoto contro i malefici e come erba portafortuna e porta ricchezza o, ancora, un mazzetto di "erbe magiche" formato da iperico, artemisia, ruta, menta e salvia.
L’iperico è detto anche "erba di San Giovanni", una piantina perenne e tappezzante dai bei fiori gialli che sfregati tra le dita emettono un umore che colora la mani di rosso e perciò viene detta anche "sangue di San Giovanni"; l’artemisia, invece, avrebbe proprietà contro il malocchio; la ruta chiamata anche "erba allegra"avrebbe proprietà curative; la menta, soprattutto se bagnata dalla rugiada della notte di San Giovanni, garantirebbe lunga vita come pure la salvia.
Una tradizione che va via via scomparendo è l’usanza del piatto di lumache mangiato per evitare litigi e tradimenti
Si riteneva che i quattro cornini delle lumache potessero essere fonte di discordia e quindi correva l’obbligo di nasconderli nello stomaco per bloccare tale rovinosa opportunità e poiché il piatto di lumache è piuttosto pesante accompagnarlo, per migliorarne la digeribilità, con un buon bicchiere di vino bianco, frizzantino e fresco è l’ideale.
La Festa nel Paganesimo
E' uno dei sabba minori chiamato anche Festa di S. Giovanni dalla tradizione cattolica. E' il periodo della raccolta delle piante e delle erbe da usare nelle operazioni magiche. Nella notte tra il 23 e il 24 giugno si usa bruciare le vecchie erbe nei falò e andare alla raccolta delle nuove oltre che mettere in atto diversi tipi di pratiche per conoscere il futuro perchè, come dice il detto, " San Giovanni non vuole inganni". Sin dai tempi più remoti il cambio di direzione che il sole compie, tra il 21 e il 22 giugno, è visto come un momento particolare e magico. Questo giorno, detto solstizio d'estate, è il primo giorno di una nuova stagione e in magia è associato alla festa di San Giovanni Battista, 24 giugno, giorno della sua nascita 6 mesi prima del Cristo ( da quanto affermato dalla chiesa ) perchè in questo breve ma intenso arco di tempo, tutte le piante e le erbe sulla terra vengono influenzate con particolare forza e potere. Bagnate dalla rugiada e intrise di una potenza nuova, è il momento giusto per le nuove raccolte in vista di future applicazioni sino a quando, il prossimo anno, verranno di nuovo bruciate nei falò e rinnovate. In età precristiana questo giorno era considerato sacro al pari di un capo d’anno e da cui l’usanza di trarre dei presagi.
Il Sole, simbolo del fuoco divino, entra nella costellazione del Cancro, simbolo delle acque e dominato dalla Luna dando origine all'unione delle due opposte polarità che si incontrano. Il Sole è la parte maschile e la Luna quella femminile e il sole, al solstizio d’estate, raggiunge la sua massima inclinazione positiva. Simbolicamente questo fenomeno è rappresentato dalla stella a sei punte dove il triangolo di Fuoco e il triangolo dell’Acqua si incrociano.
Nella tradizione occulta l’incontro del Sole nella casa della Luna conduce alle nozze tra i due astri. Tali nozze divine segnano il passaggio tra il mondo dell’uomo con il mondo divino eterno dando origine alla suddivisione in due poli: maschio e femmina, luce e tenebra, positivo e negativo ecc....
I due solstizi sono anche chiamati "porte": porta degli dei il solstizio invernale e porta degli uomini quello estivo.
La Chiesa Cristiana da sempre ha ostacolato queste pratiche sovrapponendovi i propri riti con solenni celebrazioni; ma senza riuscirci. Tali usanze sono così radicate nelle abitudini popolari che ancora oggi se ne perpetuano i festeggiamenti.
Le Pratiche
Si accendono i fuochi dei falò la vigilia del 24. Il fuoco è considerato purificatore come la rugiada. E' bene augurale saltare sul fuoco avendo ben chiare le cose che vorremmo veder cambiare nella nostra vita. Più intenso e puro sarà il desiderio espresso mentalmente al momento del salto e più esso avrà ottime possibilità di realizzarsi. Sotto il guanciale vengono messe le "erbe di San Giovanni", legate in mazzetto in numero di nove compreso l'iperico, per avere dei sogni premonitori. Il giorno di San Giovanni se si compera l'aglio si avrà un anno prospero.
A mezzanotte si deve cogliere un ramo di felce e tenerlo in casa per aumentare i propri guadagni. Si mangiano le cosiddette " lumache di San Giovanni " con tutte le corna che assumono il significato di discordie e preoccupazioni. Mangiarle significa distruggere le avversità. Si raccolgono le noci ancora immature per preparare il "nocino" un liquore corposo da bere gradualmente in futuro per riacquistare le forze nei momenti del bisogno.
