Jynx

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··Aliuvaisera··
view post Posted on 8/2/2017, 00:07




ALT, fermi tutti: questo oggetto non è affatto ascrivibile alla Via Romana (nella fattispecie, si tratta di pratiche teurgiche intrise di elementi gnostici.. insomma, il peggio del peggio!) Anzi, tali pratiche erano considerate perlopiù illecite, talvolta severamente punite, in ragione soprattutto della loro pericolosità e della loro fondamentale iniquità: si impongono infatti in funzione coercitiva nei riguardi delle divinità. Non chiedono: pretendono. La pericolosità è triplicata dal fatto che da allora si è persa buona parte della scienza alla base di tali pratiche. E.. diamine: stiamo parlando di Ecate. Io pertanto, con buona pace di chi sostiene di essere in filo diretto con la Dea stessa, DIFFIDO categoricamente chiunque dal fare tentativi in questo senso. Esistono modi sicuri, leciti e di comprovata efficacia per rivolgersi agli Dèi, e le trottole magiche non sono certo tra questi In caso contrario, impestatevi pure l'anima.
 
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Admerals
view post Posted on 8/2/2017, 15:25




··Aliuvaisera·· è l'archeologia e testi sulal via romana che contraddicono quello che dici tu per di più questo oggetto è presente in un museo con scritto quello contrario detto da te.

che Ecate sia pericolosa essendo in realtà un Demone qualcuno lo sa.

Per Marzio il libro che accennava chi ha aperto la discussione visto che l'unico che ne parla o che conosco io, di questo oggetto é:

Magica Incantamenta ed mediterranee.
 
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··Aliuvaisera··
view post Posted on 9/2/2017, 00:31




Affatto. Basta leggersi con un minimo di attenzione lo stesso testo di Kornmuller, non serve nemmeno cercare altre pubblicazioni.
 
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Admerals
view post Posted on 9/2/2017, 12:51




Se un solo testo va contro l'archeologia e altre fonti storiche non so cosa dire ma tanto non seguo la via di Ecate.
 
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Admerals
view post Posted on 15/2/2017, 15:02




Io parlo di quello letto su internet e su un libro di magia vecchai vira romana e infatti ho scritto (non hai letto) che se un testo va contro le cose archeologiche e scritte io non so cosa dire e per di più ripeto (ripeto non hai letto) questo oggetto è presente in un museo con le cose che ho scritto, se avessi letto quello che ho scritto non avretsi postato un post inutile come l'ultimo.

E poi l'oggetto era usato per divinazione e chiamare Ecate.

Libro: Magica Incantamenta ed mediterranee

Internet:

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Immagine

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Mi sa allora che dovresti rileggere il testo di testo di Kornmuller che tra l'altro ho e l'ho letto più di una volta è l'unico che ne parla è il testo caro mio è di magia e pratica dell'antica roma. -..-"

Se non lo sai tutte le culture hanno preso da quelle precendenti, i romani dai gereci e non solo, i greci dagli egizie e non solo e via così e nel libro quello che hai detto tu carissimo non ESISTE almeno nella copia che ho io.



 
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view post Posted on 21/2/2017, 11:45

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@Admerals e ··Aliuvaisera··:
State facendo un gran casino.
Intanto state sbagliando un presupposto fondamentale: ragionate la Religione Romana come un blocco unico irremovibile.
Invece non era così.

La religione della Roma nei primi tempi dopo la fondazione, era profondamente diversa da quella alto-repubblicana, da quella tardo repubblicana, da quella Augustea, da quella Imperiale e Tardo-Imperiale. E questo sia per quanto riguarda le fonti bibliografiche, sia quelle archeologiche

Facciamo un esempio:
Le fonti ci dicono che alla fondazione Giove era rappresentato da un sasso in una capanna, e Marte era rappresentato da una lancia ( hasta ) la cui vibrazione veniva interpretata. Inoltre ci dicono che Numa (secondo Re di Roma, per chi non lo sapesse) vietò categoricamente che gli Dei venissero rappresentati in alcun modo.
Ora, questa prospettiva è ben diversa da quanto ci racconta, ad esempio, un Ovidio, il quale pregno di cultura greca "parla con gli Dei" come se fossero degli esseri umani.

