Kali, la amdre tempo, nera

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view post Posted on 18/8/2010, 19:24

~WARHEART ~

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KALI; LA NERA; MADRE TEMPO


di Katia Vicario

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Nell’ Induismo, tutte le Dee sono una raffigurazione di Devi (Dea). Le innumerevoli
forme in cui viene rappresentata servono soltanto a consentire alle nostre menti
umane di poter vedere le sue innumerevoli manifestazioni nel mondo che ci circonda.
Come Devi, Essa è la madre della morte e del tempo che porterà tutto verso la fine,
al sonno senza tempo da cui si risveglieranno nuove ere. Come sue ipotesi di
raffigurazione è Parvati che si manifesta come appassionato attaccamento alla
sessualità, come Shakti (potere animatore) e padrona di Shiva (creatore e
distruttore).
Come Durga, la guerriera che libera il mondo dal male. Altri suoi nomi sono Shaarika
nel Kashmir, Sati
(la donna virtuosa), Mahadevi (la Grande Madre), Jaganmata (la madre del mondo),
ma anche Sarasvati,
Lakshimi, etc. L’iconografia di Kali appare molto aggressiva e spaventosa; a livello
culturale, questa figura
appare completamente opposta a quella della donna indiana che è sempre
subalterna al marito. E’ una delle Dee più importanti e maggiormente cultuata nel
Nord dell’India e la ritroviamo anche nel buddismo
come Durga.
Kali e la figura femminile Induista
Kali viene raffigurata in modo quasi osceno, secondo i canoni di comportamento e
libertà data alle donne nella cultura Indù. Ma uno dei messaggi che essa porta è che
allontanandosi dal proprio stato mentale si riesce a scorgere la verità. Kali è
l’indipendenza totale dal maschile, infatti è sempre inesorabilmente sola e spesso
domina il principio maschile. In alcuni miti il Dio Shiva nasce da Lei, in altri lo uccide
danzando su di Lui; questo fatto viene visto, secondo alcune filosofie yogiche, come
la rappresentazione della creazione (pakriti) della natura e degli esseri nati da Lei
come Shiva stesso
(purusha); quindi è l’immobilità del tempo e del sostegno del principio maschile verso
quello femminile.
Come se tutto facesse capo al principio femminile e come se tutta la creazione
facesse riferimento a questo e il maschile ne fosse il sostegno e la consapevolezza.
Quindi il principio femminile diviene fondamentale, ma non senza il maschile, come
mezzo tramite il quale si possa ottenere la caduta di ogni dualità (come in molti culti
pagani occidentali e soprattutto “stregonici” che hanno la Dea come principio
unico). Questo sebbene nella maggior parte delle leggende Kali sia la sposa di Shiva.
Ma in altre visioni,
come nel Tantra, Kali è una forma divina indipendente dalla quale prendono forma le
altre manifestazioni Divine: anche in alcuni testi dello Shakta, infatti, Essa è creatrice
dell’universo e degli Dèi. Kali è l’ultima realtà che non ha compromessi.
Kali e la sua raffigurazione iconografica
E’ rappresentata mentre danza nuda sul corpo ormai morto di Shiva, i suoi capelli
sono lunghi e sciolti, il suo volto è sconvolto da una smorfia in cui gli occhi sono
spalancati, il volto nero e la lingua rossa che si protende dalla boccca spalancata
(iconografia molto simile alle nostre Gorgoni), le sue mani stringono armi, la sua
collana e gli orecchini sono fatti di teschi di demoni, di teste umane e animali. La sua
iconografia è dominata dal sangue e dai colori rosso e nero. Kali è il genere femminile
del sanscrito Kala che significa “tempo”, ma anche nero. Infatti Essa è chiamata
anche Colei che consuma il Tempo o Colei che è Nera. L’ associazione al colore nero
deriva dal contrasto con il colore del marito Shiva, il cui corpo è ricoperto di cenere
bianca. E’ libera, fuori da ogni schema e norma, vive nei cimiteri e nelle foreste. Nei
testi antichi veniva raffigurata come un essere brutto e di aspetto sgradevole, mentre
oggi è sempre vista bellissima, sessualmente attiva e provocante nelle sue forme.