Portare l'iperico all'occhiello nella notte della festa, protegge dalle persone malefiche.
Rituali durante la Festa di San Giovanni
Per la preparazione di questo tipo di divinazione del futuro, abbastanza semplice da mettere in pratica, occorre una bottiglia dal vetro bianco, attraverso la quale si possa vedere facilmente attraverso, un imbuto, un uovo e acqua di 7 fonti.
SI PROCEDE IN QUESTO MODO:
Per la ricerca della bottiglia iniziare alcuni giorni prima della notte di San Giovanni, ottimo se lo facciamo il giorno 21 inizio del solstizio d'estate. La bottiglia deve essere poi privata dell'etichetta ( lasciandola immersa in un catino di acqua per far si che si scolli dal vetro ) e lavata per bene, in modo che non restino residui ne di carta ne del liquido che originariamente essa conteneva. A questo punto se siamo in anticipo con i tempi mettiamo la bottiglia da parte. Procuriamoci un uovo. Meglio sarebbe se non fosse un uovo di supermercato ( lavato e trattato ). Se ci e' possibile prendiamolo direttamente dal pollaio dopo che e' stato depositato pulendolo con le mani ma senza fargli toccare acqua o fargli vedere troppo la luce. Oggi giorno avere un pollaio e' quasi impossibile, specie per chi abita in città, quindi possiamo sopperire a questo fatto comprando un uovo dal droghiere, di quelli sfusi che si vendono a coppie, e riservargli la stessa cura e lo stesso trattamento. Anche questo uovo lo metteremo da parte in un luogo d'ombra per la notte del 24.
Il 23 sera iniziamo il vero e proprio procedimento che segue questa preparazione.
bottiglia1
Si prende la bottiglia e si esce alla ricerca di 7 fonti per riempirla con acqua sgorgante da 7 punti diversi.
Essa non deve contenere molta acqua per di ogni fonte, il gesto è considerato simbolico, calcolate che alla fine del giro delle 7 fontane voi avrete la vostra bottiglia riempita solo fino a poco più che alla metà e questo perchè, altrimenti, quando vi farete scivolare dentro il bianco (albume) dell'uovo, se fosse piena sino all'orlo, l'uovo salirebbe sino al collo della bottiglia rendendo inutile il nostro lavoro.Considerate che la quantità di acqua e non dovrà superare la linea della bottiglia che vedete in foto qui a lato e fate i vostri calcoli quindi di quanta acqua potete prendere da ogni fonte. Per essere più sicuri della misura mettete poca acqua per le prime 6 fonti e raggiungete il livello ottimale solo con l'acqua della settima fonte. Fatto questo rientrate in casa e prendete il vostro uovo che mi raccomando non avrete messo in frigorifero ma in un luogo fresco, inserite l'imbuto nel collo della bottiglia e spaccate il vostro uovo facendo scivolare l'albume e solo l'albume nella bottiglia. Il tuorlo lo farete scivolare una o due volte da un guscio all'altro di modo che tutto il bianco vada a cadere nella bottiglia. Mettete gusci e tuorlo in un bicchiere che poi il giorno dopo getterete via.
A questo punto prendete la vostra bottiglia e molto lentamente appoggiatela sul balcone o su una finestra di casa vostra ed esponetela per tutta la notte alla luce della luna. Al mattino dopo andate a vedere le forme che l'uovo avrà generato nella bottiglia e traetene le vostre interpretazioni. Le forme si traducono in modo molto semplice. Date alla forma un significato e letteralmente lo traducete in predizione.
La forma che il bianco dell'uovo avrà assunto nella Bottiglia avrà vita breve e già nel primo pomeriggio la vedrete sciogliersi e raggrumarsi in modo informe verso il collo della bottiglia.
Credit:
http://iltempiodeitopi.wordpress.com/2012/...iugno-7-luglio/www.streghemoderne.it/duir.htmhttp://antrodellamagia.forumfree.it/?t=60697398http://antrodellamagia.forumfree.it/?t=60698038http://antrodellamagia.forumfree.it/?t=60726504www.ilcalderonemagico.it/ruotanno_Litha.htmlwww.ilcerchiodellaluna.it/central_Ruo_Litha02.htmhttp://antrodellamagia.forumfree.it/?t=60726061http://antrodellamagia.forumfree.it/?t=60695968Le rune di Giugno sono Dagaz, Othila e Fehu.
Dagaz nel ciclo solare corrisponde al periodo che va dal 29 Maggio al 13 Giugno.