Esempio archeologico è invece il fatto che noi passiamo dalla cultura laziale di Xsec.aev in cui troviamo nell'area dell' Urbe (la cui nascita non è ascrivibile ad una fondazione, ma dall'unione di diverse realtà protourbane, il cui evento viene ritualizzato durante la festa del Septimontium secondo Carandini) sepolture con urne cinerarie a capanna, ben diverso dai "più banali" riti incineratori di Vsec. con normali urne, o con i riti inumatori in sarcofagi di pietra di età tardo repubblicana o imperiale.


Con tutto quelo discorso cosa voglio dire?
Voglio dire che la religione romana si è evoluta.

Allora, siccome i nostri antenati hanno avuto sale in zucca fino alla guerra Annibalica, poi non so cosa sia successo ma improvvisamente è venuta fuori una geniia d' imbecilli (fatto salvo per Catone, Cicerone, Seneca, Marco Aurelio), che ha fatto più danni della rivoluzione industriale ed il '68 messi insieme, abbiamo cominciato ad importare ad pene culti e pratiche straniere senza alcuna logica, per la gioia ed il delirio di onnipotenza degli imperatori (a tal proposito, sulla fine del paganesimo nel mondo antico, linko una mia conferenza fatta alcuni anni fa per il giorno pagano della memoria).

Detto questo, si può dire che questo attrezzo facesse parte della religione romana?
La risposte è chiaramente ed inequivocabilmente NI (o SO se siete più "positivisti" ahahahahahha)

La domanda corretta sarebbe:
Questo attrezzo fa parte della religione romana tardo-imperiale? SI
Questo attrezzo fa parte della religione romana repubblicana? NO

Bisogna contestualizzare l'epoca ed il luogo. Questo affare viene da una provincia romana -ex regno di Pergamo-, che però lo diventa soltanto nel 133aev. L'oggetto specifico è datato al IIIsec.ev. Questo significa che il culto è ipotizzabile che esistesse nel territorio romani tra il 133 ed il IIIsec.

Che abbia fatto parte del culto pubblico, questo certamente no! Ma è pieno di divinità italiche che del culto pubblico non fanno parte, ma siamo strapieni d'iscrizioni votive.

Perciò affermare tout court che facesse o meno parte della Religione Romana è come minimo pernicioso.
 
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··Aliuvaisera··
view post Posted on 22/2/2017, 01:40




Che c'entra qui la religione?

Il presupposto fondamentale è proprio questo: lo strumento in questione non ha nulla a che vedere con la pratica cultuale romana primigenia, media o tarda che fosse. E nemmeno può essere ricondotto ad un qualsivoglia culto locale di Ecate. Tale apparecchio, impiegato per divinazioni private (A. Mastrocinque 2002, N. Serafini 2015), è riferibile all'ambiente teurgico e neoplatonico della città.. anche tenendo conto del marasma generale dell'epoca, volerlo ascrivere alla Via Romana è da arrampicata carpiata sugli specchi.

Religione e magia, agli occhi di un Romano, sono chiaramente distinte, anzi l'una è simmetricamente contrapposta all'altra: la prima è tesa alla conservazione dell'ordine cosmico, la seconda (salvo quella terapeutica) mira al suo sovvertimento. Anche quelle pratiche conosciute e praticate dallo Stato, come la divinazione, sono legittime fintantochè restano appannaggio dello Stato,"ad magnas utilitates rei publicae" (Cic. De Div. II 70); ogni mantica non controllata dallo Stato si configura come magia. E questa, essendo irriducibile alla Ratio e allo Ius, non potrà in alcun modo essere considerata parte integrante della Via Romana. Lo attesta l'impianto giuridico e il giudizio letterario dell'epoca.
 
