Fico, Ficus carica

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view post Posted on 22/3/2009, 23:11
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Strega della Terra
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FICO
Ficus carica





Classificazione: alberi cosmici
Genere: maschile
Pianeta: giove
Elemento: fuoco
Proprietà erboristiche: emolliente, lassativo, digestivo, distensivo
Proprietà magiche: divinazione, fertilità, amore


Riconosciamo la pianta
Il fico, pianta dalle origini asiatiche, è un albero che può raggiungere 8 metri di altezza con una corteccia liscia color grigio cenere. Le foglie sono grandi, a cinque lobi, color verde scuro nel lato superiore, più chiare e con una leggera peluria in quella inferiore. Quello che viene considerato il frutto è un’infiorescenza carnosa di colore verde scuro o nero-viola, molto dolce, ricco di zuccheri. E’ un albero che non ama il freddo e predilige terreni sassosi e soleggiati.


Storia della pianta
Nella mitologia greca vi sono diverse versioni per la nascita della pianta di fico. Secondo Ateneo il titano Sykéus (da syké, fico) si rifugiò dalla madre Gea per fuggire a Zeus, la Dea lo fece poi risorgere facendo nascere dal suo grembo l'albero di fico. Un'altro mito racconta di Syké, figlia di Oxylos e una madriade, dal quale discese tutto il mondo vegetale. Pausania narrava alla figlia sulla via di Eleusi, vicino al tempio di Demetra, che in quel luogo Phytalos avesse accolto nella propria casa Demetra la quale gli donò poi una pianta di fico. I suoi discendenti formarono un collegio sacerdotale che si dedicavano alle purificazioni nella religione eleusina, lo stesso Pausania diceva che furono loro a liberare Teseo dall'impurità dovuta all'uccisione di alcuni briganti. Un'altra storia narra di una fanciulla, Piti, che per fuggire alla lussuria del dio Pan, chiese agli dei di essere salvata, questi la tramutarono in una pianta di fico con la quale Pan si fece uno scapolare per averla sempre con sè. Secondo un altro mito Dionisio avrebbe donato agli uomini la pianta di fico, per questo motivo a Nasso la maschera rituale del dio era intagliata nel legno di fico.

Durante le Falloforie, una festa dedicata a Dionisio, veniva portato in processione un fallo intagliato nel legno di fico, espressione del dio che infondeva a piante e animali energia fertile, assicurandone la fecondità. Questa usanza nasce probabilmente da un episodio mitologico: solo una parte del corpo di Dionisio fu messa in salvo da Atena dopo la furia dei Titani i quali lo ridussero in pezzi. Si diceva che fosse il kradiaios Dionysos, il cuore, che Zeus poi donò alla dea Ipta, uno dei nomi della Grande Madre, perché lo portasse sul capo, ma l'origine della parola è incerta, può derivare infatti da kradia, cuore, o da krade, albero di fico, qualche oggetto intagliato nel legno della pianta. Di che oggetto si trattasse si può intuire dal liknon che secondo il mito stava sul capo della dea: dentro il ventilabro si nascondeva, sotto la frutta, un fallo in legno di fico. In un altro episodio Dionisio ha eretto il primo fallo in segno di gratitudine verso Pròsymnos o Polymnos (nome del fallo culturale celebrato con canti) perché gli aveva indicato la via per il mondo sotterraneo dove il dio voleva recarsi per liberare la madre Semele. Prosymnos come ricompensa chiese che Dionisio si concedesse a lui come donna, ma siccome egli era morto prima del suo ritorno, il dio compì la sua prestazione sedendosi su un fallo intagliato nel legno di fico sulla sua tomba. Ritroviamo quest'uso del legno di fico anche nell'iniziazione ai misteri di Bacco in cui consisteva nello scoprire il fallo nascosto nel liknon: l'organo generazione di colui che aveva vinto la morte ed era quindi considerato liberatore degli uomini.

Nei nostri tempi, in cui la sessualità è stata desacralizzata, può stupire l'ostensione di un fatto rituale, ma l'organo virile di un dio rappresenta la sua creatività ma anche la sua stessa presenza. Nel frutto del fico la fantasia popolare greca vedeva lo scroto ma anche il monte di Venere, così come nel frutto semiaperto si ritrova la vulva. Il fico è sempre stato sinonimo di fertilità, energia sessuale e fecondità; il fallo di fico e i suoi frutti facevano parte dei misteri dionisiaci e rivestivano una grande importanza culturale. I sicofanti erano coloro che custodivano questi segreti e li hanno rivelati commettevano un sacrilegio, successivamente questo termine cominciò ad essere attribuito ai calunniatori e delatori. Secondo un'altra corrente di pensiero, i sicofanti erano coloro che informavano le autorità greche quando qualcuno, contro la legge dell'epoca, esportava i frutti di fico.