Othila nel ciclo solare corrisponde al periodo che va dal 14 al 28 Giugno
Fehunel ciclo solare corrisponde al periodo che va dal 29 Giugno al 14 Luglio
DAGAZ
Dagaz significa "giorno" e simboleggia quindi la luce diurna, compresa quella del levare e del tramontare del sole.
Dagaz rappresenta anche la luce mistica e nell'esistenza umana, simboleggia la parte cosciente e quella incosciente della mente. E' la runa della luce, della sorgente della forza e del benessere.
E' una delle rune più favorevoli e la sua connotazione principale è il significato, che indica luce, salute, benessere e inizi di vario genere.
Viene anche chiamata la runa dell'alba e il suo nome evoca il Dio Dag (giorno).
Nell'antico paganesimo, alba e crepuscolo sono momenti in cui il velo tra i mondi è molto sottile: sono infatti i momenti magici privilegiati per l'illuminazione spirituale, che consente di vedere al di la delle apparenze. In questi momenti si possono vedere gli spiriti elementari, percepire le correnti di energia o sentire più vicini gli spiriti.
L'alba e il crepuscolo permettono di sperimentare il contatto con l'Altro Mondo.
La runa Dagaz insegna, inoltre, che, come la vita e ma morte rappresentano i due aspetti della stessa realtà, così la luce e l'oscurità, ovvero il giorno e la notte, sono complementari. Nonostante la luce venga associata ad una spiritualità positiva e benefica, non è possibile negare il suo aspetto oscuro poichè significherebbe anche negare il suo aspetto benefico ( secondo la teoria dei complementari, negare un aspetto significherebbe negare anche l'opposto).
Dagaz illustra la natura reale del multiverso, in cui materia e spirito, luce e tenebre, bene e male, maschile e femminile, attivo e passivo sono nello stesso tempo contrari e complementari, indissociabili, comprensibili solo l'uno in rapporto all'altro.
OTHALA
La runa Othala costituisce la fine del viaggio attraverso i segni runici. Rappreseta lo scopo tanto atteso dal ricercatore, dopo la lunga serie di prove che ha dovuto superare. E' il risultato di tutti gli insegnamenti ricevuti fino ad ora.
Associata al passato e agli antenati, Othala ricorda che per progredire nella vita si deve far uso di tutte le esperienze vissute. Così come noi subiamo, oggi, i contraccolpi del passato, allo stesso modo le nostre azioni o inerzie attuali costituiranno i successi o i fallimenti del domani, perchè non esiste il futuro senza il passato. Othala insegna che ogni azione ha delle conseguenze, anche se non sono evidenti.
Sotto un altro punto di vista invece Othala simboleggia la propria dimora. Nella lingua germanica significa infatti "beni ereditati", in quella gotica "proprietà" oppure "patria". Nella società tradizionale indica i beni immobili ereditari da una famiglia. Otahal simboleggia il recinto che delimita la proprietà. La concezione simbolica della runa india l'appartenenza, la società, l'eredità - anche quelle non materiali. Othala indica anche le qualità innate, le eredità spirituali e materiali, poste sotto la protezione speciale di Odino. Può anche non riferirsi propriamente alla propria casa oppure ai propri beni fisici o concettuali, può anche indicare il proprio posto nella società oppure più in generale, nella vita.
FEHU
Fehu ha il significato di "bestiame", inteso però come ricchezza, poichè per i popoli antichi questa era la ricchezza, la mandria.
Spiritualmente Fehu rappresenta l'energia primordiale, iniziale, di movimento e di estensione nel multiverso.
E' quindi la runa dell'etero divenire, di un multiverso in perpetuo cambiamento.
Fehu è intimamente associato al Dio Freyr, Dio della fertilità.
Per questo motivo, questa è una runa dalla forte connotazione sessuale, implica infatti il potere fallico, chiaramente espresso sia dalla simbologia del bestiame - come segno di abbondanza - sia per il collegamento con Freyr.
Fehu indica anche l'idea di "dare per avere".
A livello più spirituale, Fehu insegna che la ricchezza dello spirito, deve essere condivisa che il sapere non deve essere di esclusiva di pochi ma deve essere messo a disposizione di tutti.
Fehu spinge anche a interrogarsi su se stessi, sui mezzi da utilizzare per raggiungere lo scopo prefissato.
Questa runa è utile per accrescere una situazione positiva già esistente, serve anche per le situazioni amorose o sessuali.
[fonti: La magia delle rune - Ronecker;
L'oracolo delle rune - Pennick]Calendario Totemico dei Pellerossa
Cervo . 21 Maggio - 20 GiugnoSiete nati nel periodo terminale della primavera, quando gli alberi sono ricoperti di foglie, i fiori sono sbocciati e la Natura è in piena espanzione.