Le teste dei Demoni o Asura
Nella cultura Induista e Buddista rappresentano semplicemente gli ostacoli lungo il
percorso spirituale dell’illu-minazione. Il nome di Kali, “Tempo”, ci ricorda che si
dovrebbe sacrificare la vita ordinaria in nome di quella eterna.
La lingua
La Dea viene sempre rappresentata con la lingua fuori, allungata, simbolo della sua
sete di sangue, di sesso e di sostanze proibite e intossicanti. Ma in realtà rappresenta
la caduta di ogni sua distinzione tra la dualità, essendo trascendenza assoluta. Nel
Rig-Veda come Kalì la Dea non viene raffigurata in forma antropomorfa ma come una
delle sette lingue fiammeggianti del Dio Agni (Divinità del Fuoco alla quale è sempre
in qualche modo collegata). In questo testo viene chiamata Raatri che è il prototipo
della Dea da cui prendono forma sia Kali che Durga.
I capelli
La Dea è rappresentata con i capelli sciolti, una sua particolarità che nell’Induismo
indica la libertà, la dissoluzione e la non sottomissione, divenendo simbolo, quindi, di
caos.
Le braccia
Kali viene raffigurata con molte braccia, ogni braccio rappresenta una qualità della
Dea. Nelle figure più comuni ha quattro braccia che simboleggiano il ciclo di
creazione-distruzione (azzardando, potrebbe esserci una similitudine con la
simbologia dei quattro sabba maggiori, potrebbe esserci una visione simile). Un
esempio sono la spada e la testa: la spada che taglia di netto e divide l’illusione dalla
realtà e la testa tagliata il cui taglio rappresenta la perdita dell’ego, la libertà dai
desideri e dagli attaccamenti del mondo.
La nudità e il colore nero
Attributi esclusivi di Kali, il corpo nudo rappresenta il luminoso fuoco della verità che
non può essere coperto da Maya (illusione) e il colore nero è ciò che contiene tutti i
colori e nessuno.
Il cimitero
Kali viene rappresentata nei campi di battaglia dove sconfigge demoni e viene
rappresentata anche nei campi crematori dove vengono portati i cadaveri. Calcutta è
uno dei più grandi centri in cui i cadaveri
vengono cremati, perché si crede che morire a Calcutta aiuti l’anima ad arrivare
all’illuminazione con lo spargimento delle ceneri nel fiume Gange. Infatti, è una città
tempio, e deve il suo nome al termine Kalighat (i gradini di Kali, che scendono nel
Gange). La cenere dei roghi è anche il simbolo che con il fuoco di Kali è possibile
bruciare tutte le limitazioni e che dalla loro cenere scaturisce la conoscenza (una
possibile interpretazione del mito occidentale della Fenice, anche se da intendersi
con molta cautela).
La danza
Kali viene spesso raffigurata mentre danza sui cadaveri e a volte sul corpo del marito
Shiva morto.
Quando si tratta di cadaveri di semplici esseri umani, la figura simboleggia l’offerta
dell’ego; mentre la danza su Shiva morto ha solitamente varie interpretazioni
mitologiche alcune delle quali sono le seguenti:
1)Si narra che Kali scese sul campo di battaglia e sconfisse demoni di cui bevve il
sangue e questa sua lotta, vista come una danza, mise in pericolo l’esistenza stessa
del mondo. Shiva cercò di fermarla, ma lei non lo ascoltò, allora il suo sposo si gettò
davanti ai suoi piedi e lei, accorgendosi di calpestare
il corpo dell’amato, ritornò in sé e si placò.
2) Kali combatté e uccise due demoni e celebrò la sua vittoria estraendo tutto il
sangue dai loro corpi, quindi ebbra della strage si mise a danzare. Inebriata dalla
sensazione della carne sotto i suoi piedi, danzava in modo sempre più frenetico,
finché comprese che Shiva era sotto i suoi piedi e che lo stava uccidendo e per
qualche istante rallentò la danza, ma poi riprese, perché la danza di Kali è la danza
che pone fine al mondo (anche Shiva è un dio danzante, ma la sua danza crea il
mondo).