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view post Posted on 22/2/2017, 09:49

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Scusa un momento, e i riti magici di Catone? E le defixiones? Le formule magiche di Varrone? Il rito magico dei Lemuria e a Tacita Muta (Ovidio, Fasti)? O il malucarmen narrato sempre da Ovidio compiuto dalle strix?Sono tutte forme magiche che non corrispondono alla tua definizione di magia lecita, eppure non solo sono incontestabilmente romane ma anche attestate dalle fonti.


Altrimenti volendo essere pignoli, non dovremmo venerare né Giunone, né Apollo, né Esculapio, né un mucchio di altre divinità che non erano presenti nella Roma delle origini
 
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··Aliuvaisera··
view post Posted on 22/2/2017, 14:37




La Religio Romana è caratterizzata dall'arcaicità di molto suoi elementi: i riti dei Lemuralia (io includerei anche altre cerimonie del culto pubblico) son le sopravvivenze di cui parla Dumezìl. Ma queste non possono paragonarsi a pratiche magiche vere e proprie: le prime sono operate a beneficio di una collettività e tese a tutelare o ripristinare l'equilibrio cosmico (nella fattispecie, rispedire i morti agli Inferi..!); nel secondo, il fine è personale e potenzialmente sovversivo. E' questo lo stacco a cui mi riferivo prima.

L'atteggiamento nei confronti dei piacula peregrina era solo inizialmente di sospetto e anche nei casi più eclatanti (come nei Baccanalia) volte a capire prima e a regolarizzare poi un fenomeno; sul banco d'accusa non era certamente Bacco, ma gli orgioni operati in gran segreto non si sa da chi.

Le formule di Catone e di Varrone sono volte alla guarigione di lussazioni, alla cura del mal di pancia o per il trattamento di animali domestici. E quindi rientrano a pieno titolo nella sfera terapeutica, sulla cui eccezionalità ho infatti già fatto menzione.

Il malum carmen è talmente poco costitutivo della Via Romana che si configura come reato già nelle Leggi delle XII Tavole; questa espressione, secondo la totalità degli autori antichi e contemporanei, si riferisce anche a pratiche di più varia natura volte al danneggiamento del prossimo e sarà definitivamente fissata dalla Lex Cornelia de sicariis et veneficiis dove, con "veneficium" magico, si intendono sia le sostanze ad azione fisiologica quanto malefici e fatture. E le defixio rientrano a pieno titolo in questa definizione. Tutto ciò proseguirà poi nella giurisdizione successiva, aggravandosi pesantemente; in epoca imperiale, addirittura, la magia è assimilata al crimen maiestatis, e infatti l'accusa di magia è ricorrente nei processi di perduellio. Questo dal punto di vista normativo. Da quello letterario e filosofico (con l'unica eccezione di Apuleio, che infatti verrà messo sotto processo) l'atteggiamento risulta altrettanto negativo e nel migliore dei casi (in Plinio, che ci offre l'unica trattazione sistematica della magia) è condannata come "impostura" e "delirio della mente"; in contrasto sia con il Ius humanum (XXVIII 2, 4) che con Ius divinum (XXVIII 2, 9 - XXX 2, 11). E contrario anche al mos humanus (XXVII 2,4).

Questo è il quadro mentale della Via Romana.

Edited by ··Aliuvaisera·· - 22/2/2017, 15:14
 
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view post Posted on 22/2/2017, 19:26

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Stai mischiando due discorsi diversi. Cioè stai argomentando che, siccome le maledizioni (semplifichiamo) sono illegali, allora le forme magiche straniere non vanno utilizzate. I due discorsi non sono legati tra loro.

Non ci dimentichiamo il fatto che, entro i limiti imposti dal Senato, a livello di culto privato ogni romano poteva praticare qualsiasi forma religiosa volesse, anche importandone di straniere. Sulla scissione tra Culto Pubblico e Culto Privato parla in modo completo ed esaustivo Attilio de Marchi, Il Culto Privato in Roma Antica (edito Victrix), e spiega -numerose fonti alla mano- che il Romano poteva praticare qualunque cosa volesse in casa propria, purché non fosse illegale.
Questo è il presupposto fondamentale che spesso noi tradizionalisti dimentichiamo.
Volendo essere oggettivi, è una scelta personale quella di essere più o meno puristi, non è un'imposizione di "dogma religioso romano".