Per natura avete bisogno di stimoli e di varietà; la vostra modalità di espressione dell'energia è quella del cambiamento repentino: tentennate di fronte a determinati problemi, mostrate una vitalità straordinaria verso ciò che vi attrae all'istante e non reagite assolutamente di fronte ad altre questioni.
Come il vostro totem animale, siete sensibili, più solleciti a capire le esigenze e i sentimenti degli altri che i vostri e inclini agli sbalzi di umore. Avete risorse illimitate e siete in grado di ottenere il meglio anche con poco. Similmente al cervo, mostrate un estusiasmo sconfinato per ciò che sa attrarre la vostra attenzione, ma vi lasciate facilmente distrarre e siete fin troppo pronti a saltare da una seduzione all'altra. Per via della vostra irrequetezza e della vostra incapacità a concentrarvi, avete la tendenza alla distrazione. siete calorosi e possedete un carattere affettuoso, ma i cambiamenti di umore, se non dominati, possono minare persino i vostri rapporti più intimi. Benchè estremamente versatili, vi esprimete al meglio in un'atmosfera calda e vivace, tra persone amiche.
L'obiettivo di vita principale è il saper cogliere il valore e l'importanza dell'autodisciplina e della costanza. Molte delle vostre esperienze negative sono indice dell'incapacità a perseverare, per raccogliere i frutti dei vostri sforzi e a capire che il successo più duraturo è quello che nasce dalla tenacia.
Picchio . 21 Giugno - 21 LuglioIl mese della vostra nascita coincide con l'inizio della stagione estiva, quando la primavera ha raggiunto il massimo sviluppo. Le persone nate in questo periodo, il periodo del solstizio estivo e delle giornate più lunghe dell'anno, sono fonte di nutrimento e protezione, proprio come la Natura in questo periodo dell'anno. L'espressione energetica più caratteristica è la dimostrazione d'affetto, attraverso la disponibilità ad affrontare sacrifici a beneficio delle persone care. Questa virtù può degenerare tuttavia in sofferenza autoinflitta.
Chi è associato a tale totem animale è, solitamente, riluttante a lasciare ciò che considera sia di "sua" proprietà e tale inclinazione investe anche i rapporti personali. Emotivi e sensibili, possessivi e vulnerabili, i Picchio sono calorosi e comprensivi nei confronti di chi sta loro vicino, ma tendono ad essere freddi e distaccati con gli estranei. Si offendono facilmente; qualsiasi dispiacere o insuccesso può far sorgere in loro atteggiamenti autocommiseratori, se non, addirittura, recriminatori e acidi.
Benchè di carattere affettuoso, i Picchio faticano a perdonare chiunque renda un loro difetto di pubblico dominio o minacci in qualche modo la loro sicurezza, ma non solo, anche coloro i quali tendono a minacciare la sicurezza dei loro cari. La fervida immaginazione che li caratterizza può dare luogo ad esagerazione e indurre le persone nate in questo periodo a "fare di una mosca un elefante", a preoccuparsi, cioè, per problemi inesistenti.
[Fonti: La via degli sciamani - Kennet Meadows]Lavori agricoli del mese di giugno
Luna Calante – dal 1° al 7 e dal 24 al 30 GiugnoORTOIn semenzaio all’aperto seminare radicchio di Chioggia, porro e sedano; a dimora all’aperto bietola da coste e finocchio. Ombreggiare i semenzai. Cimare anguria e melone.
ALBERI DA FRUTTOEffettuare il diradamento dei grappoli d’uva per avere una crescita equilibrata di quelli rimasti. Raccogliere la frutta ben matura da conservare.
GIARDINOAnnaffiare regolarmente il tappeto erboso e le siepi messe a dimora in primavera o autunno. Riprodurre il rosmarino per talea. Cimare il crisantemo. Potare arbusti sfioriti come forsizia e melocotogno giapponese. Estirpare e riporre i bulbi sfioriti.
CANTINAMantenere la cantina ben pulita e a temperatura costante.
Luna Crescente – dal 11 al 24 GiugnoORTORaccogliere dragoncello, melissa e menta procedendo poi ad essiccare le foglie per poterle conservare a lungo. Seminare all’aperto cardo, fagiolino e fagiolo rampicante.
ALBERI DA FRUTTORiprodurre la fragola attraverso gli stoloni. Trapiantare l’actinidia cresciuta in vaso ed eliminare i fermogli lungo il fusto e al livello del ceppo radicale.