3) Si racconta anche che un giorno Kali e Shiva iniziarono a danzare insieme, ma
divennero così selvaggi e competitivi che il mondo cominciò ad andare in pezzi… e
ancora non hanno smesso di danzare, in vita e morte non si fermano mai finché non
ci sarà più nulla e tutti saremo liberi dal Samsara (la ruota del tempo).
La collana di teschi e teste mozzate
I teschi di questa collana, oltre a rappresentare gli Asura sconfitti, rappresentano le
50 lettere dell’alfabeto sanscrito e di conseguenza il loro suono (un’iconografia simile
la troviamo presso i Celti nel dio Ogma, il dio degli Ogham), come se la creazione
avvenisse attraverso il suono (nell’induismo viene data molta importanza ai mantra,
che sono canti a volte senza significati nella traduzione letterale, semplici vibrazioni
per far risuonare il nostro corpo come fosse una grancassa).
La cintura di braccia tagliate
Questa raffigurazione non sempre si trova nell’iconografia classica e
rappresenta la capacità di agire, quindi di creare karma (qualsiasi pensiero o azione
fatto con consapevolezza crea karma, almeno questa è la visione del mondo
buddista).
Il letto di serpenti
In alcune raffigurazioni, Kali porta su di sé dei serpenti, oppure riposa su un letto di
serpenti, un’ iconografia a cui si dà il nome di trasformazione (personalmente, in
questo vedo un riferimento al suo potere ctonio di unione con la terra e alla
trasformazione come il mutare della pelle dei serpenti, cosa comune a molte Dee dei
serpenti occidentali come la Potnia Cretese).
I luoghi di culto
Il più famoso è il Kalighat di Calcutta ed è uno dei 51 Shakti pitha nell’India centrale
ma ce ne sono anche nel Kashmir a Srinagar e anche nel west Bengala molti templi
sono dedicati a Lei. Il concetto di tempio o luogo di culto non sono conformi all’idea di
chiesa come qui in
Occidente; vi sono templi con Bramini dedicati, ma in India - dove il divino permea
tutto - si possono trovare anche intere colline dedicate (fino ai villaggi sottostanti)
alla Dea, infatti vengono intese zone di culto sia luoghi che pietre o fonti con
particolari energie che possono avere importanza anche solo a livello personale (una
visione molto simile a quella dell’antico paganesimo occidentale). Un grande
mahatma come Ramana Maharishi era molto favorevole ai pellegrinaggi ai luoghi
sacri, un aspetto che a noi non arriva dal Cristianesimo, essendo una pratica pagana
di cui questa religione si è impadronita nel medioevo. Ma tornando a Maharishi: egli
adorava una montagna che vedeva come la rappresentazione del Dio Shiva e per lui
andare in quel luogo equivaleva ad andare in pellegrinaggio o ad andare in un tempio
vero e proprio.
Lo Yoga e Kali
La pratica dello Yoga con questa divinità sono molteplici; uno di essi è il Tantra Yoga,
ma vi è anche il Vama Marga, lo Yoga della mano sinistra che richiede il trascendere
da ogni attaccamento
alle cose materiali del mondo, una pratica che solitamente è trasmessa solo da
maestro a discepolo. Ma ci
sono anche tipi di yoga che appartengono alla via della mano destra, quindi al
Dkshima Marga.
Il Sadana
E’ una pratica spirituale che mette Kali al centro della vita del praticante,
configurandosi come una morte
ritualizzata e una rinascita nel suo grembo, dove l’io e l’altro vanno oltre i confini di
Maya (illusione) e dove solo Kali esiste. Essa dona al Sadhaka (praticante) alla fine
della sua vita una forma di illuminazione fulminante, dove Maya viene tagliata con un
gesto secco e deciso. Kali viene identificata con il respiro.