A livello privato ogni Pater Familias si assume la responsabilità di quello che fa (o non fa) sia sul piano di Culto, sia sul piano magico. Ma è una questione tra lui, la sua famiglia, e gli Dei, criticare quali esterni trovo che sia irreligioso, in quanto vai a mettere il naso in questioni cultuali altrui.
Credo invece che sia importante dare consigli ed opinioni.

Ora: questo affare non nasce nella Roma prisca certamente, ma è un affare che spunta in un periodo di grandi mischioni culturali e religiosi tra una Roma già grecizzata e l'oriente. Non è un attrezzo che ho mai usato, quindi non ho gli strumenti per valutarlo oggettivamente.
Ma ribadisco che il "purismo romano" è una scelta individuale, non a livello di dogma.... altrimenti facciamo a gara a chi è più romano (non diversa da quella che fanno i monoteisti a chi è più santo)
 
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··Aliuvaisera··
view post Posted on 23/2/2017, 01:04




Sto argomentando che, siccome le pratiche magiche (tutte, salvo quelle indicate) sono ritenute illecite per il Romano, il loro ricorso potrà essere intrapreso solo agendo al di fuori della Romanità. Mi sono poi permesso di diffidare dall'utilizzo del marchingegno in questione con motivazioni oggettive: non sapendone abbastanza, i risultati potrebbero essere nel migliore dei casi un buco nell'acqua; nel peggiore, nefasti.

Questa scissione tra Pubblico e Privato non era poi così rimarchevole; lo stesso De Marchi pone enfasi sull'interdipendenza delle due sfere. Il Romano (i non-cittadini, ovviamente, non sono soggetti a tali prescrizioni) deve appunto agire entro i limiti imposti dal Senato, che nella fattispecie sono questi:

"Separatim nemo abessit Deos neve
novos neve, advenas nisi publice
adscitos..
".

"Nessuno abbia Dei particolari, né nuovi né forestieri, se non pubblicamente riconosciuti". Questo per quanto attiene al discorso religioso; su quello magico preferisco non ripetermi.

Forse dobbiamo solo accordarci sulla definizione di Cultus Romanum Deorum: fatto salvo che chiunque ha la facoltà di fare quello che preferisce, penso sia nostro dovere fare chiarezza. E se è purismo fare riferimento alle XII Tavole anzichè ad un unicum trovato nella tomba di un mago di Pergamo.. che vuoi che ti dica. Sarò purista.
 
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view post Posted on 23/2/2017, 10:50

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Non ci capiamo Aliuvaisera, io non sto muovendo giudizi ad un'opinione o l'altra.
Se vuoi sapere come la penso, io credo che nessuna delle innovazioni religiose dalle Guerre Puniche in poi vadano prese in considerazione, io credo che gli Imperatori fossero tutti, nessuno escluso, che nuovi Tarquini e che per questo atto d'empietà iniziato con le guerre civili, imposto da Ottaviano, e confermato da Tiberio, Roma sia stata punita con la distruzione.

Quindi se parliamo di purismo religioso, io, tra me e me, sono peggio di un nazista.

Ma guardando la questione da un punto di vista assoluto, e non personale, allora per quanto io reputi riprovevole e disgustoso avere qualsivoglia rapporto con elementi culturali barbari (e per me la civiltà va dal Po a Capua, e dalla Sardegna all'Adriatico), parlando di romanità oggettiva è perfettamente lecito.

Infatti la magia è illecita quando porta danni a terzi. Quindi siccome questo coso lo si ipotizza come strumento divinatorio, non fa del male a nessuno (salvo se utilizzato quale strumento contundente)

Per altro la norma a cui ti riferisci è specifica ad un contesto particolare, di difficoltà, dove la gente aveva preso a pescare cose a caso, ed infatti è lo stesso governo della Res Publica, poco dopo, a violarla.
 
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26 replies since 3/7/2016, 10:02   375 views
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