GIARDINOSeminare all’aperto le piante annuali: campanula, digitale, garofano, primula, violacciocca. Posizionare all’aperto le piante di agrumi in vaso disponendole in posizione molto luminosa ma non ai raggi diretti del sole. Mettere a dimora bulbose e tuberose a fioritura estiva come gladiolo, dalia, canna indica.
[Fonte: Almanacco di Barbanera]Per la SaluteDurante la luna crescente (dal 1° al 7 e dal 24 al 30) potete occuparvi della vostra salute grazie ad una alimentazione corretta. Pesce, frutta secca, cioccolato e avocado favoriscono il buonumore, mentre gli infusi di melissa possono aiutare a rasserenarvi.
Prima di partire per le lunghe passeggiate che in questo periodo primaverile possiamo fare, ricordate di massaggiare i piedi con olio di arnica: in questo modo li renderete più resistenti alla fatica. Al rientro immergeteli in acqua tiepida con abbondante sale marino e foglie di olmo. Servirà a distenderli e rilassarli. La cura ai piedi è da preferirsi in luna calante (dal 9 al 22).
Con la luna Nuova, l’8 Giugno, potete impegnarvi per smettere di fumare, nel caso avesse questo brutto vizio.
Per la BellezzaPotete confezionare il latte detergente allo yogurt, perfetto per l’estate. Sbattete in ½ bicchiere d’acqua 3 cucchiai di yogurt bianco intero fresco, 2 cucchiai di olio di mandorle, 2 cucchiai di miei, 4 gocce di olio essenziale di lavanda e 4 gocce di olio essenziale di rosa. Conservare una settimana in frigorifero. Da fare preferibilmente con la luna calante.
Concedetevi una manicure, con la luna calante.
Con la luna Piena, il 25 Giugno, dedicatevi alla depurazione del vostro corpo con infusi e decotti a vostro piacere.
[Fonte: Almanacco di Barbanera]Una verdura al mese
Giugno – I Cetrioli
Per il mese di giugno prendiamo in considerazione questa verdura che matura proprio in questo mese e troviamo poi per tutta l’estate.
Il cetriolo è il frutto della pianta che porta lo stesso nome, formata da fusti piuttosto alti e foglie che si alternano lungo tutto il tronco: il frutto si presenta quindi con una forma allungata, ricoperto di piccole protuberanze, con la buccia verde scuro e la polpa verde chiaro, semi bianchi, piuttosto acquosa e di sapore amaro.
Le prime coltivazioni di questo ortaggio risalgono a 5000 anni fa ed erano situate ai piedi dell’’Himalaya. La pianta fu poi probabilmente introdotta nel bacino mediterraneo degli Egiziani.
Il cetriolo non è un semplice ortaggio ma può essere considerato un ottimo alleato per la salute generale dell’organismo. Contiene infatti una importantissima sostanza: l’acido tartarico. Questo acido è tanto importante perché impedisce ai carboidrati dei prodotti alimentari di trasformarsi in grassi.
E’ inoltre un buon diuretico ed un valido disintossicante.
Il cetriolo si può consumare crudo, tagliato a fette sottili, ma anche cotto. Può essere conservato sottolio, sottaceto o sottosale.
Se avete problemi a digerirlo, potete provare a tagliarlo a fette sottili il giorno prima del consumo e cospargerlo con un po’ di sale e lasciarlo quindi a riposo fino al giorno successivo.
*Proprietà*I cetrioli sono ricchi di acqua, per questo vengono ritenuti particolarmente rinfrescanti e depurativi. Questa caratteristica è molto importante per l’attività dei reni. Inoltre, considerato che ha pochissime calorie, è molto indicato nelle diete dimagranti.
I cetrioli contengono provitamina A, le vitamine del complesso B, la vitamina C e sono ricchi di potassio, ferro, calcio, iodio e manganese. Aiutano i reni ad eliminare i liquidi e le tossine, migliorano l’attività del fegato e del pancreas.
La polpa del cetriolo viene utilizzata come diuretico e disintossicante e l’acqua, con i sali minerali conteuti, sono molto utili per controbilanciare i cibi acidi.
I popoli antichi lo utilizzavano per debellare i vermi intestinali e per abbassare la febbre.
Gli enzimi contenuti nel cetriolo aiutano l’organismo ad assimilare le proteine, purificano l’intestino, aiutano a prevenire la formazione di calcoli ai reni e alla vescica.
Mangiando regolarmente i cetrioli si combatte la costipazione, si purifica l’organismo e si lubrificano le articolazioni.
*Cetrioli per la Bellezza*Il cetriolo è ricco di zolfo, pertanto è molto indicato per curare la pelle: infatti è in grado di schiarire le macchie dell’età, grazie alle sue proprietà decongestionanti.