Questa pianta assume quindi anche aspetti poco piacevoli e negativi, il suo legno veniva utilizzato per creare roghi dai quali si alzavano forti e violente esalazioni accompagnate da un fumo pungente e acre. Il fico selvatico era considerato in Grecia inutile e nutriva cattiva fama per via della credenza secondo cui Ade avesse trascinato Core negli inferi in un luogo solitario presso Eleusi dove crescevano alberi di fico. In una leggenda si racconta che l'oracolo della Pizia avvertiva i Messeni che la protezione della cittadina sarebbe caduta quando un albero di caprifico avesse bevuto dalle acque del Neda, il fiume che scorreva lì vicino. A Roma il caprifico ha una valenza positiva grazie sia a un processo di fertilizzazione diffuso nel Mediterraneo in cui si usano i suoi rami che alla credenza secondo la quale la cesta di Romolo e Remo, trascinata dalla corrente del Tevere, abbia miracolosamente fermato la sua corsa in un'insenatura fangosa sotto un fico selvatico. Secondo la tradizione in quel luogo era venerata Rumina, la dea che presidiava l'allattamento, per questo la pianta fu chiamata Ficus ruminalis sotto la quale, si dice, la lupa allattò i gemelli.

Una festa e un particolare fatto sono legati alla pianta di fico. Dopo la presa di Roma, alla fine della scorreria dei Galli, la Repubblica viveva un periodo delicato e i popoli vicini decisero che era il momento di invadere il territorio romani. Livio Postumo, che li guidava, inviò al senato la consegna delle madri di famiglia e delle vergini in cambio della salvezza della città. Mentre il senato cercava una soluzione, si fece avanti una schiava Tutela o Filotide, che si impegnò a recarsi con altre schiave dai nemici fingendosi donne libere. Vestite da vergini e madri, furono accompagnate dal popolo piangente dai nemici ai quali fecero credere che quello era il loro giorno di festa, facendoli bere fino all'ubriachezza. Quando si addormentarono, le schiave da dietro un albero di fico diedero il via libera ai soldati romani che sterminarono i nemici. Il senato, riconoscete, fece liberare tutte le schiave permettendo loro di continuare a tenere le vesti che avevano indossato e assegnando loro una dote a spese dello stato. Inoltre chiamò quel giorno None Caprotine e stabilì che nella ricorrenza annuale si celebrasse un sacrificio in cui si usa del lattice di fico selvatico. Dopo il pasto sacrificale, le schiave girano per la città percuotendosi a vicenda con i rami dell'albero, facendo finte battaglie di sassi e schernendo i passanti.

Anche in Egitto il fico ricopre una certa importanza poiché veniva considerato l'Albero della vita i cui frutti nutrivano dei e beati. A Menfi si trovava un sicomoro, Ficus sycomorus, in cui vi abitava la dea Hathor, rappresentata come sorgente dal tronco nell'atto di nutrire i defunti con i frutti della pianta. Nel libro dei morti, capitolo CLXXXIV, si legge "Lasciami cibare del sicromoro della dea Hathor". In India il fico è l'albero dell'illuminazione: un giorno Siddharta Gaitama, futuro Buddha, giunse in un bosco dove troneggiava il fico degli asceti, Asvattha, a cui piedi vi era l'altare delle divinità della fertilità. Dopo le offerte rituali pregò affinché gli fosse concesso il Risveglio, tanto lungo e difficile da ottenere, e dichiarò che non si sarebbe mosso finché non l'avesse ottenuto. Tale fico, detto anche Bo, è il Ficus religiosa, alto una trentina di metri, dai suoi rami pendono radici aeree che formano nuovi tronchi attorno a quello principale. Il sacro fico, immagine del Buddha, fu distrutto dal re del Bengala nel VI secolo e abbattuto da un temporale nel 1876, tutte e due le volte rinacque più rigoglioso di prima. Sempre in India alcuni religiosi attaccano agli alberi di fico la placenta delle vacche per assicurare abbondante latte e nuovi vitelli, sani e forti.

Ritroviamo il fico anche in diversi episodi della cultura cristiana. In diverse interpretazioni del peccato originale, il serpente si trovava sui rami di un fico e furono i suoi frutti a tentare Eva e Adamo i quali si coprirono poi, per la vergogna, con delle foglie dell'albero dal quale avevano ottenuto la conoscenza del bene e del male. Nell'antico testamento, assieme alla vite, il fico era sinonimo di fertilità e vita gioiosa, nel nuovo testamento vi è un episodio che vede Gesù che, affamato, si avvicinò a un albero di fico ma non vi trovò che foglie. Allora disse: "Che da te non nasca più frutto in eterno" e in quell'istante l'albero si seccò. simboleggiando in realtà la Sinagoga che, non avendo riconosciuto il Messia, non avrebbe dato più frutti. Il fico fu strumento di caduta di Adamo ed Eva, fu maledetto da Cristo e secondo una leggenda medievale Giuda si impiccò a uno dei sui rami, divenne così un albero carico di una forte negatività, popolato da demoni.