L’espirazione è la morte e l’inspirazione è la rinascita. Portare un’ attenzione costante
al respiro consente di percepire una trasformazione all’interno del corpo, perché il
respiro quando fatto con consapevolezza
(Pranayama) porta notevoli benefici e aiuta nella calma mentale diminuendo lo
stress. Un altro metodo accessibile è Mantra Yoga, la ripetizione costante a voce alta
di uno dei mantra di Kali, tra cui il mantra KLIM e KRIM o il mantra esteso come OM
HRIM KLIM CHAMUDAVEJEI
VICCHE SWAHA, oppure AUM KALI KAYE NAMAH AUM (l’ultimo è ascoltabile in mp3
sul sito
www.sanatansociety.org/indian_music_and_mantra/mantras_kali_mantra.htm).
Il mantra non è tanto importante per il proprio significato, ma per la sua vibrazione
energetica che agisce sui corpi sottili e sui chakra della persona che lo canta. Per
dare un esempio di significato, analizziamo questo mantra OM o meglio AUM che ne è
la giusta impostazione vocale: è il suono che rappresenta tutto l’universo, EIM è
l’invocazione dell’energia della saggezza di Saraswati, HRIM è per la purificazione
chiesta a Parvati e KLIM per la trasformazione chiesa a Kali. CHAMUNDA è uno dei
nomi di Kali e VICCHE significa taglio, mentre SWAHA è il mantra dell’offerta. Quindi
l’universo, la saggezza di Saraswati, la purificazione di Parvati e la trasformazione di
Kali, Kali taglia! Questa è
l’offerta! Noi siamo l’offerta. Insieme al Mantra Yoga può essere praticato lo Yantra
Yoga; gli Yantra sono
disegni come i mandala che portano la vibrazione energetica della divinità o
dell’energia che si vuole risvegliare.
Praticando insieme le due discipline, la forma più il suono, si risveglierà il nostro
corpo attraverso il Mantra e si illuminerà la nostra mente attraverso la visualizzazione
dello Yantra. L’energia di Kali, essendo molto potente, può portare ad un veloce
risveglio, ma è anche vero che non tutti possono avvicinarsi alla sua energia senza
rimanere “scottati”. Quindi è meglio sempre studiare prima bene quello che vogliamo
fare e cosa vogliamo realmente raggiungere, altrimenti è preferibile seguire una via
Yogica più adatta alla natura della nostra anima. Ma Kali può esserci sempre utile e di
aiuto nei piccoli cambiamenti quotidiani soprattutto quando accadono contro la
nostra volontà. Quindi può portarci l’aiuto per eliminare l’attaccamento da persone o
situazioni del passato che ancora pesano sul nostro presente, anche solo come
presenza mentale. In questo caso occorre entrare in sinergia con Kali attraverso il
Mantra, lo Yantra, il Pranayama, portando alla mente il problema durante la pratica,
offrendolo come il sacrificio.
Kali è una delle divinità del Tantra Induista, ma ho preferito lasciare
quest’argomento, perché troppo complicato da spiegare in un articolo; ci vorrebbe un
libro intero per spiegare soltanto la parola Tantra, nel suo vero significato filosofico,
che non ha nulla a che fare con le pratiche sessuali che vengono propinate qui in
Occidente. Inoltre, le pratiche Tantriche sono di solito tramandate da maestro a
discepolo senza testi scritti e molte volte anche senza parole e sono malviste dalla
religione Indù. Lascio a voi la libertà di eseguire ricerche su questo tema e vi incito
soprattutto a non fermarvi a ciò che viene propinato in Occidente, che è una forma di
Tantra completamente sconvolta dall’originale Induista.
VK
Bibliografia
*G.Dunwich, “Every Day Wicca”, New Yersey 1997
*Rivista: Le Divinità Indiane (Gli speciali di Yoga), anno 1, n° 3 Agosto
2008
*P.Monagan, Figure di donna. Nei miti e nelle leggende. London 1981
Risorse web:
www.exoticindia.com
www.it.wikipedia.org/wiki/Portale:Induismo
http://en.wikipedia.org/wiki/Kali
http://it.wikipedia.org/wiki/Kali
 
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