E’ anche consigliato per lenire le scottature solari e se usato con continuità è anche un ottimo alleato contro le rughe.
I cetrioli sugli occhi riavvivano lo sguardo ringiovaniscono la pelle del contorno occhi, alleviano eventuali gonfiori, riducono borse e occhiaie.
In cosmesi, viene utilizzata la pola del cetriolo per ottenere maschere tonificanti e rassodanti, il succo per impacchi lenitivi su pelli irritabili.
.Ricetta per una maschera lenitiva a base di cetriolo.
~ Tagliate un cetriolo in fettine spesse mezzo centimetro e mettetele a raffreddare in frigorifero per circa un’ora.
~ Frullate 3 cucchiai di avena e 1 cucchiaio di yogurt bianco. L’avena ha proprietà antinfiammatorie. Lo yogurt contiene acido lattico che ammorbidisce la pelle ruvida, secca e previene l’invecchiamento prematuro.
~ Dopo aver frullato l’avena e lo yogurt, aggiungete le fette di cetriolo nel frullatore e frullate per un minuto.
~ Applicate la mistura sul viso evitando la zona di occhi e bocca. Lasciate agire la maschera per 30 minuti e poi risciacquate il viso con acqua tiepida e tamponate con un asciugamano per asciugare.
Lavandula L. è un genere di piante appartenenti alla famiglia della Lamiaceae che comprende circa 40 specie, tra cui la comune lavanda.
Le specie del genere Lavandula sono diffuse nei luoghi rupestri del bacino del Mediterraneo.
Lavandula angustifolia Mill.
Lavandula antineae Maire
Lavandula aristibracteata A.G.Mill.
Lavandula atriplicifolia Benth.
Lavandula bipinnata (Roth) Kuntze
Lavandula bramwellii Upson & S.Andrews
Lavandula buchii Webb & Berthel.
Lavandula canariensis (L.) Mill.
Lavandula citriodora A.G.Mill.
Lavandula coronopifolia Poir.
Lavandula dentata L.
Lavandula dhofarensis A.G.Mill.
Lavandula erythraeae (Chiov.) Cufod.
Lavandula galgalloensis A.G.Mill.
Lavandula gibsonii J.Graham
Lavandula hasikensis A.G.Mill.
Lavandula lanata Boiss.
Lavandula latifolia Medik.
Lavandula macra Baker
Lavandula mairei Humbert
Lavandula maroccana Murb.
Lavandula minutolii Bolle
Lavandula multifida L.
Lavandula nimmoi Benth.
Lavandula pedunculata (Mill.) Cav.
Lavandula pinnata Lundmark
Lavandula pubescens Decne.
Lavandula qishnensis Upson & S.Andrews
Lavandula rejdalii Upson & Jury
Lavandula rotundifolia Benth.
Lavandula saharica Upson & Jury
Lavandula samhanensis Upson & S.Andrews
Lavandula setifera T.Anderson
Lavandula somaliensis Chaytor
Lavandula stoechas L.
Lavandula sublepidota Rech.f.
Lavandula subnuda Benth.
Lavandula tenuisecta Coss. ex Ball
Lavandula viridis L'Hér.
La Lavanda è conosciuta fin dai tempi più antichi per le sue proprietà antisettiche, analgesiche, battericide, vasodilatatorie, antinevralgiche, per i dolori muscolari ed è considerata un blando sedativo. L'olio essenziale di lavanda è l'olio eterico più utilizzato in profumeria.
In aromaterapia, viene utilizzata come antidepressivo, tranquillizzante, equilibrante del sistema nervoso, come decongestionante contro i raffreddori e l'influenza. Inoltre viene ritenuta efficace per abbassare la pressione arteriosa, per ridurre i problemi digestivi ed è miscelata con altre sostanza omeopatiche per curare il mal di schiena e il mal d'orecchie.[2]
Qualche goccia di olio essenziale, aggiunta nell'acqua del bagno, aiuta a rilassare.
Per uso cosmetico, se utilizzata nell'ultimo risciacquo, quando si lavano i capelli, oltre che dare un profumo delizioso, aiuta a combattere i capelli grassi.
I fiori di lavanda, contrariamente a tante altre specie, conservano a lungo il loro aroma anche se secchi. È infatti consuetudine mettere dei sacchetti di tela nei cassetti per profumare la biancheria. La pianta, che era già nota agli antichi, veniva usata anche per la preparazione di talismani e portafortuna, legati a pratiche magiche ed esoteriche.