Diversi proverbi e modi di dire sono legati al fico: "attaccare il collare al fico", ispirandosi a Giuda, significa spretarsi, "far fico" allude a un'impresa fallita, "ti ho conosciuto fico" veniva detto a chi assumeva atteggiamenti superbi nonostante fosse venuto dal nulla, "non me ne importa un fico secco" indica un avvenimento poco importante. Per "far nozze coi fichi secchi" s'intende un'organizzazione di una festa in forma meschina quel che si dovrebbe organizzare in modo ricco e solenne, "riprendere datteri per fichi" significa ottenere più di quanto si è dato. La sua dolcezza ha fatto nascere il detto "serbar la pancia ai fichi", mangiare poco nelle prime portate per lasciare lo spazio a pietanze più dolci e gustose, può voler anche dire di evitare i pericoli, avendo cara la pelle.


Caratteristiche magiche
Il fico è profondamente legato alla magia sessuale e alla fertilità, viene usato per stimolare l’ardore e aumentare il potere di seduzione nella donna, per combattere la sterilità e l’impotenza maschile. Nel nord Africa il primo fico maturo viene mangiato dalla più anziana della famiglia per portare prosperità e fortuna.


Utilizzi magici

- Magie minori -
Con il legno di fico si possono creare delle immagini falliche da usare come ciondoli per richiamare la fertilità.
Si possono usare le foglie di fico per una semplice divinazione: scrivete una domanda su una foglia, se secca lentamente il responso è positivo.
Un fico cresciuto in casa è protettivo e dona fortuna a chi abita nella casa, in camera da letto favorisce sonni tranquilli, in cucina l'abbondanza.
Per capire quanto qualcuno è affascinato dalla vostra presenza, regalategli un fico, più curerà e amerà la pianta, più è ammagliato da voi.
Regalate una pianta alla persona amata per assicurarne la fedeltà oppure, quando il patner va lontano, scrivete il suo nome su un foglietto e legatelo con tre giri di spago attorno al tronco dell'albero.
Prima di un viaggio, appendete un rametto di fico davanti alla porta di casa per un felice rientro, se invece volete favorire la disponibilità sessuale di una donna, mettetelo sotto al metto.

- Magie maggiori -
Una pozione per stimolare l'eros del compagno può essere preparata con 10 grammi di polpa di fico messi a bollire per mezz'ora in 250 grammi di latte, 7 chiodi di garofano, una stecca di cannella e tre stelle d'anice. Filtrato a caldo si aggiunge un po' di zafferano e tre cucchiai di miele.

Per accendere la passione in una donna con una pozione, mettete a bollire in un litro d'acqua una manciata di petali di rosa rossa, 20 grammi di ognuno dei seguenti ingredienti: polpa di datteri, giuggiole, fichi secchi e uva secca.

Per agevolare l'erezione di un uomo si tritano 20 foglie di fico, si fanno bollire in 3 litri d'acqua per un ora, si filtra il tutto e si unisce il decotto all'acqua del bagno a cui si aggiunge una manciata di sale grosso e una di zucchero grezzo. Per un uomo che si sposa si può creare un talismano con 12 foglie di fico legate da un nastro azzurro.


Caratteristiche erboristiche
Le foglie contengono urocumarine, bergaptene, psoralene, cumarine e lattice mentre il frutto proteasi, lipasi diastasi (degli enzimi digestivi), vitamina A, acido ascorbico, mucillagini, zuccheri. Il fico ha delle proprietà emollienti, digestive, rilassanti, lassative e antinfiammatorie per il frutto e caustiche per il lattice che fin dall’antichità veniva utilizzato contro i calli e le verruche, può però essere irritante. Viene consigliato a grandi e a bambini per problemi polmonari e intestinali, per coliti e stitichezza, bronchiti e tracheiti.
Attenzione: il lattice, e altre sostanze contenute nelle foglie, possono essere irritanti a contatto con la pelle, in particolar modo se esposto al sole poiché fotosensibili.


Utilizzi Erboristici
Si utilizzano i frutti e il lattice nelle foglie

- Decotto -
100g di fichi secchi e a pezzi in un litro d’acqua, bollire per un’ora e filtrare
Tre o cinque tazze al giorno per la tosse

- Decotto -
30g di fichi secchi in due tazze d’acqua per 20 minuti e filtrare
Bere il decotto per combattere la stitichezza

- Macerazione -
200g di fichi secchi a pezzi in 400ml di alcol a 60° o acquavite per due giorni
Nell’infuso aggiungere 20g di polvere di senape nera e 200g di farina di mais
Contro la sciatica, applicare il composto ottenuto per due ore sulla parte dolorante precedentemente unta con olio d’oliva

Edited by Helyanwes - 18/6/2009, 20:24
 
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