Lavandula stoechas
La lavanda selvatica o stecade (Lavandula stoechas, L. 1753) è una pianta suffruticosa sempreverde della famiglia delle Lamiaceae. Secondo Dioscoride, il nome stecade deriva da Stoichades, nome con cui anticamente erano indicate le Isole di Hyères[1], isole nelle quali la specie è diffusa.
La pianta è un frutice alto 40-60 cm, eccezionalmente fino a 120 cm, di colore grigiastro per la fitta tomentosità, con ramificazione non fitta ma densamente fogliosa e portamento eretto. I rami giovani sono tomentosi e tetragoni. La pianta è aromatica.
Le foglie sono persistenti, opposte, lineari o lineari-lanceolate, lunghe 1-3 cm, larghe pochi millimetri, con margine ripiegato e nervatura principale pronunciata, bianco-tomentose su entrambe le pagine. All'ascella delle foglie sono inseriti ciuffi di foglie più piccole.
I fiori sono riuniti in una vistosa e compatta infiorescenza a spiga, ovato-cilindrica e leggermente angolosa, lunga 2-3 cm e sormontata da un gruppo di 2-3 brattee ben sviluppate, di colore viola, blu o purpureo. I fiori hanno un calice tomentoso, lungo circa mezzo millimetro o poco più. La corolla è di colore blu-violaceo lunga circa mezzo centimetro, gamopetala, leggermente bilabiata ma apparentemente regolare, con tubo terminante in 5 lobi quasi uguali e arrotondati. Gli stami sono 4 e sessili.
Il frutto è un achenio trigonale.
La lavanda selvatica è una pianta strettamente mediterranea, non presente in tutte le regioni del bacino. Si trova in tutte le regioni costiere del Mediterraneo con l'eccezione della Libia, dell'Egitto e del versante adriatico della Penisola italiana.
In Italia è presente in Liguria, in tutte le regioni tirreniche e ioniche e nelle isole.
Pur essendo potenzialmente utile, la lavanda selvatica non ha alcun interesse agrario. Gli ambiti d'interesse sono il giardinaggio, l'apicoltura e l'erboristeria. L'olio essenziale può trovare impiego in profumeria, tuttavia l'interesse è marginale.
el giardinaggio la lavanda selvatica può essere impiegata per la realizzazione di giardini mediterranei in composizioni miste ai quali può conferire una certa spettacolarità per l'abbondante fioritura e l'intensità dei colori delle sue infiorescenze.
el settore apistico la lavanda selvatica è un'interessante pianta mellifera. Il miele monoflora ottenuto da questa pianta differisce nettamente dal miele di lavanda propriamente detta: ha un gusto più fine ed è poco aromatico. Il miele di lavanda prodotto in Italia è in realtà ottenuto dalla Lavandula stoechas data la scarsa diffusione delle coltivazioni di lavanda officinale. In ogni modo il miele monoflora è poco presente sul mercato ed è prodotto soprattutto in Sardegna e nell'isola d'Elba.
La lavanda selvatica produce un olio essenziale contenente linalolo, linalil acetato e cineolo. Al pari di altre lamiacee ha proprietà antisettiche, blandamente espettoranti e antispasmodiche.
Lavandula angustifolia
La lavanda officinale o lavanda vera o spico (Lavandula angustifolia Miller) è una pianta suffruticosa sempreverde della famiglia delle Lamiaceae.
Le foglie sono persistenti, opposte, lineari o lineari-lanceolate, lunghe 1–3 cm, larghe pochi millimetri anzi si differenzia da altre specie proprio per la particolare strettezza delle foglie. All'ascella delle foglie sono inseriti ciuffi di foglie più piccole.
I fiori sono riuniti in una vistosa e compatta infiorescenza a spiga.
Il frutto è un achenio trigonale.
È diffusa in tutta l'area mediterranea.
Cresce fino agli 800 m s.l.m. in terreni aridi e sassosi, esposti al sole.
Tra tutte le numerose varietà di lavanda usate a fini curativi, quella augustofolia viene ritenuta fondamentale per una serie di ragioni: innanzitutto l'olio essenziale prodotto dai suoi fiori risulta estremamente versatile in quanto si miscela bene con altri oli e inoltre gli vengono attribuite azioni terapeutiche molteplici.
In aromaterapia, viene utilizzata come antidepressivo, tranquillizzante, equilibrante del sistema nervoso, come decongestionante contro i raffreddori e l'influenza. Inoltre viene ritenuta efficace per abbassare la pressione arteriosa, per ridurre i problemi digestivi ed è miscelata con altre sostanza omeopatiche per curare il mal di schiena e il mal d'orecchie.
Usi magici
Caratteristiche: La lavanda ha caratteristici fiori di colore che varia dal blu al viola a forma di spiga, con fogliame aghiformi di colore argentato. E' una delle piante più conosciute e coltivate.
Fioritura: Estate
Parti Utilizzate: fiori
Raccolta: in estate e inizio autunno.
Curiosità: Nel 1700 veniva considerata portentosa nella cura delle malattie nervose.
Una leggenda dice che le vipere amino nascondersi sotto le foglie della lavanda e per questo motivo bisogna essere molto prudenti nell'avvicinarsi alla pianta.
Il suo nome deriva dal latino e significa lavare, e questo dipende dal fatto che i romani la usassero per profumare i bagni delle terme.
Nell' Antica Roma era sacra alla dea Vesta e le vestali se ne cingevano il capo durante i riti.
Nella tradizione popolare, mettere un rametto di lavanda nel vestito delle spose, porterà loro una vita rilassata e felice.
Nel Medioevo, i profumi a base di lavanda, erano molto pregiati, e soprattuto in inghilterra esistenvano camere di distillazione nelle dimore dei nobili. Si dice che la regina Elisabetta amasse molto la lavanda, e ne caldeggiò la coltivazione.
Nelle Alpi si usa strofinarsi i fiori di lavanda sui morsi di vipera, in modo da neutralizzare il veleno.
Usi Magici: La lavanda è una pianta molto potente, usata nei rituali per allontanare le negatività, sfortuna e malumore.
Inoltre favorisce la felicità, l'amore, e il raggiungimento della pace interiore.
E' consigliato usare un profumo alla lavanda per migliorare il proprio umore e vivere in modo più realistico e sereno.
Insieme ad altre erbe ne aumenta l'efficacia, se portata addosso favorisce la forza fisica e diminuisce la stanchezza.
Un rametto appeso sull'uscio della porta portegge gli abitanti della casa.
Unita all'artemisia ed alla salvia, la lavanda ha un forte potere pirificante, sia per gli ambienti che per le persone.
Ottimo l'uso in incantesimi d'amore. La lavanda è stata a lungo conosciuta per il suo profumo, una forte attrattiva per gli uomini. I fiori possono essere sparsi attorno alla casa per portare pace, e possono essere bruciati come incenso per favorire il sonno. La lavanda è spesso usata anche per protezione, castità, longevità, purificazione e gioia.
Quest’erba è legata a Venere e a riti d’amore, all’elemento dell’Aria e del Fuoco, al Pianeta Venere, alla Divinità di Venere e ai Segni Zodiacali dell’ Acquario, Gemelli, Bilancia.
Nel periodo di Luglio-Agosto l’aroma è maggiormente intenso e duraturo, i principi attivi della pianta sono molti come: Acetato di Linalile, Olio essenziale con Linalolo, Limonene, Cineolo, Canfora, Beta Ocimeni, Alfa Terpineolo, Acido Ursolico, Tannini, Sostanze amare e Flavonoidi.
Il livello di tossicità dell’erba è molto basso e l’unica controindicazione sta che nell’uso di dosi elevate possa provocare agitazione.
Se la pianta viene usata assieme a la Calendula, la Ginestra, Borragine, Vuola, salvia, menta Piperita, Timo volgare, Pino Marittimo, Ginseng, Eucaliptolo e Niaouli l’effetto sarà migliore
Uso Terapeutico: Acne, asma, bagni, bronchite, capelli, insetti, leucorrea, nervosismo, pediculosi, piaghe, polmoni, reumatismi, tarme, tosse, vertigini.
Nella magia, la pianta, grazie alle virtù purificatrici e difensive, è perfetta nelle preparazioni di incensi e di miscele simili. Si dice che sia funzionante negl’incantesimi di attrazione come Successo e Fortuna, e nel combattere i legamenti d’amore. Il suo uso magico è purificante, si possono raccogliere gli steli per farne mazzetti da bruciare stile incenso: si raccolgono e vengono serranti in modo deciso con del filo, si otterrà una sorta di torcia; una volta accesa a fiamma viva, andrà spenta dopo poco, per circa 1-2min.farà un fumo denso ed azzurrastro aromatico, ed è indicata nei locali ampi e nelle pratiche all’aperto. Le foglie, essiccate, possono essere utilizzate come letto dove appoggiare braci o carboni brucia-incensi. La lavanda è di buon auspico, è indicata come erba decorativa dell’Altare durante il Litha (il solstizio di mezza estate, 21 Giugno) e per Lunghnassadh (1 Agosto).
Fonte:
Wikipedia
www.stregadellemele.it/main1.asp?pag=erbolario1http://imbasforosnaigorsedd.forumcommunity.net/?t=44640884http://erbe-magiche.esoterya.com/la-lavand...ella-magia/622/ New dal forum
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